Giorgio Battaglioni è stato un funzionario di alto livello dell’Amministrazione cantonale per 35 anni. Non solo per il ruolo assunto: dal 1983 segretario di concetto del Dipartimento della giustizia come si chiamavano allora, e poi direttore della Divisione della giustizia e coordinatore del Dipartimento delle istituzioni per 20 anni. Ma soprattutto per la qualità del lavoro svolto.
Ha ben ragione Luigi Pedrazzini a ricordarlo come uno dei funzionari migliori di cui il Cantone si è avvalso. Con me Giorgio ha collaborato direttamente negli ultimi 5 anni del suo impegno professionale. Avevo di lui un’alta considerazione quale uomo e quale direttore della Divisione. Conosceva l’Amministrazione e il settore della Giustizia come nessun altro.
Il sottoscritto era il quinto consigliere di Stato dal quale dipendeva. Meglio sarebbe dire che io ero il quinto consigliere di Stato a cui lui prestava il suo intelligente servizio. Il fatto poi di aver frequentato il Liceo assieme a mia mamma aveva creato tra noi una sintonia particolare.
Non voglio però essere ipocrita e non voglio quindi dimenticare le frizioni che ebbi con lui negli ultimi periodi.
Erano questioni di scelte sui collaboratori, per esempio. Legittime le sue posizioni, altrettanto legittime quelle del capo Dipartimento. Da qui la decisione, presa di comune intesa, del suo pensionamento prima del termine dei 65 anni. Giorgio Battaglioni è e sarà sempre ricordato come un funzionario meritevole. Di quelli che prospettavano le soluzioni, invece di lamentarsi per le difficoltà che si trovano sul percorso. In tanti lo hanno sottolineato: Giorgio fu decisivo nel far approdare in Ticino la sede del Tribunale penale federale. Anche perché Bellinzona era nel suo cuore.
Era la sua città, era la sua regione e sapeva benissimo che la sede di un tribunale federale poteva portare un grande prestigio alla capitale del Ticino.
Ancora oggi, quando vedo in via Jauch sotto il Palazzo governativo i turisti svizzero tedeschi e romandi scattare fotografie al Tribunale, capisco l’importanza di tale presenza. Una presenza che dà valore al nostro federalismo e di questo Battaglioni ne era ben conscio. Tanto da prospettare al Consiglio di Stato di allora e dunque al Consiglio federale la soluzione di sedi provvisorie, in attesa di una ristrutturazione funzionale delle ex scuole di commercio in viale Franscini.
Si «tagliava la testa al toro» e si dimostrava la capacità del Ticino, allora in competizione con Aarau, sede già designata affrettatamente – dal Consiglio federale, di essere pronto ad accogliere questa nuova entità della Giustizia federale.
La notizia della scomparsa di Giorgio Battaglioni mi rattrista molto, anche perché arrivata dopo un percorso di sofferenza, affrontato con un grande coraggio, determinazione e umiltà. Segni caratteristici di tutta la vita di Giorgio, che lo hanno fatto diventare protagonista della crescita e soprattutto dei cambiamenti di questo Cantone.
Ricordo di Norman Gobbi pubblicato nell’edizione di mercoledì 16 ottobre 2024 del Corriere del Ticino