Il consigliere di Stato sulla revisione del Codice di procedura penale: maggiori costi per i Cantoni e inchieste che rischiano di subire rallentamenti
«Evidentemente a Berna conta di più la voce degli avvocati di quella dei magistrati inquirenti, del resto quest’ultimi non possono sedere in parlamento…», dice Norman Gobbi alla ‘Regione’. In vigore a breve, il 1° gennaio 2024, il ‘nuovo’ Codice di procedura penale svizzero, frutto della revisione varata dal parlamento federale nel giugno dello scorso anno, preoccupa non solo il consigliere di Stato ticinese titolare del Dipartimento istituzioni. Ma anche l’intero Comitato, di cui lo stesso Gobbi fa parte, della Cddgp, la Conferenza delle direttrici e dei direttori dei Dipartimenti cantonali di giustizia e polizia. Ebbene, secondo il Comitato “le norme introdotte creano maggiori costi ai Cantoni e alle rispettive autorità giudiziarie penali, senza però permettere una maggiore efficienza nel perseguimento dei delitti e dei crimini”. Parole eloquenti, riportate nel comunicato stampa diffuso qualche giorno fa in cui il Dipartimento istituzioni riferiva della riunione, in Val di Blenio, dell’organo esecutivo della Cddgp.
Il procuratore generale Pagani: ‘A Ginevra altri cinque pp’
E le modifiche procedurali, all’insegna di un maggior formalismo e di garanzie accresciute, preoccupano anche il procuratore generale ticinese Andrea Pagani. “Se la politica cantonale non ci darà una mano, se non assegnerà al Ministero pubblico dei rinforzi e se non attribuirà competenze decisionali ai segretari giudiziari, stretti collaboratori dei procuratori, nei procedimenti contravvenzionali affinché anche loro possano firmare decreti d’accusa o di abbandono, mi domando come faremo a dar seguito, con la necessaria celerità, alle incombenze derivanti dalla revisione del Codice di procedura penale”, ha dichiarato Pagani in aprile intervistato da questo giornale. Nel frattempo il pg ha formalizzato al Consiglio di Stato, per il tramite della Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni, una richiesta di potenziamento: un segretario giudiziario giurista in più e due funzionari amministrativi in più. Una proposta contenuta se si pensa che in qualche altro cantone, come Ginevra, «stando alle informazioni che ho ricevuto sono stati chiesti e ottenuti cinque procuratori in più e ulteriori tredici posti amministrativi proprio in previsione dell’impatto che questa revisione avrà sull’operatività delle autorità di perseguimento penale», indica Pagani. E rammenta: «Ginevra conta già oltre quaranta procuratori…».
Il capo del Di: ‘Valuteremo considerando anche l’intera catena penale’
La manovra di risparmio annunciata dal Consiglio di Stato per conseguire il pareggio dei conti del Cantone nel 2025 non facilita certo le cose. Tuttavia, come ricordava il pg nell’intervista pubblicata in aprile, “qui siamo davanti a nuove norme di rango superiore a quelle cantonali: il Codice di procedura penale è infatti una legge federale. Come magistrati siamo tenuti ad applicare pure le leggi federali, il che può comportare anche la necessità di disporre di personale”. La richiesta di potenziamento di Pagani è tuttora pendente. «Verrà valutata considerando anche l’intera catena penale – sostiene Gobbi –. È pendente fra l’altro la richiesta di attribuire alla Pretura penale un giudice in più, che potrebbe essere un pretore aggiunto».
Annunciando di recente l’entrata in vigore del ‘nuovo’ Codice per il prossimo 1° gennaio, il Consiglio federale ha richiamato alcune delle modifiche apportate al testo legislativo del 2011. “Nella procedura del decreto di accusa, ad esempio, il pubblico ministero dovrà sempre interrogare l’imputato se si profila una pena detentiva da scontare – scrive il governo –. Finora l’interrogatorio non era imposto per legge”. Non solo. “Viene esteso il diritto della vittima di essere informata: in futuro potrà ricevere gratuitamente la sentenza o il decreto d’accusa contro l’autore, anche laddove non partecipasse come parte al procedimento penale”. E ancora: “Nell’ambito del dissigillamento di carte, registrazioni od oggetti, il Codice di procedura penale disciplinerà in maggior dettaglio la procedura e impartirà dei termini allo scopo di accorciare i tempi e quindi”, a detta del Consiglio federale, “contribuire ad accelerare in particolare i procedimenti penali complessi”.
‘Questione finanziaria da discutere con la Confederazione’
Per Gobbi, questa revisione della procedura penale comporterà nel complesso «un verosimile rallentamento delle inchieste e costi aggiuntivi. Come direttori dei Dipartimenti cantonali di giustizia e polizia lo abbiamo fatto presente, anche in sede di consultazione. Lo ha fatto presente anche la Commissione di diritto penale, da me presieduta, organo consultivo in seno alla Conferenza delle direttrici e dei direttori dei Dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (della citata commissione sono membri pure altri due ticinesi: il pg Pagani e il giudice Roy Garré, in rappresentanza del Tribunale penale federale, ndr). Ma niente da fare, il parlamento federale ha tirato dritto. Ripeto: si vede che la voce degli avvocati conta di più». Che fare? «Ritengo – evidenzia Gobbi – che i Cantoni debbano ora affrontare con la Confederazione la questione dei costi. Perché non è possibile che a sostenere finanziariamente questa revisione decisa a Berna siano solo i Cantoni».
Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 21 settembre 2023 de La Regione