Stabile Efg, a settembre si decide il suo destino

Stabile Efg, a settembre si decide il suo destino

Sull’acquisto dell’immobile a Lugano la commissione ha fissato una scadenza: il Gran Consiglio si pronuncerà nella prima sessione dopo la pausa estiva

Perlomeno c’è una scadenza. L’ha fissata ieri la commissione parlamentare della Gestione: nella sessione del prossimo mese di settembre, in agenda dal 18 al 20, il Gran Consiglio si pronuncerà sul destino dello stabile Efg a Lugano, che nelle intenzioni del governo dovrebbe accogliere un buon numero delle autorità giudiziarie cantonali. Alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva, il plenum deciderà quindi se acquistare o no l’edificio ex Banca del Gottardo. Anche perché su uno dei principali capitoli dell’annoso dossier legato alla logistica della magistratura ticinese occorre arrivarne a una. Il messaggio con cui l’Esecutivo propone al Gran Consiglio lo stanziamento di 80 milioni di franchi per acquisire l’immobile è infatti sui tavoli della Gestione da tre anni e mezzo. Non solo. Oggi non esiste alcun piano B o alternativa valida rispetto alla soluzione costituita dallo stabile Efg, hanno ricordato in mattinata i vertici del Dipartimento istituzioni nell’audizione davanti alla commissione. Oltre al direttore Norman Gobbi e alla responsabile della Divisione giustizia Frida Andreotti, era presente all’incontro con la Gestione il giudice d’Appello e presidente del Consiglio della magistratura Damiano Stefani.
Per ora c’è un solo rapporto commissionale. È favorevole all’operazione ed è firmato al momento solo dai liberali radicali. «Entro il 5 settembre si attendono eventuali altri rapporti, in ogni caso occorre finalmente decidere», sostiene Matteo Quadranti. Per il deputato del Plr, un eventuale no all’acquisto «sarebbe una mancanza di considerazione del lavoro e delle necessità della magistratura». Dice il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch: «Come Ps ci pronunceremo dopo aver visto i contenuti della manovra finanziaria di rientro e la posizione degli altri partiti sulle misure di compensazione legate alle pensioni degli assicurati all’Ipct». Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato e presidente del Centro Fiorenzo Dadò: «Prima di approvare una spesa così importante vogliamo vedere quali sono le misure di risanamento delle finanze cantonali. Restiamo poi scettici su un eventuale accentramento della giustizia a Lugano». Afferma il capogruppo della Lega Boris Bignasca : «Si vada in aula e in caso di luce verde del Gran Consiglio all’acquisto sia poi il popolo a esprimersi e ad avere quindi l’ultima parola».

Gobbi: se del caso spiegheremo al popolo la validità dell’investimento
Dato l’importo in ballo il referendum finanziario non è per nulla da escludere. «Se così sarà, avremo l’occasione di spiegare ai cittadini la validità di questa acquisizione – osserva Norman Gobbi –. Un acquisto che quanto a importi è in linea con la politica cantonale di investimenti e ristrutturazioni riguardanti altri immobili. È vero, siamo confrontati al momento con ristrettezze finanziarie, ma sono gli stessi operatori economici a chiedere di non fermare gli investimenti pubblici, perché altrimenti si ferma l’economia cantonale. E l’acquisto dello stabile Efg, lo ribadisco, non è una spesa, è un investimento. Un investimento in un bene patrimoniale. Un investimento del Cantone per la giustizia ticinese». «Sono anni che il messaggio del Consiglio di Stato è pendente in Gestione – evidenzia il presidente della commissione Michele Guerra (Lega) –. Per questo abbiamo voluto stabilire un termine entro cui bisogna avere una posizione definitiva. È pertanto sicuro che il Gran Consiglio deciderà sul tema nella seduta di settembre».

CONSUNTIVO 2022 Conti, in aula con due rapporti
Ieri sui banchi della Gestione anche il Consuntivo 2022 del Cantone, che registra un avanzo d’esercizio di 3 milioni di franchi a fronte di un disavanzo preventivato di circa 135 milioni. Due i rapporti commissionali che saranno sotto la lente del plenum del Gran Consiglio nella sessione che si aprirà il 19 giugno. Con quello di minoranza – firmato da Ps e Verdi – che boccia i conti. “In sede di Preventivo 2022 – scrive il capogruppo socialista Ivo Durisch– la pandemia di Covid-19 ha messo a nudo la fragilità delle finanze cantonali, evidenziando una marcata riduzione delle entrate fiscali. Riduzione che però si è verificata in modo molto meno incisivo del previsto. Nonostante questo abbia permesso di arrivare a un avanzo di esercizio di 3 milioni, rispetto a un disavanzo preventivato di 135, non possiamo sottacere che questo è avvenuto solo grazie ai 164 milioni di versamenti straordinari della Banca nazionale”. La situazione finanziaria “continua a mostrare disavanzi strutturali fino al 2024 con un ulteriore peggioramento nel 2025, dovuto all’introduzione dell’aliquota del 5,5% sull’utile delle imprese. Il Preventivo 2023 è la dimostrazione delle finanze fragili: mostra un disavanzo di circa 230 milioni, se si includono il mancato versamento della Banca nazionale, le minori entrate dovute alla modifica dell’imposta di circolazione e il più che probabile aumento dei sussidi cassa malati”. Per il relatore di minoranza “la politica fiscale irresponsabile praticata da governo e parlamento negli ultimi cinque anni ha creato un disavanzo strutturale alle finanze del Cantone di circa 250 milioni, se non consideriamo i proventi derivanti dagli utili della Banca nazionale”. E alludendo al decreto Morisoli, aggiunge: “Oggi a causa di un disgraziato decreto di freno alla spesa, da noi combattuto, bisogna arrivare al pareggio di bilancio entro il 2025 e per arrivarci si potrà agire unicamente sulle uscite, ossia bisognerà effettuare pesanti tagli alla spesa. Questo significa tagli a servizi e prestazioni, che andranno a intaccare importanti politiche sociali, sanitarie e scolastiche, che sono essenziali per il Paese. Nonostante questo disavanzo e i tagli all’orizzonte, si continuano a proporre politiche fiscali a beneficio principalmente delle persone molto benestanti, giustificandole con la promessa dell’arrivo di globalisti e milionari”. Continua Durisch: “Questo disavanzo strutturale accompagnato dal freno alla spesa mette la politica in ginocchio e la priva di ogni possibilità di progettualità, in un momento in cui è necessario affrontare velocemente le nuove sfide, se non vogliamo venirne travolti. L’impressione è che la maggioranza di governo e parlamento non solo siano paralizzati nella progettualità, ma anche nel trovare le misure di risparmio. Una politica poco responsabile e poco lungimirante che si è messa in un angolo da sola”.

Chiede invece al plenum del Gran Consiglio di dare luce verde al Consuntivo il rapporto stilato dal leghista Michele Guerra, che alla ‘Regione’ dichiara: «Trovandoci all’inizio di una nuova legislatura avremmo potuto far slittare il consuntivo a settembre. Abbiamo però deciso di rispettare i termini previsti dalla Legge, portando il Consuntivo in parlamento questo mese. Anche perché si tratta di un Consuntivo positivo, che chiude con tre milioni di avanzo». Un eventuale slittamento a settembre, prosegue Guerra, «avrebbe significato accavallare Consuntivo 2022 e Preventivo 2023, quindi con l’importante cantiere di risanamento dei conti con orizzonte 2025». Scenario futuro che, come si legge nel rapporto di maggioranza, sottoscritto da Lega, Plr e Centro, rimane incerto: “L’incertezza del contesto economico globale, accentuato dal perdurare del conflitto in Ucraina, si ripercuote negativamente sulla crescita dell’economia mondiale. L’avanzo d’esercizio registrato nel 2022 non deve quindi illudere. Nei prossimi anni sul fronte delle finanze cantonali ci attendono sfide importanti che richiederanno sforzi non indifferenti per riportare i conti del Cantone in equilibrio”. Il primo passo sarà l’elaborazione di un Preventivo 2024 con un disavanzo massimo di 40 milioni di franchi. Per raggiungere questi obiettivi governo e parlamento sono chiamati a un’assunzione di responsabilità”.
«Il mio auspicio – dice il capogruppo della Lega Boris Bignasca – è che il Consuntivo venga approvato e dunque liquidato affinché ci si possa poi concentrare sui grossi dossier che ci attendono: manovra di rientro, Preventivo 2024, Ipct e stabile Efg».

CARCERE Luce verde alla sezione femminile
Non è tutto. La commissione della Gestone ha anche dato via libera alla realizzazione della sezione femminile al carcere della Stampa. Ha quindi firmato il rapporto di Giorgio Fonio (Centro) e Fabrizio Sirica (Ps) favorevole al messaggio governativo che chiede “lo stanziamento di un credito complessivo di 3’082’730 franchi presso il Penitenziario cantonale, di cui 1’250’000 franchi destinati alla realizzazione della nuova Sezione femminile e all’adeguamento degli spazi da destinare a detenuti anziani e a detenuti con disabilità fisica o motoria e 1’832’730 franchi annui quali spese ricorrenti per il personale aggiuntivo necessario alla gestione della sezione femminile”. Il progetto proposto dal Consiglio di Stato, si ricorda nel documento redatto da Fonio e Sirica, prevede “la creazione di una nuova Sezione femminile presso il Carcere penale La Stampa, ristrutturando la relativa Sezione D, nel frattempo dismessa quale settore riservato agli autori di reati contro l’integrità sessuale e delle persone, e riconvertendo la stessa realizzando in sostanza un comparto esclusivamente dedicato alle detenute donne”. La nuova sezione femminile “sarà composta da undici posti cella, numero che deriva dall’attuale struttura della Sezione D: una cella del comparto sarà appositamente concepita per permettere l’eventuale gestione di donne con figli, fino al massimo ai tre anni di età”. Il nuovo comparto femminile (“concretizzazione” in venti mesi) “disporrà di un passeggio e di un laboratorio riservati esclusivamente per le detenute donne”. «Si va a sanare una situazione oggi estremamente critica per le donne che vengono incarcerate in Ticino – evidenzia, da noi contattato, Giorgio Fonio –. Una situazione resa ancor più delicata quando le detenute hanno figli in tenera età che devono accudire, figli che loro malgrado vengono coinvolti nella realtà carceraria». Al plenum del Gran Consiglio la parola.

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 7 giugno 2023 de La Regione

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C’è una scadenza per lo stabile EFG E si fa strada anche il voto popolare
Il dossier si è sbloccato in Commissione della Gestione – Niente accordo sull’acquisto della struttura, ma sulle tempistiche Il tema andrà in Gran Consiglio nella sessione di settembre – La Lega intanto auspica che sia il popolo ad avere l’ultima parola nelle urne

Un «piano B» all’acquisto dello stabile EFG per insediarvi la Cittadella della Giustizia? Non c’è. E se il popolo fosse chiamato a decidere in ultima battuta sul maxicredito di 230 milioni (80 dei quali per aggiudicarsi l’edificio progettato da Mario Botta)? Sarebbe un’opportunità. È questa, in sintesi, la posizione del capo del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, sentito in audizione dalla Commissione gestione e finanze. Un incontro, quello di ieri, per fare il punto sull’annoso dossier e per provare a uscire da un’impasse che dura ormai da tre anni. E qualcosa, in Commissione, si è mosso. Di accordi politici sull’acquisto dello stabile, per il momento, non se ne vede nemmeno l’ombra. Tuttavia, la Commissione ha trovato un’intesa sulle tempistiche (politiche) dell’operazione. Il tema, infatti, andrà in Gran Consiglio nella sessione di settembre, dopo la pausa estiva.

Due ipotesi sul tavolo
«Dopo anni di discussioni, proprio perché su questo tema non sembra esserci convergenza, si è deciso di porre quale termine il 5 settembre affinché tutti i gruppi parlamentari arrivino con eventuali osservazioni e le loro posizioni definitive », spiega il presidente della Gestione, il leghista Michele Guerra. Insomma, il tira e molla sulla Città della Giustizia, un dossier fermo in Gestione da oltre tre anni, ora ha una data di scadenza. Va però detto, a questo punto, che il destino dell’operazione resta comunque più che incerto. Anche perché, allo stato attuale l’unico partito apertamente favorevole all’acquisto dello stabile è il PLR. Stando così le cose, dunque, a settembre il dossier andrebbe incontro a una chiara bocciatura da parte del Parlamento. Tuttavia, c’è un’altra possibilità che sta prendendo piede: una votazione popolare, innescata dal referendum finanziario dopo il voto favorevole del Gran Consiglio.
Una possibilità, quest’ultima, caldeggiata in particolar modo dalla Lega. «Per noi era importante far uscire il dossier dalla Commissione della Gestione e andare in aula», commenta il capogruppo Boris Bignasca. «Se poi il Gran Consiglio dovesse dare luce verde all’acquisto dello stabile sarà importante chiedere il referendum finanziario obbligatorio e quindi far decidere il popolo per questa importante spesa». Ma quindi la Lega in aula voterebbe a favore? Ancora Bignasca: «Per noi ciò che conta è che si esprima il popolo. Se per fare ciò dovremo dare il nostro assenso formale in aula penso che il nostro gruppo parlamentare potrebbe orientarsi in questa direzione».

Legato alla manovra di rientro
Una parziale soddisfazione per lo «sblocco» del dossier (almeno nelle tempistiche) viene espressa dal PLR, con il relatore dell’unico rapporto commissionale ( favorevole all’acquisto) oggi sul tavolo della Gestione, Matteo Quadranti. «Oggi il nostro rapporto è stato sottoscritto dal gruppo del PLR. Sarà quindi probabilmente di minoranza. Da parte nostra avevamo chiesto di andare subito in aula, ma la maggioranza ha preferito aspettare».
Per questo motivo, spiega poi Quadranti, «abbiamo preteso perlomeno un termine entro il quale facciano un altro rapporto di maggioranza», anche perché « il dossier è ormai fermo da tre anni e mezzo». Detto diversamente: vada come vada, per il PLR l’importante è che a settembre se ne parli e si arrivi a una decisione.
Una posizione piu attendista, invece, viene espressa dai socialisti. Il PS, infatti, preferisce aspettare settembre prima di decidere da che parte stare. E questo perché proprio a settembre, con la presentazione del Preventivo 2024, verranno annunciate le misure di risparmio per il riequilibrio delle finanze cantonali. «Prima di prendere posizione – spiega il capogruppo Ivo Durisch – attendiamo di sapere che cosa succederà sul fronte della manovra di rientro e sul fronte della Cassa pensioni dello Stato».
Altrimenti detto: se i tagli alla spesa riguarderanno le fasce più deboli della popolazione, il PS non sosterrà l’acquisto dello stabile. E questo perché, come rimarcato dal co-presidente Fabrizio Sirica, la posizione del partito su questo fronte è chiara: «Prima vengono le persone, poi le strutture».

Gli argomenti del Dipartimento
Ma quali sono state le argomentazioni del Dipartimento delle istituzioni a favore di questo investimento? Durante l’audizione, Gobbi ha in particolare fatto leva su quattro punti, illustrati in una presentazione. Primo: ad oggi non esiste alcun «piano B» rispetto alla proposta di acquisto dello stabile EFG. Nel Luganese, infatti, non ci sono spazi disponibili per accogliere gli attuali occupanti di Palazzo di giustizia. Secondo: l’acquisto dello stabile EFG è un progetto nell’interesse della Giustizia, che da tempo, a Lugano, opera in condizioni difficoltose e che mal si prestano all’immagine del terzo potere dello Stato agli occhi della cittadinanza e delle imprese. Terzo: l’investimento, seppur ingente, è ritenuto sostenibile per le finanze dello Stato, lungimirante e rispettoso delle esigenze di una Giustizia moderna che opererà in digitale con Justitia 4.0. A questo proposito, Gobbi ha fatto notare che per implementare questo progetto federale sarebbe necessario un ennesimo cerottone per adeguare l’attuale stabile in via Pretorio, che andrebbe ad aggiungersi a quello da 12 milioni di franchi per alcuni interventi urgenti (vedi l’edizione dello scorso 6 febbraio, ndr). L’investimento, inoltre, sarebbe solido e di lungo termine oltre ad avere un’importanza simbolica in quanto il Cantone annovererebbe nel suo patrimonio immobiliare il primo edificio di pregio e di rilevanza storica dell’architetto Mario Botta.
Insomma, il palazzo EFG sarebbe un simbolo dignitoso della Giustizia un po’ come lo è Palazzo delle Orsoline per Governo e Parlamento. Quarto: la possibilità che l’ultima parola spetti ai cittadini in virtù del referendum finanziario obbligatorio è vista come un’opportunità per parlare ai cittadini della Giustizia, del suo ruolo e dei suoi bisogni.

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 7 giugno 2023 del Corriere del Ticino