Il consigliere nazionale Marco Romano (Il Centro) sollecita Berna affinché rimborsi già dal 2023 i costi sostenuti dal Cantone per l’accoglienza e la riammissione in Italia
Il direttore del DI Norman Gobbi: «Dal 2016 abbiamo speso 6 milioni e mezzo, ma ne abbiamo ricevuti solo uno e mezzo»
Sono 6,5 i milioni versati dal Ticino a partire dal 2016 per gestire l’accoglienza e la riammissione semplificata dei migranti in Italia. E, finora, solo una piccola parte – circa un milione e mezzo – è stata rimborsata dalla Confederazione. Troppo poco, secondo le autorità cantonali che ora chiedono a Berna di fare di più. «Il Ticino non lascia nessuno per strada, per questo il Cantone ha aperto una struttura apposita a Stabio (dove i migranti vengono accompagnati per passare la notte dopo la chiusura degli uffici italiani, n.d.r.) », premette il consigliere nazionale del Centro Marco Romano, che ha chiesto al Consiglio federale quando verrà dato il rimborso per le spese sostenute per la gestione dei flussi migratori. «Il costo principale è legato alla sicurezza delle strutture, per la quale dal 2020 abbiamo versato poco più di un milione di franchi all’anno», spiega da parte sua il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «Solo per il 2022 parliamo di 437 mila franchi».
Cantone in pressing
La questione legata ai costi per la gestione dei flussi migratori è pendente sin dalla mozione depositata nel 2016 dall’allora consigliere agli Stati Fabio Abate (PLR). «A fronte degli importanti flussi migratori – spiega Gobbi – era stata sottoscritta una convenzione tra Ticino, Segreteria di Stato della migrazione (SEM) e l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) che garantiva una partecipazione ai costi da parte della Confederazione in base al numero di ingressi mensili». Ora, prosegue il consigliere di Stato, «visto che il Parlamento ha adottato la mozione Abate nel corso del 2022, stiamo sollecitando la SEM per definire i parametri finanziari e i termini di attuazione». Il problema, sostiene Romano, «è Berna: al momento non sembra intenzionata a dare soldi al Ticino. In pratica, vorrebbe far entrare in vigore la modifica di legge solo dal 2024. Invece ritengo sia importante che già quest’anno la Confederazione possa rimborsare ai Cantoni i costi sostenuti».
Anche perché, aggiunge ancora Gobbi, il flusso migratorio si è costantemente intensificato a partire dal 2015: «In vista dei prossimi mesi, comunque, il Ticino è pronto a fare la sua parte, garantendo una presa a carico dei migranti in procedura di riammissione semplificata nel rispetto della dignità umana e continuando a garantire gli standard di sicurezza necessari alla protezione dei migranti e della popolazione vicina alle strutture del dispositivo d’accoglienza».
«Blocco sopportabile»
Oltre al tema dei costi, di recente è emersa anche la questione relativa alla riammissione dei migranti in Italia. «Il blocco temporaneo dell’Italia all’ammissione dei rifugiati – risalente alla metà dello scorso dicembre – è ancora in vigore e riguarda l’intera area di Dublino», spiega al CdT un portavoce della SEM. «La Commissione europea e la Svizzera sono in contatto con le autorità italiane, ma al momento non si sa quando la decisione verrà revocata». Ciononostante, chiarisce la SEM, «visto che il termine per il trasferimento dei casi Dublino non scade in tempi brevi (rimane valido 6 mesi), un blocco a breve termine delle ammissioni è sopportabile, poiché i casi in questione possono essere trasferiti successivamente ». Insomma, per il momento la situazione appare gestibile, anche se attualmente sono circa 170 le persone in attesa di riammissione oltreconfine. «La SEM – viene anche precisato – è in contatto regolare con i Paesi vicini. Sono necessarie misure paneuropee e coordinate su questi temi», dice la Segreteria di Stato della migrazione, secondo cui «un’azione unilaterale da parte dei singoli Stati non porterà ai risultati desiderati. La migrazione irregolare può essere combattuta efficacemente solo attraverso una stretta collaborazione tra gli Stati interessati». Intanto, con un’interpellanza al Consiglio federale, il leghista Lorenzo Quadri chiede di sospendere Schengen fino a quando l’Italia non rivedrà la sua decisione.
Tra Dublino e Serpiano
Ma se l’Accordo di Dublino zoppica, quello di Serpiano, sottoscritto nel 2005 tra Svizzera e Italia per la riammissione semplificata dei migranti intercettati a ridosso del confine, continua a funzionare normalmente. «Non risultano esserci particolari problemi nella gestione della riammissione semplificata», conferma a tal proposito il direttore del DI Gobbi. Anche perché «i flussi migratori in questo periodo dell’anno subiscono una forte contrazione». Non a caso, dopo mesi intensi, anche i numeri registrati dal centro provvisorio di Stabio per i migranti in procedura di riammissione semplificata sono in calo. «Nell’ultima settimana di febbraio non abbiamo mai avuto più di una decina di ospiti al giorno», spiega Ryan Pedevilla, a capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione. Ma, soprattutto, «la collaborazione con le autorità italiane prosegue normalmente proprio in virtù dell’Accordo di Serpiano».
Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 3 marzo 2023 de Il Corriere del Ticino