Nel centrodestra ticinese c’è fermento e una bozza d’accordo elettorale sull’asse Lega-UDC che stenta a decollare anche perché contraddistinto da clausole che animano i fronti. Troppi vincoli?
Troppi timori? Il 23 ottobre, e sarà una prima, toccherà all’assemblea della Lega decidere, poi si determinerà anche il partito di Piero Marchesi. Il presidente democentrista ha manifestato tutte le sue intenzioni politiche e Claudio Zali ha replicato.
Ne abbiamo parlato con il consigliere di Stato leghista, ma tesserato UDC, Norman Gobbi.
Tensioni, botta, risposta e frecciatine. Ma cosa sta succedendo sull’asse Lega-UDC?
«Ciò che succede in ogni famiglia quando si devono prendere decisioni. Non dico decisioni importanti, ma buone decisioni. Ci si deve confrontare sulla scorta di esigenze e aspirazioni anche discordanti, per trovare – appunto – una buona decisione per continuare a garantire un’adeguata rappresentanza istituzionale del centrodestra ticinese. Lasciar passare magari anche del tempo per pensarci su bene e per fare le dovute considerazioni, che devono tener conto del bene di ogni figlio, per esempio».
Leghista e tesserato UDC, idealmente molto vicino a quello che non è storicamente il suo partito. Si sente un po’ la voce della ragione in vista delle prossime settimane decisive per l’alleanza?
«Beh, credo sia normale che un consigliere di Stato porti in dote la ragionevolezza all’interno di ogni discussione. A mio favore gioca anche un po’ l’esperienza, visto che qualche discussione strategica l’ho già portata avanti e in più ambiti».
Il 23 ottobre si riunirà l’assemblea della Lega, un debutto per una decisione di grande importanza. Lei vuole l’intesa, ma nella pancia della Lega «torcono le budella» (per riprendere una sua espressione). Teme una decisione emotiva, ovvero il rovesciamento del tavolo?
«Anche nella mia pancia si “torcono ancora le budella”, ma su diversi temi che tutta la Lega e la gente che si riconosce in noi portano avanti: l’aumento della cassa malati, la crescita del costo della vita con le bollette per l’energia sempre più salate, con l’aumento dei prezzi dei prodotti al supermercato, una presenza massiccia di lavoratori frontalieri in Ticino e altro ancora. Dico solo – per tornare ai “tatticismi preelettorali” a lei cari – che la Lega adotterà la migliore decisione per rafforzare il centrodestra in Ticino ed essere così in grado di continuare ad incidere realmente sulla politica cantonale».
Nella Lega sembrava tutto più facile quando c’era meno democrazia interna. Condivide?
« I leghisti la democrazia la esprimono quando vanno a votare. Se però vogliamo rimanere fermi al passato, allora sì, le dico che quando c’era il Nano era tutto più semplice ».
L’UDC e in primis il suo presidente Piero Marchesi conducono una campagna senza troppi peli sulla lingua ed esprimono le loro intenzioni. Ha qualche rimprovero nei loro confronti?
«Che l’UDC abbia idee chiare è solo un vantaggio, sia per la nostra democrazia sia per l’eventuale intesa di destra».
D’altra parte anche il suo collega Claudio Zali (molto mediatico nelle ultime settimane) sta rispondendo ad ogni colpo. Vede un po’ di nervosismo o una legittima e misurata risposta all’UDC e Marchesi?
«Claudio da politico e da persona intelligente sa come affrontare i temi e non mi è parso particolarmente nervoso nelle ultime settimane».
C’è poi la traccia per l’intesa con l’UDC che reputa indigesta la facoltà di inserire nella corsa al Consiglio degli Stati chi tra lei e Zali non dovesse essere confermato. Questo è ragionevole?
«Nessuno dovrebbe mai temere la concorrenza interna, perché permette di mobilitare i propri elettori. Lo sta facendo l’UDC per il Consiglio di Stato e la Lega può chiedere altrettanto, indipendentemente dal risultato di aprile. Infatti, sappiamo che alle federali i leghisti sono più tiepidi nel recarsi alle urne. Trattandosi di una traccia, vanno ipotizzate tutte le opzioni e possibili scenari, perché come detto in precedenza l’obiettivo dell’accordo è garantire un’adeguata rappresentanza del centrodestra ticinese e nessuno deve sentirsi bistrattato. E sono convinto che alla fine ne usciremo bene tutti: uscenti e non».
E cosa ne dice, lei che ha vissuto l’era in cui i leghisti contestavano spesso il proprio rappresentante in Governo, del fatto che l’UDC non potrebbe opporsi a una proposta d’estrazione governativa leghista?
«Non mi sembra che in questi anni vi sia stato un silenzio ideologico nei confronti dei propri consiglieri di Stato, anzi. È giusto che i gruppi parlamentari facciano la loro parte, con critiche che però non devono mettere in discussione l’alleanza strategica ed elettorale. Anche qui stiamo parlando per ora di ipotesi. Una cosa è certa: per i ticinesi rafforzare il centrodestra è la soluzione migliore. Se vogliamo guardare al futuro con ottimismo, in un contesto difficile, si passa dall’intesa con l’UDC. Anche la forza della lista avrà il suo peso per il successo o l’insuccesso »
Intervista pubblicata nell’edizione di giovedì 13 ottobre 2022 del Corriere del Ticino