Gentili signore, egregi signori
vi porto il mio saluto a nome del Consiglio di Stato in corpore.
Ho condiviso con Marco tutti gli anni del mio percorso politico. Per un giovane che si affacciava alla politica – non solo se impegnato nel movimento della Lega dei Ticinesi – Marco rappresentava un esempio, un modello. Ma pure un “unicum”, perché come lui non c’era nessuno! Ho avuto la fortuna di vivere assieme a lui i miei primi due anni di lavoro in Consiglio di Stato dal 2011 al 2013. Grazie alla sua esperienza, anche il mio inserimento all’interno dell’Esecutivo cantonale è stato più facile. Eravamo amici, eravamo colleghi. Eravamo anche diversi. A cominciare dai gusti musicali, con Marco che spaziava dalla classica, sino ai Pooh, a testimonianza anche del suo côté romantico. Lui, uomo pubblico al cento per cento, e nello stesso tempo capace di preservare e proteggere la sfera privata, quella più intima, personale, quella degli affetti famigliari. L’ho già ricordato nei giorni passati. In Governo – ma anche verso il pubblico – lui faceva il “poliziotto buono”, io quello “cattivo” o militaresco. E si lavorava bene, anche per costruire un buon clima all’interno del collegio governativo.
In questi giorni di profonda tristezza per un distacco così improvviso e inimmaginabile, ci sono state tante testimonianze, tanti racconti personali e commenti sulla persona di Marco. Il suo tratto gentile e la sua disponibilità – che ne facevano un uomo buono – sono stati sottolineati da tutte e da tutti. Marco era realmente così. Ma allo stesso tempo aveva sempre una tensione nel voler fare, nel voler incontrare, nel voler conoscere e nel voler partecipare alla costruzione del bene comune per le persone che vivono in questa nostra comunità ticinese.
L’approccio all’insegna della qualità nei rapporti umani Marco lo ha portato nel suo lavoro di politico e soprattutto nel suo lungo percorso a capo del Dipartimento del Territorio. E questo suo modo di essere e di fare si è tradotto in risultati tangibili; quasi 700 messaggi di competenza del Dipartimento del territorio licenziati in 18 anni dal Consiglio di Stato, e investimenti per un totale lordo pari a 3 miliardi e 754 milioni di franchi, con una media annua che ha superato i duecento milioni di franchi! Non voglio qui ricordare gli incredibili e clamorosi successi elettorali di Marco.
Qui vorrei tentare di tracciare un bilancio il più possibile esaustivo della sua attività nei 18 anni passati alla direzione del DT. Un uomo che amava le sfide – come mi ha confidato il suo ex braccio destro in Dipartimento per tanti anni – e che le ha vinte e le ha portate a termine. La pianificazione del territorio è stata uno degli assi portanti del suo lavoro. Permettetemi un parallelismo con un politico leventinese deceduto mentre era in carica quale consigliere di Stato, Franco Zorzi.
Pur nella brevità del suo lavoro in Governo – morì a soli 41 anni praticando sport sulle nostre montagne – Zorzi impostò la politica di pianificazione del territorio. Quarant’anni dopo quella scintilla primordiale, Marco concretizzò la visione strategica e di gestione del territorio ticinese attraverso il Piano direttore cantonale: 46 schede, divise negli ambiti tematici Patrimonio, Rete urbana, Mobilità e Vivibilità. Un lavoro monumentale iniziato nel 2002, approvato dal Gran Consiglio a due riprese – nel 2007 (obiettivi) e nel 2009 (evasione ricorsi) – per poi giungere fino al Consiglio federale, per la sua approvazione definitiva.
“Il nostro territorio è la cerniera fra il mondo svizzero tedesco e quello lombardo, e può diventare una piattaforma di confronto e scambio fra due poli economici globali – Zurigo e Milano – che non sempre riescono a superare una diffidenza profondamente radicata nel passato, faticando a capirsi e a comunicare”, ha sostenuto Marco, che poi aggiungeva l’auspicio e la speranza per il futuro: “Se il Cantone riuscirà a rispondere positivamente a questa situazione, favorendo il dialogo fra le due culture che lo influenzano – e cogliendo i benefici della sua posizione privilegiata – potremo certamente costruire un avvenire ricco di opportunità”.
Uno degli altri grandi assi dell’impegno di Marco è stato caratterizzato dalle sfide legate alla mobilità: gli impulsi dati dal Dipartimento diretto da Marco hanno portato nel 2017 a inaugurare la tratta Lugano-Mendrisio-Varese-Malpensa: abbiamo visto così aprire la prima nuova linea ferroviaria negli ultimi cento anni di storia ticinese. Scorro veloce – per forza di cose – le altre conquiste sotto la sua direzione in ambito di mobilità. Opere perorate anche in collaborazione con la controparte lombarda in qualità di membro prima e presidente dopo della Regio Insubrica: la rete ferroviaria regionale Ticino-Lombardia (TILO); l’abbonamento Arcobaleno con la tariffa integrata per tutti i titoli di trasporto; il piano dei trasporti del Luganese del 1998 con gli 800 milioni di franchi su 20 anni che hanno impresso una svolta alla qualità di vita di tutto l’agglomerato, giungendo poi al coronamento con l’inaugurazione della galleria Vedeggio-Cassarate nel 2012. Anche il progetto per il completamento della galleria autostradale del San Gottardo deve molto a Marco Borradori. E qui mi ricollego al parallelismo di prima con Franco Zorzi che della galleria autostradale del San Gottardo fu tenace sostenitore e promotore. Nel giugno del 2012, il Consiglio federale ha infatti fatto proprie le richieste delle autorità ticinesi, accogliendo il principio di una galleria con due tubi, ognuno dei quali con una sola corsia di marcia, sebbene si trattasse della variante più costosa fra quelle considerate. Questa soluzione è stata poi accolta dal Popolo svizzero, in votazione il 28 febbraio 2016.
Altro capitolo: la gestione del territorio, a cominciare dai rustici: una partita a scacchi durata trent’anni con la Confederazione, per permettere ai ticinesi di trasformare nella piena legalità migliaia di edifici rurali, salvandoli dall’abbandono e garantendo una migliore cura del paesaggio. Accanto al lavoro quotidiano, anche in questo campo Marco ha promosso alcune realizzazioni straordinarie, come il processo che ha portato all’inserimento nel patrimonio dell’umanità Unesco – nel 2000 e nel 2003 – dei Castelli di Bellinzona e del Monte San Giorgio, dove nel 2011 è stato inaugurato il nuovo Museo dei fossili. Sotto questo capitolo posso citare anche i crediti quadriennali, a partire dal 2002, grazie ai quali hanno potuto essere valorizzate alcune perle dei nostri più preziosi ambienti naturali. Impulsi nuovi, scaturiti anche nella creazione dei parchi naturali: le Gole della Breggia (1998) e la Valle della Motta (2003) ne sono un esempio. In questa linea si inserisce anche il Parco del Piano di Magadino. Senza dimenticare il Piano forestale cantonale approvato dal Governo nel 2007. In tempi di allarme (e allarmismo) ambientale tendiamo a dimenticarlo: in Ticino, dal 1990 a oggi, tutti i principali inquinanti dell’aria hanno visto calare le loro concentrazioni, e anche lo stato delle acque ha conosciuto un parallelo miglioramento.
Tra le conquiste nel settore della Politica energetica da sottolineare, in prima linea l’istituzione dell’Osservatorio ambientale della Svizzera italiana, avvenuta nel 2002 e accompagnata – l’anno seguente – dalla pubblicazione del documento L’ambiente in Ticino, elementi dai quali è poi scaturito il Rapporto cantonale sulla protezione dell’ambiente, allestito nel 2009 e approvato dal Gran Consiglio due anni più tardi. Nei 18 anni di Marco Borradori in Consiglio di Stato l’approccio ai temi energetici è cambiato radicalmente, con il Cantone ad accompagnare e sostenere con convinzione questa inversione di rotta.
La prima campagna di incentivi per la realizzazione di nuovi impianti di riscaldamento a legna e la posa di pannelli fotovoltaici, nel 2002, registrò un successo clamoroso, di gran lunga superiore a ogni previsione e aspettativa: i 4 milioni di franchi stanziati dal Parlamento cantonale – che avrebbero dovuto essere distribuiti ai ticinesi lungo un intervallo quadriennale – andarono infatti esauriti in appena cinque mesi. Il successo si ripeté anche con il secondo credito quadro di 4,8 milioni, per le energie rinnovabili e il risparmio energetico, promosso nel 2006.
A completare la politica degli incentivi è poi giunto il credito-quadro di 65 milioni di franchi che, nel periodo 2011/2020, ha permesso di realizzare un salto di qualità nel passaggio all’efficienza energetica. Si deve sempre al lavoro di Marco la messa in consultazione, nel 2010, del progetto di Piano energetico cantonale, che aveva l’obiettivo di fare convivere – con due orizzonti temporali, corrispondenti agli anni 2035 e 2050 – lo sviluppo economico e sociale con una politica attenta all’ambiente. Marco riuscì a risolvere lo sdrucciolevole (e uso un eufemismo) problema dei rifiuti, che ha caratterizzato e a volte avvelenato la politica a metà degli anni Novanta. La nascita dell’Impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti di Giubiasco, inaugurato il 3 settembre 2010, “è il paradigma – e qui uso le parole stesse di Marco – di molte delle sfide che ci siamo trovati ad affrontare in questi anni. Una storia fatta di accelerazioni e frenate, segnata dalla volontà di credere nella ricerca di una soluzione, senza mai mollare, interpretando il lavoro politico e progettuale con la giusta miscela di pazienza, coraggio e – talvolta – incoscienza”. Sul lavoro Marco ha saputo contornarsi di collaboratrici e di collaboratori in gamba.
Ma ha avuto pure la capacità di motivare, attraverso il suo esempio, anche quei funzionari che già erano attivi all’interno del suo Dipartimento. Moltissime di queste persone sono qui oggi a salutare il “loro” Direttore. E tutti i dipendenti del Comune di Lugano onorano il “loro” sindaco. Un abbraccio incredibile quello che tutto il Ticino e tutta Lugano stanno dando a Marco, a testimoniare la sua grande capacità di empatia e vicinanza alle cittadine e ai cittadini. Marco è stato un precursore della politica “green” molto in voga oggi, come le sue opere lo testimoniano, andando contro anche a proposte del Nano, dimostrando la sua grande autonomia di pensiero. In questo momento capiamo quanto Marco è stato unico; quanto è stato prezioso per tutti noi il suo impegno politico. E quanto deve essere d’esempio per noi tutti. Non per emularlo, perché come lui non ci sarà nessuno, ma per avvicinarci alla sua capacità di costruire un Cantone e una Città migliori per tutti, attraverso il dialogo e il coinvolgimento.
A nome di tutto il Consiglio di Stato, caro Marco, il nostro deferente saluto e il mio personale abbraccio; esprimo a nome del Governo cantonale il cordoglio alla figlia Carlotta con mamma Natascia e famiglia; al fratello Mario con la sua famiglia. Le tue opere e il tuo ricordo saranno sempre con noi.
Ciao Marco, ci mancherai!