Il Governo ticinese prende posizione sui previsti allentamenti – No a eventi all’aperto con 150 persone – Ribadita la necessità di controlli alle frontiere
Il Consiglio di Stato ticinese, ritenendo necessario procedere “con estrema prudenza” data l’evoluzione dei contagi, ha accolto in modo piuttosto positivo la seconda tappa di allentamenti previsti dal Consiglio federale a partire dal 22 marzo, tranne per quanto riguarda le manifestazioni pubbliche con 150 persone all’esterno. Ma non tutto quanto fatto da Berna è condiviso a Bellinzona. “In questa fase i messaggi del Consiglio federale appaiano non lineari e per certi versi disorientanti” spiega il Governo in una nota specificando che “vengono proposte misure di allentamento in vari ambiti, creando inevitabilmente aspettative negli operatori economici interessati, ma d’altro canto si rileva che numerosi elementi inducono a ritenere ormai iniziata una terza ondata, e che in questo contesto appare indicato rinunciare a ulteriori alleggerimenti oltre a quanto era già stato prospettato a inizio mese”.
Nel dettaglio delle singole misure, il Governo ticinese valuta positivamente quelle che consentiranno la ripresa di talune manifestazioni (compresi gli spettacoli con un massimo di 50 spettatori), i ritrovi privati con 10 persone, l’insegnamento in presenza nelle università (ma con il 50% dei posti e non con 15 presenti). Non ritiene invece opportuno, poiché prematuro, dare la possibilità di organizzare eventi con 150 persone anche all’aperto. Non convincono neppure, “perché privi di evidenze scientifiche”, gli adeguamenti proposti sulla quarantena (eccezioni per chi si sottopone a test regolari e per le persone vaccinate) e le proposte di esenzione.
Terrazze, un primo passo per la ristorazione
“La prospettata riapertura delle sole terrazze per quanto riguarda la ristorazione aveva già raccolto un certo scetticismo nell’ultima consultazione, soprattutto per la disparità fra esercizi pubblici che sono dotati di spazi esterni e quelli che ne sono privi. È vero però che questa variante potrebbe costituire un’opportunità per una prima limitata partenza del settore, e risponde anche alla forte aspettativa di ritorno alla normalità da parte della popolazione” scrive il Consiglio di Stato che ha ribadito a Berna la richiesta di rafforzare i controlli alla frontiera.
Le restrizioni in Italia potrebbero indurre a cercare svago in Ticino
La situazione, per Bellinzona, si è “momentaneamente risolta perché il passaggio in zona rossa delle zone italiane limitrofe comporta la chiusura di bar e ristoranti” ma ora c’è un altro rischio. “L’inasprimento delle misure in vigore in Italia”, si legge nel comunicato, “potrebbe comportare un afflusso ancor più importante di cittadini italiani sul nostro territorio per ragioni di svago e non solo professionali”.
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