Da www.rsi.ch/news
Le nuove misure anti-Covid in vigore in Ticino da lunedì: non più di 5 persone insieme – Allerta diventa rosso
A partire da domani (lunedì) e fino al 30 novembre in Ticino saranno vietati gli assembramenti con più di 5 persone negli spazi pubblici, nelle manifestazioni pubbliche e private. Stop (con alcune eccezioni) anche alle attività sportive di gruppo, salvo quelle per i giovani fino ai 16 anni. Sono queste alcune delle nuove misure decise dal Consiglio di Stato per contenere la pandemia, misure rese note domenica nel corso di una conferenza stampa tenuta a Bellinzona.
“Ultima chiamata”
Questa è l’ultima chiamata (“Last call”), se la situazione non cambia, rischiamo davvero di dover prendere misure ancora più incisive. Dobbiamo riuscire insieme a contenere i contagi. È quanto affermato dal presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi.
Livello di attenzione sale a “colore rosso”
Il Consiglio di Stato ha inoltre deciso di alzare il livello di attenzione al “colore rosso”, e di lanciare un nuovo messaggio: “Insieme facciamo la differenza”. “Limitiamo i contatti personali e rispettiamo scrupolosamente le regole (distanziamento, igiene delle mani e uso della mascherina), solo in questo modo potremo rallentare la diffusione del virus”.
“Situazione straordinaria”
Il Governo ha scritto al Consiglio federale “affinché venga decretata la situazione straordinaria, provvedimento che permetterebbe di dare uniformità sul territorio nazionale alle misure per frenare i contagi e di creare ancora maggiore efficienza e chiarezza sul fronte della gestione e il coordinamento tra Cantoni”. Inoltre, lo Stato maggiore di condotta è stato messo in prontezza: ogni settimana ci sarà una riunione per capire come affrontare l’evolversi della situazione.
Vietate le manifestazioni
Saranno vietate tutte le manifestazioni, pubbliche e private, con più di 5 persone. Le uniche eccezioni riguardano assemblee di organi legislativi cantonali e comunali, assemblee inderogabili di diritto pubblico e le raccolte di firme. Saranno ammesse anche le celebrazioni religiose, funerali e matrimoni, con un massimo di 30 partecipanti.
Stop allo sport di gruppo
Sono vietate tutte le attività sportive di gruppo con alcune eccezioni come per le attività con giovani fino a 16 anni e per attività professionistiche e legate a quadri nazionali (per i dettagli consultare la risoluzione governativa 5692 dell’8 novembre 2020, pubblicata sul sito web del Cantone (www.ti.ch/coronavirus).
Pressione sugli ospedali a livello di guardia
il Governo ha dato il via libera a un ulteriore potenziamento del dispositivo ospedaliero che ora sale a un totale di 600 letti disponibili, così suddivisi: fino a 82 letti di cure intense e 340 posti nel settore acuto (ripartiti fra Ospedale La Carità di Locarno, Clinica Luganese di Moncucco e Cardiocentro), 150 per il trattamento di pazienti stabili per i quali non si prevede un passaggio in cure intense (Ospedale Faido, Ospedale Italiano e Ospedale Malcantonese di Castelrotto) e 28 posti in riabilitazione (Clinica di riabilitazione di Novaggio e Clinica Hildebrand). Qualora fosse necessario, per ulteriori ampliamenti del dispositivo Covid, il Consiglio di Stato potrà imporre il blocco degli esami e dei trattamenti procrastinabili senza pregiudizio per il paziente, e questo per reindirizzare le risorse di cura nella presa a carico di malati Covid.
Il medico cantonale, Giorgio Merlani, lo ricordiamo, sabato ha avvertito che, se i numeri della pandemia proseguono con l’andamento attuale, il picco dell’epidemia potrebbe arrivare tra 4-5 settimane. Merlani ha ribadito che “al di là dei decessi ci sono anche persone giovani che finiscono all’ospedale, anche sotto i 40 anni, in terapia intensiva”. Persone che possono impiegare mesi a riprendere uno stato di salute adeguato.
Case per anziani: 170 positivi
Nelle case per anziani ticinesi sono stati censiti 170 casi. Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, ha affermato che saranno le singole strutture a comunicare direttamente e pubblicamente i contagi interni.
“Nessuno si può considerare immune”
Raffaele De Rosa ha affermato che l’adeguamento del dispositivo per far fronte ai malati di coronavirus ha un impatto particolare su ospedali e pazienti. “Non possiamo continuare a lungo chiedendo il potenziamento, senza chiedere alla società intera che faccia la sua parte. Ci appelliamo alla responsabilità dei singoli. Se il virus continuerà la sua corsa, saremo costretti a intervenire più drasticamente. Circa il 25% dei pazienti ricoverati nei nostri ospedali ha meno di 60 anni e circa la metà dei pazienti ha meno di 70 anni. In cure intense anche un giovane di 33 anni. Nessuno si può considerare immune”.
Sostegni economici
Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, ha affermato che il Governo continuerà a sostenere l’economia del Cantone. Continuano a essere in vigore le misure nel campo del lavoro ridotto e dell’indennità di perdita di guadagno (IPG Corona). Quest’ultima misura è stata prorogata fino a giugno 2021. Inoltre, a seguito di questa seconda ondata, il Cantone sta partecipando alla consultazione della Confederazione che riguarda un nuovo strumento di sostegno finanziario per le aziende in difficoltà che operano in settori particolarmente in crisi. Questo strumento andrà ad aggiungersi ai crediti COVID-19 e agli interventi cantonali già messi in atto. In Ticino, attraverso lo strumento del lavoro ridotto, sono già stati erogati oltre 610 milioni di franchi, attraverso lo strumento dell’indennità di perdita di guadagno circa 150 milioni, a cui si aggiungono circa 1.3 miliari di crediti COVID-19 e misure specifiche cantonali per circa 120 milioni, sotto forma di sostegni o rinunce di incasso.
https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Stop-a-sport-e-ad-assembramenti-13586308.html
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Da www.ticinonews.ch
Non più di cinque nello spazio pubblico.
Coronavirus, le nuove misure decise dal governo. Altri contagi nelle case anziani
‘The last call’, come il titolo di un film apocalittico. A coniarlo è il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi nel descrivere, ieri in conferenza stampa a Bellinzona, la situazione – «seria», addirittura «fatale» per le strutture sanitarie e che «urge quindi correggere» – e nel presentare le ulteriori misure decise dal governo – soprattutto nuove restrizioni alle libertà individuali – per cercare di appiattire la curva dei contagi in Ticino da Covid-19. Per contrastare l’impennata dei casi, che sta drammaticamente caratterizzando qui come altrove questa seconda ondata. Fra sabato e domenica 186 le persone risultate positive, 27 i ricoveri (otto pazienti dimessi) e 6 i decessi. «Questa – dice Gobbi – è l’ultima chiamata». Prima di? La parola lockdown ancora non la pronuncia: parla solo di «altri provvedimenti» se le cose non dovessero migliorare. Una nuova chiusura totale, aveva del resto dichiarato qualche mese fa, “sarebbe psicologicamente, socialmente ed economicamente insostenibile”. Proprio per questo l’obiettivo è di scongiurare assolutamente un lockdown bis. Da qui il giro di vite che scatta stamane e che durerà almeno sino al 30 novembre.
Le disposizioni da subito in vigore
Secondo la nuova risoluzione governativa, sono vietati gli assembramenti di più di 5 persone nello spazio pubblico, “segnatamente in piazze pubbliche, luoghi di passeggio e parchi, salvo per persone che vivono nella stessa economia domestica”. È vietato lo svolgimento di manifestazioni, pubbliche e private, con più di 5 partecipanti. Fanno eccezione: le assemblee degli organi legislativi cantonali (Gran Consiglio) e comunali (Consiglio o assemblea comunali), quelle “inderogabili” di enti di diritto pubblico e le raccolta di firme. Matrimoni, funerali e cerimonie religiose: massimo 30 persone. Il limite massimo delle cinque persone «vale anche per teatri e cinema», conferma alla ‘Regione’ il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa. Per musei e sale di esposizione si veda l’Ordinanza federale Covid, all’articolo 6f capoverso 1 che rimanda ai piani di protezione.
Sono inoltre vietate, tornando alla risoluzione del Consiglio di Stato, tutte le attività sportive di gruppo “salvo: quelle di bambini e giovani fino al compimento dei 16 anni, ad eccezione delle competizioni; dal compimento del 16esimo anno di età gli allenamenti organizzati da società sportive affiliate a federazioni riconosciute, svolti alla presenza di 15 persone al massimo, senza contatto tra gli atleti, e per i quali sono predisposti specifici piani di protezione (“anche in questa categoria le competizioni sono vietate”); gli allenamenti e le competizioni di atleti di punta membri dei quadri nazionali di una federazione sportiva nazionale svolti alla presenza di 15 persone al massimo o in squadre di competizione a composizione stabile per i quali sono predisposti specifici piani di protezione; gli allenamenti e le competizioni di membri delle squadre “che fanno parte di una lega prevalentemente professionistica per i quali sono predisposti specifici piani di protezione”.
Per la ristorazione, valgono le misure già in vigore: 4 persone per tavolo, chiusura dalle 23 fino alle 6, obbligo di restare seduti e di fornire i dati di contatto per permanenze superiori ai 15 minuti.
In una nota diffusa in serata il presidente dell’Ordine dei medici Franco Denti e l’esperto in malattie infettive Christian Garzoni si appellano alla popolazione per scongiurare “una catastrofe sanitaria”. Invitano pertanto i cittadini a “evitare contatti sociali al di fuori del nucleo famigliare”.
Allarme rosso
È quindi ‘allarme rosso’ in Ticino, colore che si riflette nella nuova tonalità della campagna di sensibilizzazione contro il coronavirus (“Insieme facciamo la differenza. Limitiamo i contatti e applichiamo sempre le regole. Così blocchiamo la trasmissione del virus”). E con il nuovo grado d’allerta arrivano anche le nuove misure per contenere la pandemia. «È l’ultima chiamata: se il numero di contagi non diminuirà, se il numero di ospedalizzazioni rimarrà alto, dovremo prendere altri provvedimenti», insiste Gobbi. «Se non ci saranno cambiamenti, la situazione diventerebbe insostenibile sia per il sistema sanitario, sia per chi lavora al contact-tracing – avverte il presidente del governo –. Il virus continua a diffondersi e, a differenza della primavera, non stiamo andando verso un periodo dove si può stare molto all’aperto». Ci vuole pertanto «equilibrio tra sicurezza sanitaria e libertà: abbiamo fatto sempre passi ragionati, che consentissero ai cittadini di capire la gravità della situazione per permettere di combattere assieme il coronavirus». Le nuove disposizioni «vogliono diminuire le possibilità di contatto. Sono limitazioni delle libertà emanate dallo Stato, tuttavia non sono e non saranno i divieti a sconfiggere il virus, ma le azioni dei cittadini. Serve il senso di responsabilità di ognuno».
Intanto lo Stato Maggiore cantonale di condotta, che ha gestito la prima ondata, è stato posto «in stato di prontezza»: terrà per ora «una riunione alla settimana». All’ospedale La Carità di Locarno sono intanto già impiegati 12 militi dell’esercito. Inoltre una quarantina di uomini della Protezione civile stanno dando supporto al sistema di gestione della pandemia.
Pressione sugli ospedali già alta
«Ognuno deve fare la sua parte per preservare l’attività del sistema sanitario» perché «la seconda ondata sarà ancora più lunga» di quella di questa primavera «durata sei settimane e contenuta grazie al lockdown», osserva il ministro della Sanità e socialità De Rosa, ringraziando chi sta lavorando in ambito sociosanitario in questo periodo. «La pressione sugli ospedali ticinesi è già a livello di guardia e aumenterà ancora nei prossimi giorni. Giorni, non settimane». Attualmente «i posti letto occupati aumentano tra 15 e 20 pazienti ogni giorno, al netto delle dimissioni».
Per questo il Consiglio di Stato ha deciso di incrementare la disponibilità di posti in cure intense dagli attuali 60 a «82». Altri 20 letti sono stati aggiunti in cure intermedie. Inoltre sono previsti «320» letti nei reparti acuti delle due strutture Covid (Carità e Clinica luganese Moncucco) e altri 150 letti per il trattamento dei pazienti stabili sono stati ricavati a Faido, all’ospedale Italiano e all’Ospedale di Castelrotto. Per la riabilitazione sono previsti una trentina di posti letto tra la clinica di Novaggio e la Clinica Hildebrand. «In totale circa seicento posti letto sono disponibili per la gestione della crisi», precisa De Rosa, facendo notare che è stato possibile raggiungere questo obiettivo «con la diminuzione dell’attività elettiva». Un dispositivo sanitario cantonale potenziato che deve contare sulla collaborazione anche delle cliniche private. Ad ogni modo, fa sapere De Rosa, il governo ha delegato al Dss «la competenza di precettare il personale necessario». Se le nuove restrizioni non diminuiranno la circolazione del virus «dovremo imporre il blocco degli interventi non urgenti».
‘Nessuno può escludere di finire in ospedale’
La casistica dei pazienti ospedalizzati è molto simile a quella della prima ondata, rileva De Rosa: «Un ricoverato su quattro ha meno di 60 anni e poco meno della metà ha meno di 70 anni. Alla Carità però troviamo malati di 31, 38 e 45 anni, così come persone senza patologie pregresse. In cure intense il più giovane ha 33 anni. È doveroso quindi rendersi conto che tutti potremmo essere esposti a un decorso grave della malattia e nessuno, a priori, può saperlo».
Case anziani: 170 residenti già colpiti
Nelle case anziani si registrano già 170 residenti malati «e il conteggio è in aumento», commenta il capo del Dss: «La situazione è seguita da vicino dall’Ufficio del medico cantonale e dalle autorità sul territorio. I singoli istituti comunicheranno, d’ora in poi, direttamente i contagi interni alla struttura».
Sostegno alle aziende ‘di rigore’
Il perdurare della pandemia rischia di impattare pesantemente sull’economia cantonale. Economia che «il governo vuole sostenere», sottolinea il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta. E ricorda che in Ticino tramite lo strumento delle indennità per lavoro ridotto sono stati erogati finora «circa 610 milioni di franchi» e «circa 150 milioni» di indennità di perdita di guadagno («L’Ipg Corona è stata prorogata sino al prossimo giugno»). Senza dimenticare i «circa 1,3 miliardi di franchi» di crediti Covid, i «120 milioni fra sostegni puntuali e rinunce di incasso» e altre misure decise a livello comunale.
Non solo. «Stiamo partecipando attivamente alla consultazione avviata dalla Confederazione per sostenere, assieme a Berna, le attività più in difficoltà, i cosiddetti casi di rigore». Ovvero le aziende «particolarmente colpite dalla pandemia». La Confederazione, settimana prossima, stabilità, «assieme ai Cantoni, i criteri di accesso». Nell’ordinanza in consultazione il Consiglio federale, come indica l’Ats, propone di stanziare 200 milioni di franchi, contribuendo per il 50 per cento alle misure adottate dai Cantoni: il totale degli aiuti ammonterebbe così al massimo a 400 milioni. Il presidente della Conferenza dei direttori cantonali dell’economia pubblica, Christoph Brutschin, ritiene che i fondi debbano essere portati ad almeno un miliardo di franchi. I 200/400 milioni «erano quanto valutato prima di questa seconda ondata pandemica», afferma Vitta, che della Conferenza fa parte: «Si tratta di importi insufficienti, al Ticino spetterebbero infatti tra gli otto e i nove milioni di franchi. Sarebbe dunque meglio puntare a 800 milioni o a un miliardo di franchi»
Chiesta la situazione straordinaria
C’è di più. Il governo ticinese ha chiesto al Consiglio federale di prendere il timone e introdurre la situazione straordinaria. Ciò permetterebbe a Berna, come in primavera, di prendere in mano le redini delle misure di contenimento: «Ci sono approcci troppo difformi tra i vari cantoni», puntualizza Gobbi.