Servizio all’interno dell’edizione di giovedì 8 ottobre 2020 de Il Quotidiano
https://rsi.ch/play/tv/redirect/detail/13499011
***
Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 9 ottobre 2020 de La Regione
Si stringe oggi, per non chiudere ancora domani
Misure ulteriori per frenare l’evoluzione del coronavirus
Gobbi: Il lockdown non è contemplato e resta l’ultima ratio”
Discoteche, sale da ballo e club chiusi da questa sera e mascherine obbligatorie nei negozi da domani, sabato. Il giro di vite del Consiglio di Stato arriva all’indomani dell’aumento dei contagi riscontrati proprio nei locali notturni. Per quanto concerne l’obbligo d’indossare le mascherine nei negozi, conferma il presidente del governo Norman Gobbi, sono previste delle sanzioni «definite nell’ambito della Legge federale sulle epidemie», in caso di mancato rispetto della disposizione adottata dal governo. Misure necessarie, quelle decise dal Consiglio di Stato, che non preludono, per ora, a un altro lockdown. «L’obiettivo dichiarato da tempo è quello di non chiudere le attività economiche che resta l’ultima ratio se viene meno la responsabilità individuale», ha commentato Gobbi che ha ribadito che la situazione epidemiologica in Ticino non è grave come in altri cantoni, ma l’ulteriore stretta si è resa necessaria per prevenire un peggioramento ulteriore. Da qui l’appello alla responsabilità individuale e al rispetto delle misure igieniche note: disinfettante, distanza e mascherine dove è necessario.
«Stiamo vivendo una situazione che è diventata seria e preoccupante», ha spiegato da parte sua Raffaele De Rosa, responsabile del Dipartimento della sanità e socialità, rigorosamente con la mascherina. «Abbiamo una crescita dei casi positivi a un livello elevato. Ci preoccupa anche l’accelerazione degli ultimi tre giorni», ha affermato. Ricordiamo che ieri erano 40 i testati positivi in Ticino, mentre mercoledì 39. Durante il fine settimana 21 persone sono state trovate positive. La tendenza al rialzo è quindi chiara. «È cresciuto anche il tasso di positività, che è oggi fra il 5 e il 7%, rispetto all1% delle scorse settimane, mentre a livello nazionale siamo attorno al 10%». «Deve far riflettere anche l’aumento dei casi ‘sconosciuti’, quelli dove l’origine della malattia non si riesce a decifrare: indica quanto la diffusione sia aumentata. Al rialzo anche i contagi tra le persone sopra i 60 e i 70 anni, categorie particolarmente a rischio di complicazioni in caso di contagio».
Situazione seria anche per il dottor Giorgio Merlani, capo dellUfficio del medico cantonale: «Siamo di fronte a un raddoppio dei positivi ogni tre giorni, un aumento inaspettato. Non si tratta di un focolaio, ma di casi diffusi, presenti sul territorio cantonale e per buona parte di questi non siamo in grado di definire l’origine del contagio. Per più della metà dei casi non siamo in grado di dire l’origine del contagio. Bisogna evitare di passare a una diffusione comunitaria, senza controllo». I motivi? Per Merlani, sarebbero fondamentalmente due: «Innanzitutto il clima. Negli ultimi giorni di settembre c’è stato un tempo brutto e freddo. Inoltre, ci sono state le vacanze autunnali in vari cantoni svizzeri, che hanno portato a una mobilità interna più pronunciata». Tra le altre misure, si segnala che in tutte le strutture della ristorazione sarà ammessa solo la consumazione al tavolo. I gerenti dovranno provvedere alla raccolta dei dati di almeno una persona per tavolo, per garantire il contact tracing. Le liste dovranno essere messe a disposizione dell’autorità nel giro di due ore, tra le 7 e le 22. E questo 7 giorni su 7. Infine, anche i dipendenti dovranno indossare la mascherina facciale. Non sarà più tollerata quella in plexiglas. Sono previste sanzioni per i trasgressori.
****
Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 9 ottobre 2020 del Corriere del Ticino
Nuove misure per non subire nuovi picchi
Il Consiglio di Stato questa sera alle 19 farà entrare in vigore un pacchetto di provvedimenti restrittivi al fine di rallentare il diffondersi del virus: chiuse le discoteche, mascherine obbligatorie nei negozi, vietato il consumo in piedi nei bar
Spesso ci è stato detto, da quando abbiamo iniziato a trattare il tema del coronavirus, che un numero non fa statistica, di non fidarci dei dati soltanto, di guardare oltre, di confrontare cifre e situazioni. Al primo netto e repentino aumento dei nuovi casi di contagio, il Consiglio di Stato ticinese ha però deciso di farne non una statistica ma comunque un segnale di allarme. E di dar seguito a questo segnale, subito, senza indugi, e quindi di intervenire. Nessuno evidentemente ha dimenticato la lezione impartitaci dal virus, dal SARS-CoV-2.
Da oggi sino al 30 ottobre
È cresciuto il numero dei nuovi casi, ma non quello soltanto. Quello in effetti non sarebbe bastato a giustificare, agli occhi della popolazione, nuove misure, nuove regole e restrizioni. È cresciuto anche il tasso di positività, così come sono aumentati i casi sconosciuti, non ricostruibili – cani sciolti nella galassia del contact tracing -. Ed è tornata a essere colpita anche la fascia più a rischio, quella legata alla cosiddetta terza età. Non si parla più di «over questo» o «over quello», ritenuti a ragione discriminatori, ma comunque di anziani risultati positivi. Raffaele De Rosa, riferendosi all’insieme degli elementi, al tutto del momento epidemiologico che stiamo vivendo, ha allora parlato di «situazione seria, preoccupante». Lo ha fatto in entrata di conferenza stampa, quasi a voler sgombrare il campo dalle discussioni: bisogna fare qualcosa e bisogna farlo subito. L’insieme delle nuove (vecchie) misure entrerà allora in vigore questa sera, alle 19. Il pacchetto avrà valore almeno sino al 30 ottobre, tre settimane quindi. Ma da molti fattori emersi, qui, di già, come altrove, è lecito temere che si possa anche andare oltre. Il primo citato, di questi fattori, è infatti legato alla stagione in corso, l’autunno, che altro non è – pleonastico sottolinearlo – che il preludio all’inverno, a una stagione ancora più fredda – si prosegue di pleonasmo in pleonasmo -, ancor più legata alla vita «al chiuso». Non è un caso che De Rosa abbia anche aggiunto: «La domanda, a questo punto, non è se arriverà la seconda ondata, ma piuttosto quando».
Non più «caffè» al bancone
Entrando nel vivo del pacchetto annunciato da Norman Gobbi e dallo stesso De Rosa, la misura forse più forte riguarda una volta ancora il settore della ristorazione, il più colpito – a causa della natura stessa del servizio, verrebbe da aggiungere – dall’inizio di questa lunga era pandemica. «In tutte le strutture della ristorazione è ammessa unicamente la consumazione al tavolo, rispettivamente (pensando in particolare agli stadi, ndr) al posto assegnato». Tradotto: guai in arrivo in particolare per i bar che vivono di servizio in piedi, i cosiddetti «caffè». Gli esercenti dovranno poi provvedere a raccogliere in maniera sistematica i dati degli ospiti e il personale addetto al servizio alla clientela dovrà indossare mascherine facciali. «È obbligatoria la mascherina chirurgica o una mascherina in tessuto certificata. Visiere e dispositivi analoghi non possono sostituire la mascherina». Stop alle visiere di plastica insomma.
Troppe quarantene «notturne»
E nuovo stop ai locali notturni, quindi alle discoteche, alle sale da ballo e ai club (ma non ai locali erotici, va sottolineato). I recenti casi emersi qua e là – colpiti locali nel Mendrisiotto, nel Luganese come nel Bellinzonese – hanno generato un’autentica esplosione delle quarantene, ponendo il sistema del contact tracing sotto una pressione sin qui inedita. Alcuni Cantoni hanno addirittura abbandonato il tracciamento a tappeto, concentrandolo soltanto sui rapporti più ravvicinati avuti dai contagiati. Un contact tracing mirato insomma. Va ricordato come le discoteche erano state riaperte soltanto lo scorso 6 giugno, dopo tre mesi di chiusura.
Far la spesa mascherati
Questa nuova chiusura non rappresenta un fulmine a ciel sereno. Ancora meno sorprendente è l’introduzione dell’obbligo di utilizzo delle mascherine per la clientela di negozi e centri commerciali. Più generalmente è raccomandato tale utilizzo in tutti gli spazi chiusi, ovunque non sia garantito il distanziamento fisico. Per il resto, il Consiglio di Stato ha sottolineato che rimangono vietati gli assembramenti di più di trenta persone, che per gli edifici scolastici e di formazione valgono le disposizioni degli specifici piani di protezione e, infine, che le manifestazioni pubbliche o private con presenza superiore ai 300 partecipanti devono essere preventivamente autorizzate dal Comune e approvate dal Gruppo di lavoro grandi eventi.
Già pronte ulteriori restrizioni
Norman Gobbi ha sottolineato che «sono previsti controlli nell’ambito del rispetto delle misure applicate». Potranno insomma fioccare le multe. Lo stesso presidente del Consiglio di Stato, evidenziando il ruolo principale della responsabilità individuale, lo ha detto chiaro e tondo: «Per non tornare a chiudere tutto occorre che tutti seguano le regole stabilite. Queste misure non sono d’altronde pensate per limitare le attività e le libertà, bensì per limitare il diffondersi del virus». E poi: «Il Consiglio di Stato ha comunque già immaginato un prossimo pacchetto di misure, ancora più restrittive, proprio con il preciso obiettivo di evitare un nuovo lockdown». Quello sarebbe l’ultima ratio, un fantasma che tutti vogliono fare in modo di scacciare, una volta per tutte.
La fase di contenimento
Raffaele De Rosa, direttore del DSS – che durante l’intera conferenza stampa ha indossato la mascherina -, ha aggiunto, in merito agli obiettivi da raggiungere o da evitare: «Vogliamo fare in modo di rimanere nella fase di contenimento della pandemia e di non entrare in una fase di mitigazione». Spaventano, in questo senso, l’aumento della mobilità sociale – che porta a un maggiore rimescolamento generazionale – e le situazioni venutesi a creare in altri Paesi, Francia su tutti. Le misure introdotte hanno insomma il sapore – certo non gradevole, ma sono i tempi che sono – di un atto di sensibilizzazione, di un richiamo alla responsabilità individuale. «Va tenuta alta la guardia». Soddisfatto in questo senso il medico cantonale Giorgio Merlani: «La reazione del Consiglio di Stato è stata rapidissima. Il Governo mi ha ascoltato, rivelandosi pronto a scattare di fronte al primo netto aumento dei casi. Tale reazione ci permetterà di rallentare il ritmo del virus, evitando un’immediata evoluzione esponenziale».