Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 7 agosto 2020 del Corriere del Ticino
Estese di ulteriori due settimane le attuali disposizioni cantonali in vigore, compreso l’obbligo di indossare la mascherina per chi opera nella ristorazione.
Norman Gobbi: «Le misure messe in campo sin qui sono risultate efficaci»
Parola d’ordine: proporzionalità. Si potrebbe riassumere in questi termini la conferenza stampa svoltasi ieri a Bellinzona per fare il punto sulle attuali disposizioni cantonali attualmente in vigore. Disposizioni, queste, che il Consiglio di Stato ha deciso di estendere di ulteriori due settimane, ovvero fino al 24 agosto. La motivazione? Le attuali misure cantonali – messe in campo lo scorso 3 luglio, riviste successivamente il 20 luglio esclusivamente per il settore della ristorazione – sono risultate «efficaci», a tal punto da non rendere necessarie nuove modifiche.
Una finestra temporale relativamente breve, quella fissata ieri – appunto al 24 agosto – che permette alle autorità di stare al passo con il virus, monitorando costantemente la situazione sanitaria. Secondo il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, questa decisione è proporzionata rispetto alla situazione epidemiologica in Ticino e l’attuale evoluzione dei contagi dimostra che «la popolazione continua a comportarsi con prudenza».
Nessun cambiamento
In sostanza, le disposizioni governative rimangono invariate per altre due settimane abbondanti, almeno fino a quando non ci dovesse essere un cambio di passo nel numero giornaliero dei contagi. Questo significa che il personale addetto alla ristorazione dovrà continuare a sottostare all’obbligo di indossare la mascherina (l’imposizione sarebbe scaduta il 9 agosto). Per quanto riguarda i settori nei quali il consumo avviene anche in piedi, come bar, club e discoteche, resta in vigore la capienza di 100 persone all’interno del locale tra le 18 e l’orario di chiusura. Lo stesso vale nei confronti dei gestori, che mantengono l’obbligo di raccogliere i dati personali degli avventori e di verificarli. Rimangono infine vietati gli assembramenti superiori a 30 persone. «La situazione attuale è da considerare di convivenza con il virus», ha ricordato Gobbi. «L’obiettivo ora è quello di evitare un nuovo lockdown che non sarebbe né umanamente né economicamente sopportabile».
Un consiglio, non un obbligo
Anche sul fronte caldo riguardante l’estensione dell’obbligo di utilizzo della mascherina – quindi non più solo sui mezzi di trasporto -, la musica non cambia. Chi si aspettava un inasprimento della misura da parte del Consiglio di Stato, a fronte anche della lettera dell’Ordine dei medici che sollecitava il Governo a imporre appunto la protezione anche nei negozi, ma più in generale nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, dovrà forse aspettare. La protezione, in ogni caso, rimane fortemente raccomandata proprio negli spazi chiusi «laddove non è possibile mantenere la distanza fisica», ha precisato in conferenza stampa il direttore del Dipartimento delle istituzioni. Raccomandata sì, «ma senza prevedere per ora l’obbligo».
Paesi a rischio: 263 casi
Toccato anche il tema del contact tracing e dell’obbligo di quarantena di dieci giorni per chi rientra da un Paese considerato a rischio. Su questo tema, il presidente del Consiglio di Stato ha rilevato che i viaggiatori che devono sottostare alla quarantena preventiva sono 263. Più in generale, in Ticino, le persone in isolamento sono attualmente 22, mentre altre 63 – indipendentemente dai viaggi – sono poste in quarantena o auto-quarantena. Per quanto riguarda l’applicazione SwissCovid, «al momento nel nostro Cantone sono state registrate 15 segnalazioni», ha spiegato Gobbi, che ha pure ribadito l’importanza del tracciamento quale strumento per interrompere la catena di contagio. Le raccomandazioni, al di là delle cifre quotidiane, rimangono sempre le stesse: la responsabilità individuale e il rispetto delle norme igieniche e di distanziamento sociale.
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Servizio all’interno dell’edizione di giovedì 6 agosto 2020 de Il Quotidiano
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