“È stata un’occasione sprecata. Almeno questo è il mio giudizio, se ripenso all’incontro di martedì mattina al Museo Vela di Ligornetto tra il ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio e il consigliere federale Cassis. E confermo: sono deluso”. L’affermazione è del presidente del Governo Norman Gobbi, che ritorna sull’inconcludente appuntamento dei due ministri degli esteri di Italia e Svizzera. “Sul tappeto, nel mio intervento quale presidente del Governo, – insiste Gobbi – ho messo il problema dell’accordo fiscale sui frontalieri del 1974 ormai stracotto. Proprio per questo oltre 5 anni fa è stato parafato un nuovo accordo, che vuole definire un’equa imposizione fiscale per i frontalieri, così che il Ticino (e la Svizzera!) non abbiano a subire solo svantaggi. Purtroppo oltre alle solite parole che ascoltiamo ormai da anni, da Roma non ci si può attendere nulla e Di Maio non ha certo preso a cuore il problema, intento com’era a far pubblicità al turismo del suo paese”.
Ora i media puntano sull’orami imminente decisione (scadenza 30 giugno) riguardante i ristorni. Un bel gruzzoletto di 80-90 milioni di franchi. Cosa farà il Governo? Il Presidente Norman Gobbi non può sbilanciarsi. “Ma ho l’impressione – è un’impressione personale – che la misura sia colma. Un po’ come lo fu nel 2011, quando decidemmo in Consiglio di Stato di bloccare i ristorni, congelandoli su un conto, pronti a sbloccarli qualora tra Svizzera e Italia si fosse avviato un round negoziale per definire un nuovo accordo. Quel blocco ebbe come risultato proprio l’accordo del 2015. La Svizzera onorò i suoi impegni politici che sottoscrisse attraverso la roadmap, in particolare per quanto concerne lo scambio di informazioni fiscali. L’Italia invece non ha ancora firmato l’accordo e non ci ha tolto da tutte le famigerate blacklist che continuano a provocare pregiudizio per gli affari svizzeri. Inoltre in questi 5 anni i frontalieri sono ancora aumentati, facendo crescere il fenomeno del dumping salariale, con le conseguenze negative sulla disoccupazione reale (non quella calcolata dalla Seco) e sui casi a carico dell’assistenza. Sono personalmente convinto che sia ingiusto che le cittadine e i cittadini del nostro Cantone continuino a pagare la fattura per nome e per conto di tutta la Svizzera, sapendo che è per scelta della Confederazione che le proposte ticinesi di disdire l’accordo sui frontalieri del 1974 non sono ancora state concretizzate. E trovo ingiusta – oltre che sprezzante per il nostro federalismo – la risposta di diniego data dal Consiglio federale alla mozione del consigliere nazionale Lorenzo Quadri, che propose una presa a carica da parte di Berna della perdita fiscale dovuta alla mancata firma e ratifica dell’accordo da parte italiana. In Consiglio di Stato valuteremo quindi con attenzione i passi da compiere per ottenere una firma dell’accordo in tempi brevi”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.