Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 17 giugno 2020 del Corriere del Ticino
I due ministri degli Esteri Ignazio Cassis e Luigi Di Maio si sono incontrati per la prima volta, ringraziandosi a vicenda per la collaborazione durante la pandemia.
C’è l’impegno a risolvere la questione dei frontalieri ma il Ticino è contrariato per il nulla di fatto.
Gobbi: «Ci aspettavamo un’agenda»
Durante la crisi sanitaria si sono sentiti spesso al telefono. Ignazio Cassis e Luigi Di Maio (giunto dall’Italia via Agno), si sono incontrati di persona per la prima volta, al valico autostradale di Brogeda, in occasione della riapertura completa delle frontiere. Mascherina, un saluto col gomito alla presenza dei funzionari doganali dei due Paesi , del presidente del Governo ticinese Norman Gobbi e del sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, e poi via in direzione del Museo Vela di Ligornetto, per un faccia a faccia di quasi un’ora.
È stato un incontro all’insegna della cordialità e dell’amicizia fra i due Paesi, dopo tre mesi difficili e di forte limitazione della libertà di movimento. Cassis ha ringraziato di Maio per avere autorizzato il transito dei frontalieri attivi nella sanità e per la continuità nel flusso delle merci. Di Maio ha fatto altrettanto ricordando in particolare gli aiuti elvetici durante la fase critica della pandemia: 10 mila tute, 50 mila mascherine, 1.800 kg di gel disinfettante, «ricevuti nei giorni più bui della pandemia quando questo materiale era oro. Non lo dimenticheremo mai».
I responsabili della politica estera hanno anche parlato di relazioni con l’UE e di politica migratoria. Due i temi di interessi locale sul tappeto. La questione dell’accordo fiscale sui frontalieri e la situazione di Campione d’Italia. Sul primo Cassis e Di Maio si sono limitati a rilasciare dichiarazioni d’impegno. «Faremo il possibile per facilitare un accordo che compete in primis ai due ministri delle finanze (ndr Ueli Maurer e Roberto Gualtieri) ma dove possiamo giocare un ruolo di facilitazione», ha detto Cassis, precisando (l’allusione era alle posizioni espresse da Ticino e Lombardia) che si continuerà a seguire un approccio fra Stati. L’obiettivo, gli ha fatto eco Di Maio, è salvaguardare gli interessi dei lavoratori frontalieri e al tempo stesso il quadro delle relazioni tra l’Italia e la Svizzera. «Tornerò senz’altro a discuterne con Gualtieri. Lasciateci lavorare in modo tale da poter addivenire a una soluzione che possa soddisfare le parti».
L’amaro in bocca
Una posizione che ha lasciato l’amaro in bocca al Governo cantonale. Già prima dei colloqui ufficiali, ricevendo i due ministri, Gobbi aveva detto che «questa situazione di stallo è per il Cantone incomprensibile e arreca un grave danno al potenziale di sviluppo della collaborazione tra i nostri territori». In particolare, rivolgendosi all’ospite italiano ha detto di ritenere che «sia giunto il tempo di onorare l’impegno preso con il parafo dell’accordo». Il presidente del Consiglio di Stato ha fatto appello affinché, attraverso la firma a breve di un nuovo accordo fiscale, «tutti i lavoratori frontalieri, siano essi italiani o svizzeri, vengano assoggettati a un regime impositivo che garantisca l’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi al fisco».
Alla luce delle dichiarazioni rilasciate da Cassis e Di Maio dopo l’incontro, Gobbi non ha nascosto la sua delusione. «Vogliamo chiarezza dall’autorità federale. Ci aspettavamo un’agenda per risolvere problemi (ndr compresa la questione di Campione d’Italia) che rappresentano una pietra d’inciampo nelle relazioni fra i due Paesi. Possiamo continuare a parlare di relazioni amichevoli ma quando ci sono delle pietre di inciampo che non vengono tolte dalla strada, diventa difficile continuare assieme in maniera cordiale su questo cammino». Gobbi ha anche sottolineato che «si rimbalza sempre la questione sui ministri delle Finanze. Dopo cinque anni di discussione diventa insostenibile e incomprensibile. Se non si vuole l’intesa la si può ridiscutere, ma lasciare il dossier in giacenza non ha senso. Se dall’altra parte non ci sono reazioni può essere utile far saltare il banco, rescindendo l’accordo e rimettendo tutto in discussione». Non per nulla, ha ricordato, il Governo cantonale ha dato mandato all’Università di Lucerna per realizzare uno studio sui possibili effetti di una disdetta unilaterale.
Le criticità con Campione
La modifica dello statuto doganale entrata in vigore lo scorso 1. gennaio, ha detto Gobbi, non sembra aver risolto i problemi dei cittadini di Campione, anzi. Per questo ha parlato delle «numerose criticità» che ancora oggi contraddistinguono l’erogazione dei servizi essenziali a beneficio dell’enclave. «Anche nella fase di crisi COVID il Ticino ha continuato ad erogare servizi, compreso l’ambito sanitario, ma ora dobbiamo regolare questa situazione, peggiorata con il cambio di statuto doganale». Quanto a Cassis, ha spiegato in conferenza stampa che «ormai la questione è più tecnica che politica. È vero che il cambio ha sollevato tante difficoltà, ma il grosso è stato risolto».
«L’Italia vi aspetta»
Di Maio è tornato sull’apertura anticipata delle frontiere, decisa unilateralmente da Roma e scattata il 3 giugno. Una mossa che aveva colto di sorpresa la Confederazione e non solo. La decisione, ha spiegato, è stata presa perché tutte le regioni avevano superato la soglia critica della pandemia e i cittadini potevano finalmente muoversi in sicurezza. L’UE individuava la linea critica in 50 nuovi contagi ogni 100 mila abitanti negli ultimi sette giorni. L’Italia era intorno al 2. «Non c’era nessun intenzione di voler forzare la decisione di altri Paese. La riapertura dei confini in molti Stati Schengen, avvenuta 15 giugno, permetterà di salvare quello che potremmo salvare dell’estate, non solo in Italia».
La riapertura con la Svizzera è un fattore molto importante, ha scritto il ministro sul suo profilo Facebook prima di prendere il volo per Agno: «Nel periodo estivo infatti sono davvero tanti i cittadini svizzeri che scelgono l’Italia per trascorrere le proprie vacanze. Con lo sblocco dei flussi turistici diamo linfa ai nostri commercianti grazie all’arrivo di turisti dall’estero».
Per l’Italia quello proveniente dalla Svizzera è al quinto posto, con 10 milioni di pernottamenti annui. Roma, ha sottolineato Di Maio, si impegnerà a mantenere la massima trasparenza su tutti i dati epidemiologici per consentire a gli svizzeri di visitare il Paese in piena sicurezza: «Ora l’Italia vi aspetta, nelle città e nelle strutture balneari».
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Frontiera al centro