Alcune considerazione alla vigilia dell’apertura delle frontiere
Svizzera aperta “Speriamo non troppo”
Da domani 15 giugno anche la Svizzera apre le sue frontiere a tutti i cittadini degli stati Schengen/AELS. Insomma: si riapre anche da noi, dopo che l’Italia aveva unilateralmente deciso già il 3 giugno scorso di permettere l’ingresso sul suo territorio. “Non è certamente stata una situazione ideale – afferma il Presidente del Governo cantonale Norman Gobbi. La Svizzera si è trovata di fronte al fatto compiuto con l’apertura da parte dell’Italia, quando ancora la situazione dei contagi a sud del Ticino non è sotto controllo”. Ora però siamo a meno di 24 ore dalla riapertura e non si può tornare indietro. “Certo. Vorrei però ribadire un aspetto che ho già sottolineato su queste colonne e nel corso di parecchie interviste su altri media: se vogliamo trattenere qualche cosa di positivo da tutta questa crisi che abbiamo e stiamo affrontando (sì, che stiamo ancora affrontando perché le conseguenze negative per l’economia e per le finanze pubbliche peseranno sulle nostre decisioni ancora per anni…) è quello legato, oltre che alla forte diminuzione della criminalità, al forte calo di padroncini e lavoratori in nero che circolano sulle strade ticinesi. È l’effetto del controllo accresciuto alle nostre frontiere, quello che le guardie di confine hanno potuto mettere in campo grazie anche alla chiusura dei valichi minori. Un controllo che da domani non potrà più avvenire negli stessi termini, ma che personalmente spero possa portare in futuro a un ripensamento a livello federale (dove hanno la competenza per farlo) della sistematica dei controlli ai valichi”.
In queste ultime settimane, da quando cioè sostanzialmente la nostra economia ha ripreso a girare al pieno regime, si è constatata comunque una forte diminuzione del traffico negli orari di punta (6-8, 17-19). “Esatto, con un forte beneficio anche per gli spostamenti dei lavoratori ticinesi. Mi ha fatto piacere nel corso di questa settimana leggere sul CdT una lettera di due imprenditori del Mendrisiotto (Nicola Medici e Mirko Puricelli) che sottolineavano proprio lo stesso tema: la diminuzione della presenza dei cosiddetti padroncini e di lavoratori stranieri senza permesso dà fiato alla nostra economia, a tutto il settore dell’artigianato in particolare, ma non solo. I due momò chiedevano ai consiglieri di Stato di “vigilare su questo aspetto (più controlli alla frontiera, ndr) e il risultato sarà automaticamente raggiunto”. Con me sfondano una porta aperta. Sono le orecchie di Berna che devono riuscire a sentire questa importante segnalazione che giunge dal Ticino. Avremo però un’altra opportunità per farci sentire: la votazione federale del 27 settembre sull’iniziativa UDC per la limitazione dell’immigrazione. Ma ne riparleremo”, conclude il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.