Opinione pubblicata nell’edizione di giovedì 9 gennaio 2020 del Corriere del Ticino
Iniziamo dalla notizia: il Consiglio di Stato ha approvato la nuova legge sulle prestazioni private di sicurezza (LPPS), che andrà a sostituire, nelle nostre intenzioni, l’attuale legge sulle attività private di investigazione e di sorveglianza (LAPIS). Ora il messaggio è stato trasmesso al Gran Consiglio. Nell’ambito della gestione della sicurezza per le persone e per i loro beni questa legge incide notevolmente, in senso positivo, perché le agenzie private contribuiscono in modo fattivo ad aumentare il livello di protezione. Grazie alle loro specificità, le agenzie private consentono pure di sgravare da determinati compiti la polizia, sia essa cantonale o comunale. Ciò permette alla polizia di concentrare le forze in quei campi – penso alla criminalità organizzata, alla lotta agli stupefacenti, alle truffe oggi sempre più «Cyber» – che necessitano di un impegno molto importante.
Non è un caso che negli anni tra il 2011 e il 2016 vi sia stato un aumento più rapido degli effettivi delle forze di sicurezza nel settore privato (+20,5%) rispetto a quello del settore pubblico (+8%).
Oggi, circa il 70 per cento delle persone che in Svizzera lavorano nell’ambito della sicurezza dipende dal settore pubblico, mentre il restante 30 per cento da quello privato. Coordinare al meglio queste potenzialità rappresenta un obiettivo politico e operativo.
La nuova legge cantonale sulle prestazioni private di sicurezza si inserisce in questo quadro. Lo scopo è quello di avere agenzie private all’altezza dei compiti a cui vengono chiamate.
In Ticino, anche se in generale possiamo contare su agenzie che osservano gli standard qualitativi richiesti, il caso Argo 1 ha fatto emergere delle criticità, a cui oggi vogliamo rispondere proprio con questa nuova legge. Un esercizio, tra l’altro, richiesto anche dal Gran Consiglio con una serie di mozioni (ben tre), figlie del caso Argo 1.
Tra le principali novità, è stato introdotto un nuovo regime autorizzativo, che rimane la misura più efficace a disposizione dell’autorità per esercitare la sorveglianza sul settore della sicurezza privata. Inoltre sono state definite in modo più chiaro e dettagliato le attività di sorveglianza e si è rivista la formazione, imponendo ai responsabili standard più elevati sia per quanto riguarda i requisiti personali, sia per quelli professionali. Infine, anche per rispondere alle critiche che giungono puntuali da alcune forze politiche, sono stati precisati formalmente i compiti che l’ente pubblico potrà delegare alle agenzie o agli indipendenti.
Il tema delle agenzie di sicurezza private è stato discusso pure a Berna nell’ultima sessione invernale delle Camere federali. Gli Stati hanno respinto la mozione Seiler Graf che voleva disciplinare a livello nazionale le prestazioni di sicurezza private.
Capisco la reticenza della maggioranza dei senatori, perché le particolarità cantonali possono sconsigliare un regime nazionale. In Ticino ci siamo mossi tenendo conto delle nostre esigenze, anticipando anche i tempi. Non per essere i primi della classe, ma per rispondere con sollecitudine ai problemi e offrire così un sistema sicurezza efficace per la nostra gente, in una società che nasconde molti rischi, come possiamo spesso constatare e come abbiamo toccato con mano anche in questi giorni con il fatto di sangue di Viganello.