Giubiasco – 28 novembre 2019
– Fa stato il discorso orale –
Care e cari aspiranti,
sono passate poco più di due settimane dal nostro incontro nella sala del Gran Consiglio, quando ho avuto il piacere di conoscervi e di presentarvi – rispondendo alle vostre domande – alcune linee guida della politica di sicurezza, ma soprattutto del lavoro che sarete chiamati a svolgere al termine della vostra Scuola cantonale di Polizia. Già allora avevo potuto introdurre il discorso sulla responsabilità di cui siete e sarete investiti. Una responsabilità che oggi diventa effettiva al cento per cento, con la consegna dell’arma. All’interno del vostro percorso di formazione questo è il momento ufficiale di maggiore rilevanza. Da oggi siete agenti a tutti gli effetti. Non è un caso se viene data così tanta rilevanza a questo momento. Non è un caso se l’autorità di nomina – il Consiglio di Stato e per esso il capo del Dipartimento delle istituzioni – abbia voluto sottolineare con una specifica cerimonia l’atto che sto per compiere, consegnandovi l’arma che vi accompagnerà durante tutta la vostra carriera all’interno del Corpo di Polizia che avete scelto. Una cerimonia che anche per me ha un significato profondo. Certo, alla fine del vostro anno di formazione, quando avrete superato gli esami, ci sarà la cerimonia di consegna degli attestati e sarò ancora io a formalizzare la riuscita del vostro impegno di formazione. Quello sarà però soprattutto un momento di festa, di gioia per il passo che avete compiuto e per gli sforzi che avete sostenuto. Oggi invece nelle vostre mani riceverete ufficialmente l’arma. Da oggi potrebbe capitare che quest’arma sarete costretti ad usarla. E che da quest’arma potrebbe partire un colpo, se la situazione lo dovesse imporre.
In questi mesi di formazione i vostri “maestri” (poi ritornerò su questo termine) vi hanno portato a comprendere quando l’uso dell’arma può essere indispensabile. Sapete che sarà l’ultima ratio che vi resta per risolvere una situazione di grande pericolo, per voi e per altre persone eventualmente coinvolte. Vi hanno insegnato a leggere le situazioni di conflitto e di pericolo. Vi hanno insegnato a mantenere la concentrazione, a mantenere il sangue freddo. Attraverso la formazione, ne sono convinto, saprete affrontare con la giusta capacità di scelta anche le situazioni più difficili. Quelle che richiedono una decisione in pochissimi istanti. E sarete voi a scegliere l’opzione migliore, più adeguata, più proporzionata alla minaccia che vi si presenta davanti o al conflitto che sarete chiamati a risolvere. Con voi 20 giorni fa commentavo la decisione del Procuratore pubblico Moreno Capella di emanare un decreto d’abbandono nei confronti dell’agente della cantonale che 2 anni fa a Brissago si vide costretto a impugnare l’arma e a sparare, uccidendo un richiedente l’asilo di 38 anni. La perizia e le indagini, affidate agli specialisti della Polizia di Zurigo proprio per essere al di sopra di ogni sospetto, hanno appurato che quell’agente agì in modo proporzionato, corretto. A lui non si può imputare nulla. Una conclusione che riabilita l’agente, la modalità del suo intervento, ma che dà credibilità all’intero Corpo.
Una conclusione che dimostra inoltre l’alto grado di preparazione a cui gli agenti sono sottoposti. È notizia di pochi giorni fa: l’avvocato che fa gli interessi dei famigliari della vittima ha deciso di ricorrere contro la decisione del procuratore pubblico. Legittimo, anche se di fronte a queste tragedie ritengo che perseverare nel voler ottenere una ragione non concessa dopo un lavoro meticoloso di indagine può sfociare in un accanimento. In un impoverimento della credibilità.
Ma – lo sappiamo bene – il tentativo di delegittimare tutto i tutti per un mero interesse di parte è ormai sport nazionale. Lo dicevo già ai vostri colleghi lo scorso anno: se le vostre azioni saranno proporzionate alla situazione, sappiate che potrete sempre contare sul sostegno del Corpo, del Comandante e del sottoscritto. Siate coscienti che in un modo o nell’altro qualsiasi scelta che farete sarà importante e che dovrete sempre avere l’umiltà e l’intelligenza di lasciarvi guidare da chi ha più esperienza di voi. E qui mi ricollego al termine “maestro”: ecco, in questi mesi di scuola avete avuto diversi insegnanti che hanno dato il meglio per prepararvi ad affrontare un lavoro tanto affascinante, quanto di grande responsabilità. Ma al termine della scuola anche se non saranno più questi stessi docenti avrete sempre dei “maestri”: sono quei colleghi che giorno dopo giorno vi aiuteranno a crescere, a migliorare, ad affinare le vostre competenze personali. Non perdete mai l’occasione di imparare da loro. Fatene sempre tesoro e abbiate anche l’umiltà di vedere e riconoscere eventuali vostri errori. Solo così diventerete con il tempo non solo dei buoni agenti, ma degli eccellenti agenti e delle ottime persone. Abbiate sempre la consapevolezza di fare parte di un gruppo, di un team. Non per nulla si dice “Corpo di Polizia”. Dovrete sempre collaborare con i vostri colleghi. Oltre a essere il miglior sistema per risolvere un caso, per seguire un’inchiesta, è anche il miglior modo per crescere personalmente. Quest’arma che ricevete oggi non dovrà mai spaventarvi. Ma, come detto, aumenta la vostra responsabilità. Sono sicuro – e con me i vostri istruttori – che ne saprete fare l’uso migliore. Questa pistola vi assegna un nuovo status di fronte alle cittadine e ai cittadini. Siatene sempre coscienti. Siatene sempre responsabili, affinché in Ticino si possa continuare a fare una buona prevenzione, un’ottima repressione con i risultati positivi che stiamo raccogliendo in questi ultimi anni. Forza e coraggio! Con gli Auguri per gli ultimi mesi di formazione che vi vedranno spesso impegnati sul campo. Poi ci rivedremo il 28 febbraio per la cerimonia di fedeltà alla costituzione e alle leggi!