Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 16 ottobre 2019 de La Regione
Coordinatore/trice cantonale per la gestione del dossier
Tre papabili. Da cinquantatré, tante erano le candidature inoltrate alla scadenza del concorso, si è scesi, dopo una selezione basata sulla carta e una serie di colloqui, a tre profili.
Quelli che la Divisione della giustizia del Dipartimento istituzioni sta prendendo in considerazione per il posto di coordinatore/trice chiamato/a a gestire il dossier riguardante la violenza domestica in Ticino.
Un fenomeno – la violenza (fisica, verbale, psicologica) tra le mura di casa – che resta purtroppo di attualità e che vede vittime soprattutto le donne. Da qui l’idea del Dipartimento di dar vita a una figura istituzionale che sul tema collaborerà strettamente anche con la direzione della Divisione giustizia. Una collaborazione volta fra l’altro a realizzare un piano di azione cantonale per concretizzare e monitorare – indicava il bando di concorso pubblicato il 9 luglio – i vari progetti per l’attuazione della Convenzione di Istanbul su prevenzione e lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, così come delle normative federali in materia, fra cui la legge che intende rafforzare la tutela delle vittime e che dovrebbe entrare in vigore nel luglio dell’anno prossimo. I tre candidati (ci sono profili sia femminili che maschili) su cui si è concentrata l’attenzione della Divisione saranno ora sottoposti a degli assessment.
«Nella valutazione e nella scelta verrà coinvolto anche il Dipartimento della sanità e della socialità – dice, da noi contattata, Frida Andreotti, responsabile della Divisione giustizia –. Mi auguro che il Consiglio di Stato possa procedere alla nomina del coordinatore o della coordinatrice nel corso del mese di novembre». Il concorso si era chiuso il 23 luglio e più di cinquanta sono state le candidature. Diverse quelle di accademici. Chi con formazione in campo giuridico, chi in ambito sociale e chi in quello economico. Il/la coordinatore/trice dovrà pure partecipare «a commissioni cantonali e intercantonali, stilare rapporti e curare campagne di sensibilizzazione», ricorda Andreotti. A fine anno, intanto, scadranno i mandati dei membri del Gruppo cantonale di accompagnamento permanente in materia di violenza domestica: «Vorrei proporre – sostiene Andreotti – una composizione maggiormente rappresentativa degli enti che si occupano dell’argomento».