Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 21 settembre 2019 del Corriere del Ticino
Norman Gobbi ribadisce la necessità di risolvere la situazione dell’enclave: «Ma la soluzione ideale sarebbe far slittare l’entrata del paese nello spazio doganale europeo»
Secondo la portavoce del Gruppo residenti «i referenti sono e rimangono le istituzioni italiane»
Negli anni d’oro i campionesi l’avevano chiesta a gran voce per diventare una nuova Livigno (una zona extra-doganale con privilegi fiscali), ma ora rischia di costargli cara. Stiamo parlando dell’entrata nello spazio doganale dell’Unione europea prevista per l’enclave il 1. gennaio prossimo. Una novità che non preoccupa solo gli abitanti di Campione ma anche il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi che, qualche giorno fa, ha dichiarato come «l’annessione alla Svizzera sarebbe una soluzione dato che l’Italia non riesce a risolvere la crisi di Campione».
Una provocazione, ci conferma Gobbi, ma non solo. Il consigliere di Stato stava lavorando insieme ad esponenti del precedente Governo italiano per far slittare l’entrata nello spazio doganale e stipulare degli accordi con le aziende ticinesi fornitrici di servizi nell’enclave. Le discussioni però si sono interrotte con lo stravolgimento politico a Roma.
E adesso? Gli scenari – spiega Gobbi – sono tre: l’entrata di Campione nello spazio doganale UE fra tre mesi, la sua posposizione accompagnata da accordi ad hoc per garantire la funzionalità del paese e il processo di adesione alla Svizzera. «L’ideale – continua – sarebbe il secondo perché ci permetterebbe di regolamentare i servizi gestiti da aziende ticinesi».
Via la targa rossocrociata
Senza accordi, ad esempio, rifiuti e acque luride di Campione dovranno essere portati oltre confine per lo smaltimento. Le auto, che oggi hanno targa svizzera, dovranno essere esportate e immatricolate in Italia. A preoccupare Gobbi è anche la sicurezza. «Con la crisi, a Campione sono rimasti pochissimi agenti di polizia e la situazione potrebbe favorire il proliferare di attività illegali». Siamo pronti ad avere una dogana all’entrata del paese, ma senza accordi sarà dura. È qui che entra in gioco l’ipotesi adesione. «È l’ultima opzione, ma è un’opzione ed era già stata avanzata Berna dal deputato Marco Romano (e anche il consigliere federale Ignazio Cassis aveva definito immaginabile una Campione svizzera, n.d.r.). «Nel rispetto del principio di autodeterminazione, la volontà deve partire dai residenti e una petizione in questo senso era stata lanciata». La raccolta firme era partita nel 2018 come provocazione e poi ritirata. In pochi giorni aveva raccolto centinaia di adesioni, a dimostrazione che il tema non lascia indifferenti gli abitanti dell’enclave.
Quella di Gobbi è una posizione che stride con quanto urlato a gran voce da Lorenzo Quadri sul leghista Mattino della domenica. «Io non sono a capo del mio partito e ragiono come direttore del DI – risponde – e come tale sono preoccupato per la situazione che si verrebbe a creare con l’entrata nello spazio doganale UE senza accordi. In ogni caso, l’adesione non sarebbe un regalo all’Italia ma un tentativo di risolvere un problema».
Almeno attira l’attenzione
Non si potrà mai dire che le esternazioni di Gobbi non siano servite a nulla. «Nel bene o nel male quelle dichiarazioni sono riuscite ad attirare nuovamente l’attenzione su una situazione drammatica che da oltre un anno si sta trascinando», dice Caterina Ferrari, portavoce e del Gruppo residenti di Campione d’Italia: «Nel bene o nel male quelle dichiarazioni sono riuscite ad attirare nuovamente l’attenzione su una situazione drammatica che da oltre un anno si sta trascinando». Perché «quella che per qualcuno può essere una semplice boutade destinata a creare un polverone, ha sollevato la questione di un vuoto politico che oltre a gravare sulla vita di un’intera comunità ha anche provocato la perdita di un’ingente somma di denaro pubblico». Per quanto grati alla Svizzera, per i residenti «i referenti sono e rimangono le istituzioni italiane» con cui il Gruppo «è in stretto contatto».