Opinione pubblicata nell’edizione di mercoledì 22 maggio 2019 de La Regione
E fanno cinquanta! Tanti sono gli incontri della Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni. Istituita nel 2008 dal Consiglio di Stato, ha l’obiettivo di essere strumento permanente di contatto reciproco, destinato ad assicurare legittimità ai progetti che coinvolgono entrambi i livelli istituzionali. A partire dal 2012 la Piattaforma prende decisioni di per sé non vincolanti, ma che servono per orientare l’operato del Consiglio di Stato e dei Municipi. Quindi con una funzione determinante per l’impostazione politica dei temi condivisi.
Oggi la piattaforma serve per affrontare in modo bilaterale, snello e trasparente anche tutti i principali aspetti che si vogliono approfondire e risolvere con la Riforma Ticino 2020. Una riforma che proprio a partire dal 2020 proporrà una serie di cambiamenti nei compiti dei Comuni e del Cantone e nei flussi di carattere finanziario tra i due livelli istituzionali. Il tutto dovrà passare pure da una riorganizzazione dell’amministrazione sia cantonale sia comunale, con l’obiettivo ultimo di migliorare lo Stato nel suo complesso, e dare ai cittadini servizi migliori, a un costo inferiore.
Vedo due fattori che potrebbero da un lato facilitare la Riforma e dall’altro invece porre qualche freno, che sarebbe bene smollare subito. Iniziamo dal punto di forza: oggi sia la gran parte dei Comuni sia il Cantone hanno ritrovato una buona forza finanziaria. E non è cosa da poco avere una stabilità nei conti quando si vogliono proporre cambiamenti. Soprattutto se tale stabilità si manifesta su entrambi i versanti. I conti dei Comuni nel 2017 (sono quelli definitivi quindi si possono fare ragionamenti precisi, ma – seppur non ancora tutti conosciuti – anche quelli per il 2018 attestano un risultato altrettanto positivo) mostrano un avanzo di gestione corrente di 17,2 milioni di franchi, con un grado di autofinanziamento superiore al 100% che ha permesso di finanziare interamente gli investimenti. Nel 2017 è cresciuto il tasso di ammortamento, fissandosi sopra il 10%, ossia superando abbondantemente l’asticella minima dell’8% prevista dalla LOC. Nello stesso anno il numero di Comuni che hanno chiuso con un risultato negativo era una minoranza (39 su 127) per un totale di disavanzi di 7,3 milioni di franchi, mentre gli altri 88 Comuni hanno presentato un avanzo complessivo di 24,6 milioni di franchi.
La situazione del Cantone – e qui possiamo già considerare il consuntivo del 2018 – propone, come è noto, un altrettanto favorevole quadro: l’utile d’esercizio è di 137 milioni di franchi. Già nel 2017 il Cantone aveva presentato un risultato con cifre nere (+80 milioni).
Ecco quindi che Comuni e Cantone non hanno l’acqua alla gola e la volontà di ridefinire la ripartizione dei compiti e i conseguenti flussi può decisamente prendere fiato. La ricerca delle migliori proposte verrà facilitata, perché le scelte possono essere determinate in base alle reali opportunità che non alle disponibilità meramente materiali.
Se lo spirito-guida è e rimane quello di ripristinare un sistema istituzionale performante, lineare e trasparente, che rafforzi la capacità di azione soprattutto a livello locale. Un percorso privo di ostacoli? Assolutamente no! Vedo qualche possibilità di sgambetto da parte dei partiti, soprattutto perché il 2020 sarà anno di elezioni comunali. Una spada di Damocle che spero venga del tutto rimossa, proprio in considerazione dell’importanza degli interventi che si concorderanno tra il Cantone e i Comuni. La situazione è molto favorevole: dobbiamo saperne approfittare. La Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni, già a partire da questo cinquantesimo incontro, avrà ancora di più il compito di cogliere il centro del bersaglio.