Il Ticino vuole restare armato: suo l’unico no al referendum “restrittivo”

Il Ticino vuole restare armato: suo l’unico no al referendum “restrittivo”

Da www.ilgiorno.it edizione Como

La Svizzera ha deciso di adeguarsi all’Europa, nel Cantone vince il no

Anche la Svizzera ha deciso simbolicamente di deporre le armi. Il popolo più neutrale al mondo, ma questo non significa pacifista, ha infatti approvato la riforma con cui la Confederazione ha accolto le restrizioni alla commercializzazione delle armi da guerra richiesta dall’Ue. Hanno votato sì alla riforma 1.501.485 svizzeri mentre i contrari sono stati 854.528, il 63,73% della popolazione e tutti i Cantoni tranne il Ticino dove il no ha vinto con il 54,50%. Non è un caso che proprio al confine con l’Italia è nata la Comunità di interessi del tiro svizzero che pochi mesi fa, in tempo record, ha raccolto 250mila firme per indire il referendum caldeggiato anche da molti partiti anti Ue, in particolare la Lega dei Ticinesi.

«Grazie ai ticinesi per aver difeso le nostre libertà – ha dichiarato consigliere di stato Norman Gobbi, tra i leader della Lega dei Ticinesi, pochi minuti dopo la pubblicazione dei risultati – si tratta di un gesto gesto di alto valore politico.
Solo il Ticino ha avuto la forza di opporsi al diktat dell’UE, mentre il resto della Svizzera ha dato seguito al mainstream politico e mediatico che vuole soggiogarci e arrendersi alle pressioni di Bruxelles. Continuiamo a impegnarci per mantenere il nostro Paese libero e sovrano». Niente di sorprendente rispetto alle dichiarazioni anche più radicali dei tanti leader sovranisti che, a differenza di Gobbi, sono alla ricerca di un seggio a Strasburgo.

Non ha dubbi sul fatto che il voto dei ticinesi sia stato contro l’Unione Europea più che a favore delle armi il consigliere nazionale elvetico Lorenzo Quadri, anche lui espressione della Lega dei Ticinesi. «I ticinesi non si sono fatti turlupinare dalle notizie false e i ricatti dei partiti e hanno asfaltato l’ennesi tentativo dell’Ue di comandare a casa nostra – spiega – Il voto sulle armi è un contro contro Bruxelles in vista delle prossime votazioni su temi di grande importanza per i rapporti tra il nostro Paese e l’Ue». Per fortuna il resto della Svizzera ha scelto una linea più accomodante e non solo sulle armi visto che si votava un secondo referendum, molto caldeggiato da Bruxelles, per sopprimere i privilegi fiscali accordati a holdig e altre imprese straniere che hanno solo una sede fiscale o amministrativa nella Confederazione. Gli utili di queste 24.000 società erano finora esentati da imposte cantonali oppure tassati con aliquote inferiori a quelle delle aziende effettivamente attive sul territorio elvetico. Per evitare un esodo di queste imprese, quasi tutti i Cantoni hanno già deciso di ridurre le aliquote fiscali applicate, d’ora in poi, a tutte le società con sede in Svizzera. In cambio Bruxelles non metterà in discussione gli accordi che consentono accesso paritario all’area Schengen.