13 gennaio 2019
– Fa stato il discorso orale –
Gentili signore, egregi signori,
vi saluto a nome del Consiglio di Stato, che oggi, in questa occasione di festa, mi pregio di rappresentare.
Prima di tutto… Buon compleanno! Spegnere 70 candeline vuol dire tagliare un traguardo importante e anche ricordare nel modo opportuno le centinaia di persone che in questo periodo si sono messe a disposizione della collettività di Canobbio. Ringrazio quindi i consiglieri comunali di oggi e rivolgo un pensiero di grande gratitudine anche a chi ha svolto con dedizione questo compito in un passato più o meno recente.
Cosa significa essere “consigliere comunale”? Tante cose. Prima di tutto, personalmente lo considero un atto di vera e propria generosità nei confronti dei propri concittadini, ai quali si consacrano tempo ed energia nell’ottica di garantire una crescita armonica e coerente del Comune di appartenenza. Lo è ancora di più in un’epoca come la nostra, caratterizzata da una certa disaffezione alla cosa pubblica e dalla tendenza a non partecipare attivamente alla vita politica locale. Il consigliere comunale ha quindi tutta la mia stima: la vitalità, l’intraprendenza e il dinamismo di un Comune dipendono anche moltissimo da lui. In ogni angolo del nostro Cantone ci sono ovviamente delle belle eccezioni, ma la realtà ci mostra quotidianamente quanto non sia affatto semplice trovare persone disposte a mettersi in gioco e ad esprimere pubblicamente opinioni, progettualità, critiche e idee. Essere “consigliere comunale” sottintende pertanto una profonda passione (spesso ereditata da un famigliare), un elevato entusiasmo e la volontà di attivarsi per gli altri e, di riflesso, per il proprio Comune. Con la carica di consigliere ci si prende a carico una grande responsabilità: si diventa infatti il rappresentante dei cittadini nell’organo legislativo comunale, si assume un delicato ruolo a nome di chi ha avuto fiducia in te, votandoti, ma anche di chi ha scelto altri candidati. Si rappresenta un partito o un movimento, certo, ma soprattutto si entra a far parte del “meccanismo comunale”.
Per chi è attivamente interessato alla vita del proprio Comune, si tratta del primo passo nella politica attiva: un passo che potrebbe anticiparne altri e che potrebbe condurre a livelli politici superiori. Essere “consigliere comunale” significa quindi anche intraprendere un corso formativo, una sorta di apprendistato, una “carriera”: da qui la necessità di essere persone aperte, propositive, collaborative, ma anche informate, proattive e interessate a ciò che le circonda. Buoni consiglieri comunali costruiscono, assieme a buoni municipali, un Comune altrettanto buono, dinamico e moderno. I buoni consiglieri comunali sono sempre anche dei buoni cittadini, il che garantisce un valore aggiunto significativo e di qualità all’intera comunità.
Il Consiglio comunale è la palestra ideale del dibattito politico: qui – in uno dei tre livelli costituzionali della nostra Confederazione – si apprende il confronto con gli altri, la difesa delle proprie idee e il sostegno delle proprie tesi. Si impara l’arte e la bellezza del dialogo. Si apprende il valore della collaborazione, tanto con il Municipio, quanto con i colleghi, le autorità cantonali, i cittadini, i Patriziati, le Associazioni e via dicendo. Il tutto secondo regole stabilite che, nel caso specifico, si basano – come ben sapete – sulla Legge organica comunale.
Negli anni il Comune ticinese ha mutato radicalmente volto. Focalizziamo la nostra attenzione su quanto è accaduto soltanto negli ultimi 20-25 anni: in questo lasso di tempo relativamente breve, la mappa dei Comuni è stata ridisegnata in ossequio alla visione cantonale della politica aggregativa e dei suoi obiettivi a medio-lungo termine che ha quale perno centrale la rivitalizzazione e l’attribuzione al Comune di maggiore autonomia. Stiamo assistendo a varie trasformazioni, che hanno mutato le realtà locali e che possono essere riassunte attraverso alcune cifre significative: all’inizio del millennio i Comuni erano 245, ora sono 115 e in un futuro non lontano il loro numero potrebbe scendere a 107; nel 2000 la popolazione media era di poco superiore ai 1’200 abitanti, mentre oggi se ne contano quasi 3’100; le risorse fiscali medie pro capite sono passate da 3’397 a 4’129 franchi. Cambiamenti macroscopici che stanno interessando tutto il nostro Cantone e ai quali assisteremo anche in futuro, così come indicato nel Piano comunale delle aggregazioni (PCA). Confermo anche in questa sede che niente verrà imposto dall’alto e che ogni e qualunque progetto dovrà giocoforza partire “dal basso”, quindi dalla volontà politica locale. Il che garantirà la creazione di Comuni forti e di un Ticino ancora più performante, a tutto vantaggio – se vogliamo ulteriormente ampliare il discorso – del nostro amato Federalismo, la cui struttura è retta proprio da una solida tradizione ancorata alla popolazione.
Insomma, molto è cambiato. Ma le caratteristiche elettive del consigliere comunale o, più in generale, dell’uomo politico, non hanno per nulla perso il loro significato originario: senza passione, generosità ed entusiasmo non si andava molto lontano 70 anni fa come non si va da nessuna parte ai nostri giorni. Aggiungo un’ultima parola: orgoglio. Siate sempre orgogliosi di quanto fate! Difendete con convinzione e coraggio le vostre idee, ma siate anche pronti a modificare la vostra opinione, aprendovi – se del caso – a soluzioni alternative.