La strada indicata dal PCA è quella giusta
Quanto sono importanti i Comuni all’interno del “sistema Cantone”? Tanto, tantissimo, ed è quasi inutile ricordarlo. Migliori e meglio gestiti sono gli enti locali, migliore sarà il Cantone nel suo insieme. Diventa quindi preponderante stabilire rapporti costruttivi e dinamici tra le parti, nell’ottica, appunto, del benessere generale. Uno slogan legato al tema? Direi: “Un Cantone più forte e più dinamico grazie a Comuni più forti e più dinamici”. Stiamo lavorando da anni a un obiettivo che deve coinvolgerci tutti, ognuno nel suo ruolo, ognuno con le proprie competenze: non vedo una via alternativa per costruire una società che possa fregiarsi di enti strutturati e solidi, che garantiscano al cittadino l’erogazione dei necessari servizi attraverso la saggezza di chi conosce bene il suo “mestiere” e investimenti oculati, ma anche coraggiosi. Stiamo lavorando per costruire un Ticino più snello e performante, solido e propositivo. Lo stiamo facendo anche e soprattutto attraverso il Piano cantonale delle aggregazioni, basato su visione che a medio-lungo termine potrebbe condurre a un Ticino composto da 27 Comuni. Il trend non è locale, bensì federale, basti pensare che in un lasso di tempo piuttosto contenuto, il numero dei Comuni svizzeri è passato da oltre 3’000 a 2’222. Cifre significative. Come accennavo in apertura, nel nostro Cantone il percorso è iniziato di fatto alla fine degli anni ’90 con il lancio della politica aggregativa cantonale. Essa ha da subito puntato sul coinvolgimento dei Comuni stessi e pertanto dei cittadini, chiamati attraverso il voto a decidere del destino del proprio ente locale. Il PCA non è una riforma imposta dall’alto, ma punta molto sulla condivisione, dando spazio alle iniziative che provengono dal basso e che spesso si rivelano solide e con un forte consenso.
Efficienza al servizio del cittadino
La realtà comunale ha subito profonde trasformazioni nell’ultimo ventennio. Nonostante ciò, mantiene sempre un ruolo determinante: è l’ente locale di prossimità, quello più vicino alla popolazione. In questi anni stiamo assistendo alla rapida trasformazione della società e dei cittadini che la compongono: cambiano le abitudini, si moltiplicano le sollecitazioni e aumenta costantemente la varietà dei problemi da affrontare e risolvere. Se vogliamo che il “sistema Ticino” funzioni, occorre dunque che ogni Comune si impegni a fornire prestazioni di qualità e a soddisfare i bisogni dei cittadini.
Rapporti e competenze ben definiti
Il Comune di domani sta quindi prendendo forma, grazie anche al citato Piano cantonale delle aggregazioni e alla riforma Ticino 2020 che intendono riorganizzare non solo la geografia locale, ma anche i compiti e i flussi dei vari livelli istituzionali. La strategia è chiaramente data: si tratta di rivedere i rapporti di competenza e i flussi finanziari fra Cantone e Comuni secondo criteri di efficienza ed efficacia. Una gestione dell’autonomia comunale che poggia su questa robusta impalcatura necessita di procedure e strumenti democratici che responsabilizzino gli amministratori comunali e li orienti correttamente nella presa di decisioni. Il ripensamento dei meccanismi (regole e procedure) di funzionamento politico e amministrativo del Comune permetterà di migliorare il processo decisionale, ottimizzare l’erogazione dei servizi pubblici e verificarne la realizzazione e l’adeguatezza nel tempo. Detto in altre parole, si tratta di dotare il federalismo di Comuni sempre più “funzionanti” e “funzionali”, che sappiano conservare – se non addirittura accrescere – l’elevato standard di servizi garantiti ai cittadini. Ed è un ragionamento che vale nelle valli come nei centri urbani, senza distinzioni geografiche, territoriali o dimensionali.