Dal Corriere del Ticino | Insegnamento dell’italiano e inserimento professionale i cardini della nuova strategia – Norman Gobbi: «A priremo un portale contro la radicalizzazione»
Nessuno stravolgimento ma, per dirlo con le parole del delegato cantonale per l’integrazione Attilio Cometta, «un miglioramento della qualità». Questo è il succo del secondo Programma cantonale d’integrazione (PIC) per il periodo 2018-2021. A presentarlo, oltre a Cometta, il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi e il presidente del Governo Manuele Bertoli. Ed è proprio nella maggiore collaborazione tra le autorità – cantonali e locali – che si articola il secondo PIC, lavorando sulle fondamenta già gettate con il precedente programma. Tra gli aspetti centrali spiccano un miglioramento dell’insegnamento dell’italiano e delle misure volte alla formazione professionale degli stranieri. «L’integrazione è uno degli strumenti più efficaci a disposizione delle Autorità cantonali per contrastare la radicalizzazione», ha ricordato Gobbi, che ha inoltre annunciato la creazione di un portale dedicato proprio a questo tema. Nella rivista FORUM viene inoltre presentato un bilancio del primo PIC, con uno sguardo sulla storia della migrazione e il suo ruolo nell’economia.
Estendere le collaborazioni tra i Dipartimenti e con i Comuni, migliorare la qualità dell’insegnamento della lingua italiana e puntare maggiormente sull’inserimento professionale soprattutto nell’ambito dell’asilo. Questi sono i tre punti cardine su cui il Canton Ticino intende puntare nel nuovo Programma di integrazione degli stranieri (PIC 2). Dopo l’esperienza maturata con il primo PIC, introdotto nel 2014 e che scadrà appunto alla fine del 2017, i consiglieri di Stato Manuele Bertoli e Norman Gobbi , insieme al Delegato cantonale per l’integrazione Attilio Cometta , hanno presentato il programma per il quadriennio 2018-2021. Come il precedente, esso prevede la promozione dell’integrazione – come deciso dalla Confederazione – nell’ambito delle strutture ordinarie (ad esempio la formazione, la sanità, la socialità, il mercato del lavoro) e si fonda su tre pilastri fondamentali: l’informazione e la consulenza, la formazione e il lavoro e, infine, la comprensione e l’integrazione sociale. «È fondamentale possedere un programma di questo tipo – ha spiegato Bertoli – sia per le persone che devono essere accolte e accompagnate, sia per la nostra società». E il DECS, come ha ricordato il suo direttore, è particolarmente coinvolto poiché si occupa dell’insegnamento dell’italiano, che con il PIC 2 viene potenziato e della formazione professionale. Tra le novità che partiranno dal 2018 vi sarà infatti un pre-tirocinio, volto ad aiutare tutti quei ragazzi che non hanno più l’età per affrontare la scuola dell’obbligo ma che allo stesso tempo non sarebbero in grado di intraprendere subito un apprendistato. In questo modo vengono preparati al tirocinio e indirizzati verso le professioni più richieste dal mercato del lavoro.
Prevenire le minacce
Ma sebbene il PIC coinvolga il lavoro di tutti i Dipartimenti – ad esempio anche il DSS per ciò che concerne la salute e la socialità – quello maggiormente toccato è il Dipartimento delle istituzioni attraverso il Servizio per l’integrazione degli stranieri. «Il PIC – ha affermato Gobbi – si rivolge in particolare al 6% della popolazione, ossia persone che provengono da Stati terzi o da altri continenti, realtà molto diverse dalla nostra». E l’integrazione «è uno degli strumenti più efficaci a disposizione delle Autorità cantonali per contrastare la radicalizzazione e prevenire la minaccia terroristica», ha aggiunto Gobbi, che ha poi comunicato che le Istituzioni intendono creare un portale online di prevenzione contro le radicalizzazioni e gli estremisti violenti in collaborazione con il Centro intercantonale d’informazione sulle credenze di Ginevra. Una piattaforma su cui gli esperti potranno confrontarsi e scambiarsi esperienze e consigli utili anche per risolvere casi concreti. Più in generale, invece, Gobbi ha illustrato gli obiettivi del Governo nell’ambito dell’integrazione degli stranieri per la legislatura in corso: promuovere la conoscenza dell’identità culturale ticinese, attualizzare le procedure di accoglienza per i richiedenti l’asilo allineando il DSS e le Istituzioni, migliorare la salute in senso lato delle popolazioni migranti, definire una strategia per i minorenni non accompagnati e favorire l’integrazione e l’accoglienza attraverso il coinvolgimento di comunità locali, associazioni, parrocchie e, non da ultimo, i Comuni.
Parola d’ordine mediare
E proprio gli enti locali sono centrali nella presa a carico degli stranieri. «Alcuni Comuni fanno tantissimo altri meno», ha precisato Cometta. «Ma tutti vanno sostenuti nel loro compito di promozione dell’integrazione. Ciò che abbiamo notato in questi tre anni è che molti migranti conoscono bene i propri diritti, ma non così bene i propri doveri». Cometta ha poi precisato che «il programma è rimasto sostanzialmente invariato, si è trattato soprattutto di migliorare nella qualità». Nell’ambito delle numerose misure del PIC 2 – un documento di una cinquantina di pagine – il Governo ha ad esempio deciso di proseguire con l’attività di prevenzione e sensibilizzazione contro il matrimonio forzato, portato avanti dal progetto PRECOFO. E vi è anche l’intenzione di aprire due sportelli per aiutare e sostenere le attività e promuovere i progetti delle realtà associative e delle comunità che si occupano appunto di integrazione. «Vogliamo anche proporre ai Comuni una formazione specifica in specialista dell’integrazione perché spesso mancano le competenze. È inoltre previsto un aiuto finanziario». Un miglioramento è pure previsto nella prevenzione della discriminazione nei luoghi di lavoro e si intende proseguire e sviluppare il Centro di consulenza e prevenzione contro il razzismo. Centrale è poi la sensibilizzazione delle strutture ordinarie sull’importanza della mediazione culturale e dell’utilizzo di interpreti. Al proposito Cometta ha citato l’esempio della scuola: «Ci sono genitori che non conoscono la lingua e c’è chi non partecipa alle riunioni con i docenti perché non capisce quello che viene detto. In questo senso è importante promuovere l’uso di mediatori e interpreti per facilitare il contatto tra i genitori e la scuola». E proprio nell’ambito dell’integrazione sociale Cometta ha sottolineato come dal 2014 la richiesta di interpreti sia notevolmente aumentata: «Nel 2017 gli interpreti e i mediatori hanno prestato alle strutture ordinarie 65.000 ore di lavoro, mentre nel 2014 erano 2.000».
Infine, ad avere un ruolo nell’integrazione è anche la radiotelevisione pubblica. Il responsabile dell’attualità regionale della RSI Massimiliano Herber ha presentato una nuova app per smartphone, Together, con la quale è possibile conoscere e scoprire la Svizzera attraverso un quiz.