Dal Corriere del Ticino | I favorevoli al compromesso chiedono di rafforzare l’attuale insegnamento trasversale Siccardi: «Il rischio è di farla sparire» – Pelli: «Perplesso dall’opposizione della scuola»
Per motivare le ragioni del sì, il fronte a sostegno della soluzione di compromesso sull’insegnamento della civica – in votazione il 24 settembre – ha scelto l’immagine della marmellata pronta per essere distribuita sul pane. «Più la si spalma, più diventa sottile, tanto da rischiare di sparire» ha affermato ieri a Bellinzona Alberto Siccardi, primo firmatario dell’iniziativa popolare «Educhiamo i giovani alla cittadinanza (diritti e doveri)» a partire dalla quale il Gran Consiglio ha elaborato la modifica di legge sulla quale saranno chiamati a esprimersi i cittadini. L’obiettivo è dunque quello di rafforzare un insegnamento che attualmente è sì affrontato, ma trasversalmente all’interno di più materie. «Non ci pentiamo di aver portato il tema al voto» ha chiarito Siccardi, facendo riferimento alla decisione di non ritirare l’iniziativa nonostante la condivisione del compromesso accolto in Parlamento e pronto a essere attuato da DECS e Governo. Il motivo? «Temevo che ritirandola potesse fare la fine dell’iniziativa popolare lanciata nel 2000 e poi ritirata dai Giovani liberali, a cui era stato promesso un’insegnamento della civica in più materie. Cosa di fatto non riuscita» ha proseguito il promotore. Sui potenziali rischi di un no popolare Siccardi ha quindi ammesso: «Abbiamo corso il rischio, ma è vero: non mi aspettavo una resistenza così marcata da parte degli insegnanti. La speranza e la pretesa è che aver discusso talmente della civica porti in ogni caso la scuola a iniziare a insegnarla».
Sulla battaglia condotta dal mondo magistrale si è soffermato anche il già consigliere nazionale liberale radicale Fulvio Pelli. «Questa pesante opposizione di una sorta di establishment scolastico mi lascia perplesso e mi infastidisce. Sembra quasi proibito proporre un metodo d’insegnamento diverso. E forse una parte dell’opposizione va ricondotta proprio alla difficoltà nell’insegnare la civica. Anche per questa ragione ritengo necessari degli specifici corsi per i docenti». Pelli ha quindi parlato di «una scossa che ci vuole e che l’iniziativa ha fornito», salutando positivamente la modifica della legge sulla scuola: «Bisogna fare qualcosa di fronte alla scarsezza delle conoscenze civiche della cittadinanza». E se le dinamiche del dibattito pubblico sono state definite da Pelli «un po’ strane: tutti per la civica ma tutti contro l’iniziativa», i recenti ripensamenti in casa PS, PPD e PLR sono stati analizzati così: «Forse perché non sempre le decisioni prese vengono approfondite a sufficienza».
A elaborare il compromesso poi accolto in aula era stato il deputato della Lega e membro della Commissione scolastica Michele Guerra: «Una via terza, pragmatica a ragionevole che porta a un miglioramento dell’insegnamento della civica». Un insegnamento che, stando a un’indagine realizzata dal professore dell’Università di Friburgo Nicolas Schmitt, zoppica in tutta la Svizzera. «In tutti i Cantoni i poteri pubblici – ha indicato l’esperto – deplorano la mediocrità degli allievi in termini di conoscenze della civica, ma allo stesso tempo non si danno gli strumenti necessari alla scuola dove assistiamo a un insegnamento completamente trasversale che porta la materia a dissolversi. Ne consegue una visione pedagogica che non risponde alle esigenze politiche». Un quadro «in chiaroscuro» l’ha quindi definito il già direttore del Corriere del Ticino Giancarlo Dillena, che sul compromesso in votazione ha tenuto a ricordare «l’appoggio del Consiglio cantonale dei giovani, che per primi possono capire lo stato della situazione attuale». Facendo eco a Siccardi, Dillena ha quindi dichiarato: «La soluzione della marmellata è sbagliata».
Da parte sua il già consigliere nazionale PLR ed ex procuratore pubblico Luciano Giudici ha ricordato: «Non votiamo su una legge Siccardi ma su una modifica legislativa approvata dal Gran Consiglio che non stravolge l’insegnamento della civica. Anzi, questa potrà portare i giovani a interessarsi di più della politica, delle decisioni che interessano la società e soprattutto alla necessaria conoscenza dei meccanismi istituzionali del nostro Paese».
Bertoli e Gobbi – Il Consiglio di Stato e l’insolita scelta della libertà di voto
«Governo e Parlamento invitano a votare…». È la classica formula che si può leggere all’interno dell’opuscolo informativo. Non è però il caso per gli oggetti in votazione il 24 settembre, per i quali compare la sola indicazione del Gran Consiglio. «È stata fatta una discussione in Governo e si è optato per lasciare libertà di voto ai singoli membri» spiega il presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli. Una scelta rara negli ultimi anni. Perché? «Nel caso della civica – precisa – c’è stato un atto del tutto imprevisto e inusuale, ovvero la richiesta degli iniziativisti di voler andare al voto su un testo che senza la chiamata alle urne sarebbe entrato in vigore. In questo caso le cose cambiano e non si tratta più di confermare una posizione su un compromesso, perché per decisione degli stessi iniziativisti la questione è stata riportata a un livello più di principio. E allora a questo punto se i promotori vogliono andare al voto quando non è necessario, io da un lato posso dire in modo conseguente a quanto espresso in Gran Consiglio che siamo pronti a dar seguito al compromesso come “minore dei mali” e nonostante la direzione sia sbagliata. Ma dall’altro se ora ci si chiede di dire sì o no di principio io propendo per il restiamo dove siamo, naturalmente migliorando le cose come a suo tempo indicato dalla SUPSI». Si voterà però sul compromesso. «Ma lo si farà secondo una modalità non richiesta e non opportuna» ribadisce Bertoli: «La democrazia – sottolinea – si dà delle forme affinché vengano anche rispettate. E questa votazione non può essere tradotta in una sorta di plebiscito su qualcosa di già deciso. Questo aspetto ha avuto sicuramente un peso nella discussione in Governo».
Sulla scelta del Governo abbiamo contattato anche il consigliere di Stato Norman Gobbi: «C’è una bella differenza – spiega – tra il prendere posizione individualmente ed essere membro di un comitato. Nel pieno rispetto del principio di collegialità, insieme ai miei colleghi, abbiamo deciso di lasciare libertà d’espressione a ognuno. È raro, ma può accadere. Per quel che mi concerne sono a favore dell’inserimento della civica nel piano orario della scuola obbligatoria e in quella postobbligatoria, pertanto ho deciso di dire la mia in articoli di opinione e interviste nonché – come capitato anche per altre votazioni – ho dato la mia disponibilità come “testimonial” a essere presente sul materiale informativo dei favorevoli».
(Articolo di Massimo Solari)