Dal Mattino della domenica | Il ministro della sicurezza Norman Gobbi analizza la situazione ticinese
La scorsa settimana si è aperta con il Gran Consiglio riunito in sessione plenaria a Bellinzona. Riflettori mediatici accesi sul cambio di presidenza. Tuttavia non è stato l’unico avvenimento degno di nota della giornata di lunedì. Infatti, anche se gli organi d’informazione non ne hanno dato grande risalto, il nostro Parlamento ha tra le varie trattande approvato il credito per il servizio di sicurezza nel centro unico temporaneo per migranti in procedura di riammissione semplificata di Rancate. Questo – lo ricordo – è il nome completo del luogo, dove i migranti che giunti ai nostri confini e non intendono richiedere asilo sul nostro territorio vengono alloggiati. Ciò permette loro di rifocillarsi, riposare e lavarsi, nel caso in cui le autorità italiane, con le quali, lasciatemelo dire, collaboriamo ottimamente, non abbiano la possibilità di riammetterli in Italia prima della chiusura notturna dei loro uffici.
Il centro di Rancate
Una struttura che il Cantone lo scorso anno, su impulso mio e del mio Dipartimento ha creato per gestire il grande numero di afflussi alla frontiera sud del nostro Paese. Anche il Gran Consiglio quindi, approvando la richiesta del Governo, ha riconosciuto l’importanza del centro. Perché è chiaro: la situazione sui confini ticinesi e la pressione da parte di migranti alla frontiera sud, indipendentemente dal fatto che vogliano chiedere asilo alla Svizzera o che il loro interesse per il nostro Paese sia confinato al transito verso altre nazioni del Nord Europa, non è per nulla paragonabile agli altri Cantoni svizzeri. Una decisione che premia gli sforzi del Consiglio di Stato e del mio Dipartimento in particolare.
La situazione attuale
Già, ma come è la situazione al momento attuale? Le cifre pubblicate dalle Guardie di confine confermano la tendenza già sottolineata anche dalla Segreteria di stato della migrazione: al confine sud le richieste d’asilo sono diminuite, mentre a livello nazionale si registra il numero più basso di richieste dal febbraio 2011. Contemporaneamente aumentano rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le entrate illegali registrate nel nostro Paese alla frontiera ticinese con un incremento netto di oltre 300 arrivi illegali. Un dato significativo, che non può che farci mantenere alta la guardia perché l’estate in arrivo si preannuncia ancora una volta calda alle nostre latitudini.
Possibili evoluzioni
Non nascondo che personalmente ritengo importante capire cosa succederà nella vicina Francia nelle prossime settimane. Non bisogna escludere che dopo le elezioni presidenziali qualcosa potrebbe cambiare: vale la pena mantenere un occhio vigile sulla situazione francese. Dopo la sconfitta del Fronte Nazionale di Marine Le Pen alle urne non si può scartare l’ipotesi che la Francia si prepari ad attuare una strategia migratoria in linea con la politica “spalancatrice delle frontiere” attuata dalla Germania e fortemente voluta dall’Unione europea, di cui Macron è un fervente sostenitore. Potrebbero decidere di abbassare il blocco a Ventimiglia e, di conseguenza, incoraggiare la rotta italo-francese. Si tratta di una via facile da intraprendere e potrebbe divenire quella prediletta, dopo che da qualche anno è stata chiusa bloccando l’accesso a nord dei migranti in arrivo sul nostro continente. Uno scenario che potrebbe influenzare anche la pressione al confine ticinese. Questo potrebbe spiegare perché nonostante gli sbarchi sul Mediterraneo continuino, secondo fonti italiane, con numeri molto più alti rispetto agli stessi mesi del 2016, non si riscontra la medesima proporzionalità a Chiasso. Dove finiscono queste persone? Forse sono in attesa di capire cosa decideranno le Autorità francesi prima di intraprendere il viaggio verso il Nord Europa.
Ma noi, sempre e comunque, stiamo facendo i passi necessari per affrontare la situazione. E non a parole, ma con fatti, analisi, sforzi coordinati e la determinazione di tutti gli attori in gioco (che non smetterò mai di ringraziare). A livello cantonale, continuiamo a valutare e ad attuare tutte le misure necessarie. Mercoledì scorso si è tenuto un seminario al Centro di istruzione della Protezione civile di Rivera al quale hanno partecipato tutti i partner dello Stato Maggiore Cantonale di Condotta. Quest’ultimo, in una costellazione ad hoc, ha gestito i flussi dello scorso anno e si sta preparando a far fronte ai differenti scenari ai quali potremmo essere chiamati a rispondere fra un paio di mesi. E chiaramente non smetterò di concentrare i miei sforzi anche sul piano federale, poiché la Confederazione non deve sottovalutare alcun aspetto: perché ne va della sicurezza del Ticino e di riflesso di tutta la Svizzera!
Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni