Da Mattinonline.ch |
Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle Istituzioni, soddisfatto per l’approvazione di “Ticino 2.0”?
Direi proprio di sì. La proposta del Consiglio di Stato è stata fatta per rispondere a una richiesta che non è arrivata da un solo partito, bensì da tutta la fascia giovanile della politica ticinese. Una richiesta che è stata in seguito ponderata, tenendo conto di tutti gli attori coinvolti, portando una soluzione mediata rispetto alla loro proposta (le 3 di notte), ossia prolungando di un’ora l’orario di chiusura di esercizi pubblici e notturni il venerdì, sabato e prefestivi. Proposta che alla fine è stata approvata dal Gran Consiglio.
Dalla consegna delle firme alla votazione in Gran Consiglio i tempi sono stati ristretti. Quanto è stato importante dare ascolto e una risposta rapida ai giovani di tutte le forze politiche?
Come già detto, il fatto che la richiesta non venisse da un unico partito era esemplare di quanto la tematica fosse sentita dai giovani attivi nella politica ticinese. Giovani che sono in contatto quotidianamente con i propri coetanei e che vivono la realtà del nostro Cantone, e che ne percepiscono le necessità. Inoltre, dobbiamo pensare a promuovere un Ticino più turistico e al passo coi tempi e le abitudini dei clienti di oggi.
La misura è stata un “escamotage” come sottolinea Franco Celio (Plr), relatore di minoranza?
Non si tratta di un escamotage ma, anzi, è la dimostrazione di come si possa giungere a una modifica di legge in tempi brevi. Il Governo non è rimasto con le mani in mano e proponendo il compromesso delle 2 ha voluto rispondere alla richiesta delle giovani generazioni.
Che impatto concreto può avere sul turismo e sugli esercenti?
Sicuramente è una ventata di aria fresca, che permetterà di adeguare l’apertura di bar, ristoranti e discoteche alle necessità e alle abitudini attuali. Non si tratta di un cambiamento drastico, ma probabilmente darà qualche stimolo in più a chi ha la volontà di animare le serate del nostro Cantone. Inoltre, la possibilità di rilasciare permessi speciali di una durata massima di tre mesi per attività di esercizio pubblico, tipo il Mojito sul lungolago di Lugano, è una risposta alle mutate esigenze di consumo e alla promozione del periodo turistico a sud delle Alpi. Tutto ciò, sempre tenendo conto del rispetto della quiete pubblica.
Un gruppo di esercenti si vuole opporre alla misura, come valuta la loro presa di posizione?
La decisione di prolungare di un’ora l’apertura mi sembra un buon compromesso, che offre una possibilità ma che non è un obbligo per tutti. Infatti, gli esercenti sanno meglio di altri quando è interessante tenere aperto fino a tardi oppure chiudere prima. In tal senso, abbiamo anche snellito la burocrazia per le chiusure anticipate rispetto agli orari abituali del singolo ristorante o bar. In questo modo abbiamo risposto alla necessità di essere flessibili e non burocratici, richieste provenienti proprio dagli esercenti.
MS