Dal MDD l Il voto delle e dei Ticinesi di domenica scorsa, favorevole alla riduzione da 4 a 3 dei giudici dei provvedimenti coercitivi, è stato un segnale chiaro a sostegno delle scelte del Governo e del Parlamento nel programma di risanamento delle finanze cantonali. Quella dei giudici è stata la sola che toccava una riduzione nell’ambito della Giustizia ticinese, la quale dovrà affrontare la stessa sfida che attende tutta la pubblica amministrazione: fare di più con le stesse risorse.
Il fronte sindacale e della sinistra asseriva, durante la campagna sul referendum per la riduzione da tre a quattro dei giudici dei provvedimenti coercitivi, che si trattava di un risparmio minimo e che si sarebbe incrinata la garanzia dei diritti fondamentali a coloro colpiti da misure di privazione di libertà o interessati da procedimenti penali. Questo punto di vista è quello di un vecchio modo di pensare il funzionamento in generale della Pubblica amministrazione, che non mette in discussione il modus operandi e continua con la mortale affermazione “abbiamo sempre fatto così”.
La sfida che attende l’amministrazione pubblica, e quindi anche l’amministrazione della Giustizia, è saper affrontare l’evoluzione dei bisogni e del lavoro, rispondendo “presente!” e facendo fronte al lavoro con meno risorse o al maggior lavoro con le stesse risorse disponibili. Sono sforzi che dobbiamo compiere per non dilatare all’insostenibile – finanziariamente parlando – i costi dello Stato e delle sue prestazioni.
La Giustizia deve però operare secondo leggi, codici e codici di procedura, si potrebbe obiettare. Vero, ma in taluni casi le prassi instaurate potrebbero essere semplificate, grazie anche ai progetti che a livello intercantonale si stanno promuovendo per una sempre maggiore digitalizzazione del funzionamento della giustizia, sia civile che penale. A monte ci vuole una parziale riorganizzazione, che stiamo portando avanti con il progetto “Giustizia 2018”, che vuol rivedere organizzazione e funzionamento interno dei vari settori della magistratura. Inoltre, è auspicabile una collaborazione tra i vari settori della giustizia ticinese nel condividere risorse non utilizzate appieno.
Una sfida non facile da cogliere, ma che – di questi tempi – deve essere presa di petto da tutti gli attori in campo, con coscienza e responsabilità. Le spese dello Stato nei settori sensibili della socialità cresceranno in futuro, dovute in particolare a invecchiamento della popolazione, crisi economica e dumping salariale; di conseguenza, il “sistema Stato” deve saper far meglio con minori risorse in tutti i suoi settori di attività, Giustizia inclusa.
In conclusione, ringrazio le cittadine e i cittadini Ticinesi per il loro voto favorevole alla riduzione da 4 a 3 giudici dei provvedimenti coercitivi, per aver dimostrato un atto di fiducia nei confronti di Governo e Parlamento, lanciando così la sfida all’apparato statale del “saper far di più con meno”.
Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore DI