Dal Mattino della domenica | Permessi falsi, la rabbia del consigliere di Stato leghista Norman Gobbi – “Queste persone avevano un ottimo lavoro nell’amministrazione pubblica. Ma ne hanno abusato”
Continua a far discutere l’arresto di sei persone, accusate di corruzione nel rilascio di permessi di dimora a stranieri che non ne avevano diritto. Tra di loro, anche un collaboratore e due ex collaboratrici dell’Ufficio della migrazione, fondamentali per il perpetrarsi della truffa. L’inchiesta è in corso, tuttavia PS e PPD si sono subito scagliati contro il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi, chiedendo che sia convocato dall’Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio. Il Consigliere di Stato leghista però ha già dimostrato di essere il primo a voler andare a fondo in questa vicenda.
Norman Gobbi, per prima cosa: com’è in questo momento il clima all’interno del Dipartimento?
Sicuramente non è di quelli che uno si augura. L’ufficio della migrazione è uno dei servizi con un importante carico di lavoro (sono quasi 76’000 i casi trattati annualmente) soprattutto per l’introduzione di diverse misure con l’obiettivo di approfondire i casi particolari con la dovuta attenzione. Ma questo è un altro tipo di pressione, dato che un collaboratore è coinvolto in un’inchiesta del genere.
A questo proposito, come sono nati i primi sospetti che c’erano situazioni poco chiare all’interno della sezione?
Sono arrivate alcune segnalazioni da Oltregottardo la primavera scorsa: da lì sono partiti i primi controlli con la capo ufficio e abbiamo coordinato i lavori con polizia e Ministero pubblico per le verifiche del caso, che poi sono sfociate negli arresti di qualche giorno fa.
Un lavoro durato quindi quasi un anno: le persone arrestate sospettavano che c’erano indagini nei loro confronti? Era importante non fare trapelare nulla, quindi è stata prestata la massima attenzione. C’erano dei sospetti, ma l’inchiesta si è svolta nel massimo riserbo.
Come ha reagito quando è stato informato di questa situazione?
Innanzitutto ho lasciato lavorare gli organi preposti nelle indagini, assicurando la mia massima collaborazione e quella dei miei funzionari.
Più arrabbiato o più deluso?
La delusione comporta anche una percentuale di tristezza che non ho per persone che commettono questo tipo di azioni. Sono arrabbiato, e chi mi conosce sa che questo è solo un eufemismo: queste sono persone che hanno avuto la fortuna di lavorare all’interno dell’amministrazione pubblica, con condizioni lavorative che molti ticinesi si sognano. Hanno tradito la fiducia della cittadinanza e anche dello Stato, che ha pure accolto e naturalizzato uno dei coinvolti.
PPD e PS si sono subito scagliati contro di lei.
Evidentemente questo fa parte del gioco politico. Io sono il direttore del Dipartimento delle Istituzioni e la faccia la metto, con il sole e con la tempesta. E lo farò anche questa volta: non ho paura di prendermi le mie responsabilità. Vorrei però ricordare che da quando sono arrivato ho posto condizioni più rigide per l’assunzione di dipendenti del Dipartimento, a partire dal requisito della cittadinanza svizzera. Criterio che non ci preserva da situazioni di illegalità ma che può ridurle. Non avrei mai tollerato l’assunzione nel mio dipartimento di un cittadino italiano come invece avvenuto nel 2010.
Sempre i due partiti che l’accusano vogliono convocarla presso l’Ufficio Presidenziale del GC.
Sono pronto a rispondere, stiamo dimostrando piena trasparenza in questa vicenda. Voglio però far notare che finché ci sarà l’inchiesta penale in corso vige il segreto istruttorio che non permette di dire tutto ciò che sappiamo.
Ma è vero che c’è il caos del Dipartimento istituzioni?
Se fosse vero, a fronte dei 30 permessi rilasciati illegalmente di cui riportano i media non ci sarebbero state le revoche di 220 permessi lo scorso anno. Le misure di sicurezza sono cresciute rispetto agli altri cantoni e abbiamo dimostrato che i controlli ci sono e funzionano. Qui stiamo parlando di qualcuno che ha tradito la fiducia dello Stato agendo in maniera illegale. Non bisogna quindi relativizzare ma circoscrivere l’accaduto.
Ci saranno misure di controllo interne più severe nel controllo del personale?
Non voglio anticipare le ulteriori misure, ma è ovvio che questa situazione comporta anche riflessioni sul controllo del personale. Comunque l’arrivo del nuovo capo sezione Thomas Ferrari, già attivo in ambito bancario, ha portato una modalità di pensiero che negli istituti bancari è già ben sviluppata sull’analisi dei rischi e le valutazione delle varie situazioni. Assieme alla capoufficio Morena Antonini in questi mesi ha migliorato sensibilmente le misure organizzative interne e ho fiducia nel loro lavoro.
Vuole dire qualcosa alla popolazione?
Sicuramente questa storia non fa del bene all’Amministrazione pubblica e allo Stato, quindi dobbiamo riconfermare e ricostruire, con il lavoro che faremo nei prossimi mesi, la linea dura, proprio perché i nostri sforzi sono sempre volti ad aumentare la sicurezza interna e ad impedire l’arrivo di persone che non devono risiedere sul nostro territorio. Facciamo del nostro meglio per meritarci la fiducia di tutta la cittadinanza.
(Intervista di Mattia Sacchi)