Dal Corriere del Ticino | L’infuocata lettera di dimissioni inoltrata dal procuratore pubblico ha scatenato un’ondata di reazioni – Per Michele Foletti il magistrato non va sostituito – Ivo Durisch: «L’atteggiamento della Lega è pericoloso»
Si è scatenata la polemica attorno alle dimissioni del procuratore pubblico Nicola Corti , inoltrate lo scorso 22 dicembre con una lettera infuocata indirizzata all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio. Il primo politico a essersi espresso sulla vicenda è stato il leghista Michele Foletti , che aveva dichiarato che il pp «non va sostituito» e che «anche il settore della giustizia va razionalizzato». Parole che hanno suscitato reazioni tra i colleghi parlamentari: «È un attacco frontale della Lega alla giustizia, in un momento in cui il carico lavorativo aumenta. Mi chiedo dove viva Foletti», ha detto Raoul Ghisletta (PS) ai microfoni di Radio3i. La posizione di Foletti è stata difesa dal capogruppo della Lega Daniele Caverzasio , che da noi raggiunto ha sottolineato: «È un’occasione da cogliere per portare avanti una riflessione su un’eventuale riduzione. La riforma Giustizia 2018 è già in atto, meglio quindi attendere». Più cauto invece il capogruppo del PPD Fiorenzo Dadò : «È prematuro decidere se il pp Corti vada sostituito oppure no. La riflessione sui risparmi nella giustizia va bene, ma non penso che il Dipartimento debba intervenire sulla Magistratura, che fa già fatica a evadere gli incarti. Piuttosto si prenda in considerazione l’apparato burocratico. Inoltre, ritengo che l’Ufficio presidenziale debba convocare Corti per vederci chiaro». Il capogruppo del PS Ivo Durisch ha espresso preoccupazione: «La riduzione da 4 a 3 giudici dei provvedimenti coercitivi è già un segnale che si sta andando in questa direzione. La Lega ha da sempre puntato il dito contro la Magistratura, ma è un atteggiamento pericoloso. Se i chiari di luna sono questi bisogna aspettarsi delle riduzioni. Corti va sostituito». Più possibilista la posizione del capogruppo del PLR Alex Farinelli : «Di principio nessun settore dello Stato è intoccabile. Un ragionamento lo si può aprire, ma dire che Corti non va sostituito è prematuro. Non dimentichiamo che c’è la riforma Giustizia 2018: occorrerebbe prima avere il quadro complessivo sulla riforma. Insomma, non stiamo giocando: va affrontata una valutazione approfondita».
I passi della riforma
Ma a che punto è la riforma Giustizia 2018? Lo abbiamo chiesto alla direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti : «Stiamo lavorando sulle proposte dei Gruppi di lavoro e nel corso di quest’anno il Dipartimento presenterà alcuni messaggi: sulla riorganizzazione delle Giudicature di pace e del Tribunale d’appello, sulla revisione della Legge sugli onorari dei magistrati e affronteremo anche la riorganizzazione delle Autorità regionali di protezione, come pure quella del Ministero pubblico». Sul caso concreto, ossia la sostituzione o meno del procuratore dimissionario, Andreotti non si esprime, ma rileva come «nel contesto della riorganizzazione della Procura occorrerà valutare anche il fabbisogno reale di risorse, ritenuto come uno degli obiettivi della riforma sia quello di rendere il settore della giustizia più efficiente ed efficace».
Nomine: novità in vista
Ma il cantiere sulla riorganizzazione del potere giudiziario non è l’unico aperto: è infatti al lavoro la Commissione procedura elezione magistrati, incaricata di evadere gli atti parlamentari che chiedono appunto di revisionare il sistema di selezione e di nomina dei candidati. Sul tavolo vi è anche un messaggio governativo, che suggerisce l’adozione del modello federale con l’elezione dei giudici e dei procuratori pubblici sì da parte del Parlamento (come oggi) ma con una Commissione giudiziaria parlamentare competente per l’elaborazione delle candidature. «Si sta discutendo affinché si possa trovare una soluzione di compromesso che vada bene almeno a una maggioranza», ha spiegato la presidente della commissione Sabrina Aldi . Stando a nostre informazioni si starebbe però profilando una maggioranza che non va nella direzione della proposta governativa. Sarebbe in fase di elaborazione un progetto di rapporto con relatore Maurizio Agustoni (PPD), che manterrebbe la situazione attuale con qualche piccola modifica. Si intende dare la possibilità alla commissione di esperti di avvalersi di altre figure professionali per valutare i candidati, quindi non solo strettamente sotto il profilo delle competenze giuridiche, ma valutando anche altre capacità, come ad esempio quella organizzativa e di lavoro sotto stress.
Il clima di lavoro
Sul tono polemico delle dimissioni di Corti il procuratore generale John Noseda , da noi risollecitato, ha preferito non commentare l’accaduto. A uscire allo scoperto è invece il presidente del Consiglio della magistratura Werner Walser , che al Corriere del Ticino ha dichiarato: «Il settore della giustizia in genere, e così anche il ministero pubblico, funzionano bene. Va però tenuto conto che non si tratta di strutture statiche, perché la società e il sistema legislativo sono in perenne evoluzione, ciò che richiede continui aggiornamenti e adattamenti a nuove situazioni. Siamo quindi nelle condizioni di un cantiere sempre aperto, e possono sorgere a volte problemi, più o meno semplici da affrontare, e non sempre di facile soluzione. Nel rispetto dei suoi compiti istituzionali il Consiglio della magistratura segue quest’evoluzione per verificare l’esistenza di eventuali criticità e individuare possibili soluzioni: rinvio in tal senso, per quanto riguarda in particolare il Ministero pubblico, al rapporto del 30 giugno 2009 e ai rilievi contenuti nei rapporti annuali del Consiglio. In questo contesto, il consiglio terrà conto anche delle questioni sollevate dal pp Corti».
Sull’effetto delle esternazioni del dimissionario sul Ministero pubblico, Walser ha affermato che questo «è difficile da valutare. Va comunque tenuto conto che le stesse riflettono il suo personale punto di vista, che non può essere generalizzato e quindi non necessariamente avrà conseguenze rilevanti sul clima del Ministero pubblico».
L’INTERVISTA – Norman Gobbi
«Riflettiamo ma la critica è troppo forte»
Lei aveva sentore di questo disagio all’interno della Procura ?
«Quando un procuratore se ne va cerca di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Ci sono elementi su cui è giusto riflettere, ma ritengo siano state fatte critiche troppo forti sulla mancanza di indipendenza. Al proposito ricordo che i procuratori pubblici sono eletti dal Gran Consiglio e sulla loro attività si può esercitare unicamente un potere organizzativo e disciplinare. Quindi sta anche al magistrato saper fruire della piena autonomia e non subirla».
Fatto salvo il principio della separazione dei poteri, l’autorità politica cosa può o deve fare in queste situazioni?
«Situazioni di questo tipo servono proprio a rimettere in discussione l’organizzazione e le basi legali su cui sono strutturate. Nell’ambito di Giustizia 2018 abbiamo portato avanti una riflessione su come possa essere meglio strutturato il Ministero pubblico, anche alla luce del grande turn over dei magistrati, che non giova alla giustizia».
In magistratura ci sono sempre stati arrivi e partenze. Ma sembra che ci sia una sorta di accelerazione. C’è di che preoccuparsi?
«È chiaro che gli arrivi e le partenze non aiutano, soprattutto quando ogni magistrato lavora in modo autonomo. Con Giustizia 2018 stiamo valutando l’introduzione di un lavoro di squadra. È una possibilità su cui dobbiamo ancora confrontarci perché è un cambio di paradigma importante».
Il caso Corti è la punta dell’iceberg?
«Parlando con il procuratore generale, lui ha evidenziato che a volte ci sono problemi con alcuni procuratori, ma questo fa parte dell’organizzazione. Noi possiamo anche creare un sistema perfetto, ma alla fine sono gli esseri umani, con i loro pregi e i loro difetti, a gestire».
Sostituzione di Corti: è d’accordo con il leghista Michele Foletti che dice di non sostituire il partente dimissionario?
«Il Gran Consiglio è l’autorità di nomina e può decidere se sospendere la sostituzione. Ricordo però che al momento il numero di procuratori pubblici è fissato nella Legge sull’organizzazione giudiziaria. L’importante è che il buon funzionamento della giustizia sia assicurato».