Dal Giornale del Popolo | Dopo la tentata rapina a Monteggio e il traffico in tilt, la Regione Lombardia approva una mozione con cui si chiede di vietare la chiusura delle frontiere
Tutti contro la Svizzera. È stato unanime, ieri pomeriggio, il voto del Consiglio
regionale della Lombardia a favore di una mozione vertente su quanto capitato il 5 dicembre, dopo la fallita rapina alla Raiffeisen di Molinazzo di Monteggio, ovvero la chiusura dal versante ticinese dei valichi di frontiera, che ha causato code chilometriche, giacché l’orario del tentato assalto è coinciso con il rientro a casa dei frontalieri.
Marsico (FI): «Violato Schengen»
Il primo firmatario dell’atto parlamentare presentato al Pirellone è stato il varesino Luca Marsico (Forza Italia), il quale ha sostenuto che «attraverso l’approvazione di questo atto, il Consiglio regionale lombardo ha declinato un impegno preciso che va nella direzione dell’assoluta tutela degli oltre 60.000 lavorativi italiani frontalieri. È necessario infatti che non si ripetano azioni unilaterali da parte della Confederazione Elvetica in violazione del trattato di Schengen, oltre che lesive dei diritti dei lavoratori italiani». Delle parole per nulla tenere nei confronti delle autorità ticinesi, anche se, ha concluso Marsico, «auspico che per il futuro si possa giungere a una piena condivisione, evitando azioni, come quella di specie, non motivate né giustificate dalle norme come nel caso occorso lo scorso dicembre, che non presentava affatto minaccia grave per l’ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato».
Come detto, anche gli altri gruppi (PD, Lega Nord, Movimento 5 stelle) hanno appoggiato compattamente la mozione, che, rispetto al testo originale, è stata resa più stringente da un emendamento avanzato dai leghisti d’oltreconfine. Come ha proposto il consigliere del Carroccio Dario Bianchi, il testo approvato dalla Lombardia impone alla sua giunta di pretendere, tramite il Governo romano, spiegazioni formali dalla Svizzera, e, qualora queste spiegazioni non fossero ritenute pertinenti, di chiedere il deferimento della Confederazione di fronte al Comitato esecutivo di Schengen, per violazione dei trattati. Oltretutto il leghista ha chiesto che «vengano riconosciuti formalmente da parte elvetica i danni causati ai nostri cittadini». Inoltre va detto che anche la giunta regionale, per bocca dell’assessora Francesca Attilia Brianza (Lega Nord), ha appoggiato la mozione. La rappresentante dell’Esecutivo in particolare ha sostenuto che «c’è stato sicuramente un disagio, causato anche dalla coincidenza col rientro dei frontalieri proprio a quell’ora, ma è un disagio che noi non giustifichiamo». L’esponente della giunta ha affermato anche che, a suo avviso, il Centro di cooperazione di polizia e doganale di Chiasso «non sarebbe stato sufficientemente sollecitato» in tale circostanza e che, per evitare in futuro situazioni simili, della questione verrà investito anche il “tavolo sulla sicurezza” della Regio Insubrica.
Gobbi ribatte: «Tutto regolare»
Quanto accaduto ieri al Pirellone ovviamente non cambia la posizione già espressa dal Consiglio di Stato, in particolare dal direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, il quale, raggiunto a Berna dal GdP subito dopo il voto lombardo, ha ribadito che le autorità ticinesi hanno agito correttamente. Inoltre ha sostenuto che «le nostre forze dell’ordine hanno una missione primaria: garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio in cui viviamo. È quello che ho evidenziato a inizio dicembre dello scorso anno quando ho commentato una prima reazione da parte italiana. Ed è quello che voglio ribadire anche di nuovo alla luce della mozione approvata dal Consiglio regionale della Lombardia». Dunque il consigliere di Stato ha confermato che «non si è trattato di un’azione spropositata: il dispositivo cantonale in caso di questi reati gravi prevede dei controlli intensivi alle frontiere nel momento in cui scatta l’allarme. Tra le misure è anche possibile bloccare le frontiere in modo temporaneo per evitare la fuga oltreconfine. Il Centro di Cooperazione di Polizia e Doganale è stato inoltre da subito coinvolto nell’operazione e ha informato i comandi provinciali di polizia della chiusura dei valichi».
Il precedente degli arresti nel 2015
Infine il consigliere di Stato ha ricordato che il sigillo dei nostri confini è stato attuato diverse volte anche in passato, con successo. «Il blocco della frontiera scattò anche alla fine di marzo 2015 – ha concluso Gobbi – quando fu commessa una rapina a mano armata ai danni di un distributore di benzina. Grazie alla chiusura temporanea dei valichi regionali fu possibile procedere all’arresto sul nostro territorio degli autori del reato. Misure di questo tipo servono per tutelare un bene fondamentale: la sicurezza del Ticino e della regione intera. Non sono atti discriminatori nei confronti dei lavoratori frontalieri. La collaborazione con le autorità italiane in materia di sicurezza è ottima, l’ho già ribadito a più riprese. Prossimamente incontrerò ancora il prefetto di Como, con il quale abbiamo degli ottimi rapporti. Inoltre il Governo di Roma sta collaborando attivamente con le autorità federali e cantonali per l’esperimento di chiusura notturna di alcuni valichi annunciato dal Consiglio federale».