Intervista del Direttore Marco Tepoorten al Consigliere di Stato Norman Gobbi |
I camion devono poter circolare già dalle 04:00 di mattina in modo da ridurre i conflitti con il traffico pendolare individuale negli agglomerati”. Lei cosa ne pensa di questa decisione del Consiglio Nazionale?
Quello del traffico è un problema molto sentito in Ticino, soprattutto nel Sottoceneri. Anche al nord delle Alpi il problema non è indifferente, soprattutto a Lucerna e a Berna, allo snodo A1/A2, da Zurigo verso San Gallo. Questa situazione necessita una revisione, non solo della mobilità dei veicoli pesanti, ma anche dell’organizzazione del lavoro nei magazzini, nei centri di produzione e di spedizione. La possibilità di circolare già dalle 04:00 creerebbe maggiori costi, anche in virtù della legge Federale sul lavoro: iniziare la giornata alle 04:00 comporterebbe del lavoro notturno che dovrebbe essere recuperato oppure compensato con un aumento di salario per gli straordinari. E purtroppo siamo già poco competitivi dal punto di vista del costo del lavoro rispetto al panorama internazionale.
Il Consigliere Federale Ueli Maurer ha affermato che il divieto notturno per i camion andrebbe allentato, perlomeno sugli assi di transito. Che vantaggio porterebbe ai trasportatori?
Attualmente il transito notturno è già consentito ad alcuni trasporti speciali, ad esempio per i trasporti di merci deperibili o per le spedizioni postali. Allentare il divieto notturno per i camion potrebbe generare maggior traffico sulle autostrade nelle zone densamente popolate e, di conseguenza, aumenterebbe il rumore notturno. Se sull’altopiano questa soluzione non darebbe troppo fastidio per l’assenza di rifrazione delle pareti rocciose, in Ticino sarebbe una perdita di qualità di vita.
Alcune settimane fa l’ASTAG ha denunciato il forte aumento di camionisti stranieri sulle nostre strade: “Oltre il 50% dei camion non è in regola e guidano anche per venti ore di fila”. Secondo lei è realistica una simile denuncia?
I dati rilevati nei controlli sul traffico pesante effettuati regolarmente in Ticino su mandato dell’USTRA, e il riscontro dal centro di controllo del traffico pesante di Erstfeld, confermano proprio questa tendenza. In passato c’erano tanti piccoli trasportatori e padroncini nell’area del Piemonte, nel Lombardo-Veneto e in Ticino. Oggi invece sono sempre più presenti grandi aziende di trasporto che utilizzano trattori a sella immatricolati nel Paese di origine degli autisti, in particolare Romania e Lettonia. L’approccio al lavoro in questi paesi è certamente differente dal nostro e i trasportatori sono meno tutelati rispetto ai loro colleghi svizzeri o italiani. Una situazione come quella attuale dev’essere contrastata con i controlli. La sorveglianza e i centri di controllo del traffico pesante sono fondamentali: fermando i camion è possibile obbligare il ripristino delle condizioni di legalità, di messa in sicurezza del veicolo e il rispetto delle ore di guida, obbligando l’azienda a sostituire l’autista che ha già superato il limite di ore di lavoro o non ha rispettato le ore di riposo.
Migliorare i controlli dei mezzi pesanti è una delle mie priorità nella sicurezza stradale. Per questo motivo mi sto adoperando per mettere al più presto in funzione l’area TIR di Bodio-Giornico, che permetterà di verificare l’idoneità di migliaia di veicoli in transito ogni giorno e permetterà un controllo ancora più accurato di tutti i veicoli pesanti, grazie alle istallazioni tecniche a disposizione della Polizia cantonale.
Sono tanti i casi che si riscontrano?
La Polizia cantonale entra in contatto abbastanza regolarmente con casi di illegalità. Quello che ci preoccupa di più di quanto riscontrato sono i mezzi non conformi e le competenze insufficienti degli autisti che viaggiano sulle Alpi, ad esempio la non conoscenza dei sistemi innovativi di frenata. Chi è abituato a usare solo il pedale del freno, perché di norma viaggia su tratti pianeggianti, corre gravi rischi sulle nostre strade.
Le mostro una delle tante offerte che ci è pervenuta da un trasportatore lituano per dei trasporti da Zurigo per Milano. Consideri che la somma non basta per pagare il carburante e la tassa traffico pesante. Queste aziende, che distano 2000 km da noi, effettuano una prestazione professionale per la maggior parte su territorio svizzero. Non le sembra di assistere a una sorta di concorrenza sleale e sicuramente dumping autorizzato?
È evidente che un’offerta di 350 euro per la tratta Zurigo-Milano non è sufficiente a coprire i costi, nemmeno a pagare la tassa per il traffico pesante. Questo può essere causato da una mancata conoscenza di questa tassa interna, ma anche se fosse tale, quella somma non basterebbe comunque a coprire i costi del personale, del carburante e l’ammortamento del veicolo. In questo caso sarebbe importante una maggior vigilanza da parte della SECO di questo settore che, nell’ambito dei servizi, a volte non è sufficientemente considerato. Il mondo dei trasporti e degli sdoganamenti è messo sotto pressione dalla concorrenza delle aziende dei nuovi Paesi entrati nell’UE, che hanno la possibilità di applicare certe tariffe, magari anche grazie ad agevolazioni fiscali che hanno nel loro Paese.
L’accordo bilaterale concluso con l’UE sui trasporti terrestri non liberalizza il cosiddetto cabotaggio, quindi i trasporti interni da parte di un trasportatore straniero. In Ticino chi effettua i controlli per il rispetto di questa legge? Come viene effettuato il controllo, con che mezzi?
Se ne occupa la Polizia cantonale e ci si avvale soprattutto delle segnalazioni. Collaboriamo con ASTAG Ticino e abbiamo invitato chi gestisce le discariche degli inerti e i centri di riciclaggio rifiuti a segnalarci casi sospetti. È necessario vigilare su questo fenomeno – fortunatamente ancora marginale – e collaborare, professionisti e Polizia: se qualcuno dovesse venire a conoscenza di fatti di cabotaggio, lo segnali. È importante inoltre sensibilizzare la popolazione riguardo al tema, poiché ci capita di ricevere delle segnalazioni riguardo al trasporto di persone: spesso chi si affida ad aziende estere non sa di commettere un reato. Bisogna ricordare inoltre che scegliere una ditta locale ha delle ricadute positive sul nostro territorio.
Negli ultimi anni si ha quasi l’impressione, mi perdoni il termine, che vi sia una volontà politica per intralciare il traffico: cantieri mal programmati, lavori effettuati di giorno anziché di notte…
Io ho una diversa lettura del problema: abbiamo una rete d’infrastrutture – strade cantonali e autostrade – che sostanzialmente è la stessa di trent’anni fa, quando nel nostro Cantone la popolazione era un terzo in meno. Il Ticino contava circa 200.000 abitanti, mentre oggi ha raggiunto i 350.000. Siamo il Cantone con la densità di veicoli per abitante più alta – 2 veicoli immatricolati ogni 3 abitanti -, senza contare i mezzi pesanti: siamo statisticamente il distretto d’Europa con la maggiore densità di mezzi per abitante. Aggiungiamo un forte traffico transfrontaliero e di transito, e le code sono inevitabili. Le infrastrutture si usurano più velocemente e i cantieri diventano indispensabili per mantenere la sicurezza e la qualità delle strade. È vero, la durata dei cantieri è rilevante. Appena chiuso, un cantiere se ne apre un altro. Ed è un problema che riguarda tutte le infrastrutture elvetiche, adatte a sostenere il transito di 6 milioni di abitanti, mentre oggi in Svizzera siamo 8 milioni e mezzo. È quindi importante che siano potenziate e adeguate alle esigenze attuali.
Dal programma di stabilizzazione è prevista una forte e ulteriore riduzione nell’AFD, con il rischio di chiusura di ben 12 uffici doganali commerciali in tutta la Svizzera. Se queste misure dovessero essere confermate, in Ticino è ipotizzabile la chiusura della dogana commerciale di Ponte Tresa. Non le sembra un’assurdità chiudere una dogana dove operano 4 case di spedizione, con 23 persone impiegate e un’entrata di tasse importante per risparmiare il costo di una persona e mezza?
La scelta dell’AFD è stata di ridurre il personale civile doganale e non il Corpo delle guardie di confine, riconoscendo che questi ultimi hanno anche altri compiti oltre a quelli doganali, soprattutto a sud del Paese. Questo crea chiaramente dei problemi alle case di spedizione e alle attività commerciali, ed è necessario in questo caso riorientare i flussi di lavoro. Tutto ciò potrebbe portare a delle complicazioni nel vostro quotidiano e in generale nelle attività economiche a ridosso della frontiera.
Peraltro alla fine del programma di stabilizzazione è scritto che le misure dell’AFD relativamente agli uffici doganali comportano la trasmissione di informazioni alla Commissione europea e alle amministrazioni doganali dei paesi confinanti. Con la Regio Insubrica si è già discusso di questo tema?
Non abbiamo ancora affrontato questo tema, ma lo porterò sul tavolo di lavoro. Anche se al momento oltre confine non è percepito come in Ticino, è una problematica che ha un effetto anche dalla parte italiana. Non è infatti facile trovare delle soluzioni alternative per i traffici in alcune aree del Varesotto o del Comasco, senza peggiorare ulteriormente la viabilità.
Eliminare alcune dogane di confine, riducendo i controlli fisici a favore delle dogane interne o presso le ditte, sembra quasi come mettere in pratica palesemente una sorta di “libera circolazione delle merci” con l’UE. Cosa ne pensa?
Attualmente la situazione è già tale per i privati: chiunque passi la dogana può compilare e lasciare il formulario, e se non trova nessuno a controllarlo può portare illecitamente nel nostro territorio quello che vuole. Dal punto di vista delle attività commerciali l’eliminazione delle dogane potrebbe migliorare la fluidità delle spedizioni nei pressi del confine, perché il controllo viene fatto già prima della partenza. Alla base ci deve essere un rapporto di fiducia tra l’Amministrazione delle dogane e lo spedizioniere, cosa fattibile in Svizzera perché i partner sono consolidati storicamente. Essendoci poche nuove aziende nel mercato il rapporto fiduciario esistente tra autorità pubblica e azienda privata è solido e radicato.
Incontro con Papa Francesco, anzitutto complimenti… Posso chiederle se le ha fatto qualche raccomandazione, magari contraria al suo credo politico?
Mi ha commosso al termine dell’incontro, quando ha chiesto di pregare per Lui: questo è un segno di grande umiltà, ma anche di grande consapevolezza del peso del ruolo che deve svolgere per la Chiesa Cattolica e a livello internazionale e delle responsabilità che gravano sul suo mandato.
In ultimo, ho letto che ha la patente e sa guidare il camion. Le propongo di venire al lavoro salendo a bordo di uno dei nostri mezzi, magari quando nevica…
Si ho la C1. Accetto volentieri, sarà sicuramente più facile e comodo che guidare un mezzo militare!