Dal Giornale del Popolo, 31 agosto 2016 | Incontro tra Gobbi e i sindaci dei 15 Comuni. Si riapre il Piano aggregativo del CdS – Non si lavora più su un’unica città da Brissago a Cugnasco, ma su tre macro-Comuni.
È l’ennesima ripartenza, difficile dire se vedrà il traguardo. Di sicuro c’è che a trainare il nuovo progetto di aggregazioni comunali nel Locarnese – di questo stiamo parlando – c’è il Consiglio di Stato. E, comunque vada, l’ultima parola spetterà alla popolazione (che nel 2011 disse “no” nella maggioranza dei Comuni). La notizia è stata data ieri dal Dipartimento delle Istituzioni, il cui direttore Norman Gobbi, ha incontrato nel pomeriggio i sindaci dei 15 Comuni dell’agglomerato del Locarnese per un aggiornamento sul Piano cantonale delle aggregazioni (PCA). Come durante l’incontro dello scorso 11 luglio con i rappresentanti dei Comuni del Luganese, sono state discusse – “in un clima costruttivo”, si precisa nel comunicato stampa – le possibili forme di consolidamento degli scenari aggregativi nell’area urbana. I Municipi potranno formulare le proprie osservazioni entro il 15 ottobre. All’indomani della decisione del Tribunale federale dello scorso giugno di confermare l’irricevibilità dell’iniziativa costituzionale lanciata da Giorgio Ghiringhelli “Avanti con le nuove città di Locarno e Bellinzona”, il Cantone ha riattivato l’allestimento del Piano cantonale delle aggregazioni (PCA). In vista della seconda fase di consultazione, che sarà avviata nei prossimi mesi, il Dipartimento delle istituzioni ha così organizzato una serie di incontri con i rappresentanti politici dei comprensori in cui – nella prima fase – erano emerse le maggiori contrarietà, per valutare possibili varianti agli scenari proposti inizialmente. Ricordiamo che il fronte del “no” nel 2011 era rappresentato dai Municipi e dalla popolazione di Comuni “chiave” come Muralto, Minusio e Ascona. «Per quanto riguarda l’area urbana del Locarnese – spiega il Dipartimento guidato da Gobbi nel comunicato ai media – il PCA prevedeva nella prima fase l’unione dei 15 Comuni compresi fra Cugnasco e Brissago, due dei quali (Cugnasco-Gerra e Lavertezzo) limitatamente alle rispettive frazioni sul piano. L’ipotesi aveva suscitato reazioni contraddittorie – dall’adesione al rifiuto – e fatto emergere proposte alternative difficilmente conciliabili». «Dando seguito a una parte delle indicazioni formulate dai Comuni locarnesi nella prima fase di consultazione, durante l’incontro odierno il Dipartimento delle istituzioni ha presentato una variante che consente di rispettare la sostanza degli obiettivi del PCA, individuando tre possibili comprensori all’interno dell’agglomerato suddivisi nel rispetto della loro coerenza funzionale ». Il primo, denominato “Città”, comprenderebbe Locarno (senza Gerre), Losone, Muralto, Orselina, Minusio, Brione s/Minusio, Mergoscia e Tenero-Contra. Il secondo, “Lago”: Ascona, Ronco s/Ascona, Brissago. Infine, il terzo, “Piano”: Gordola, Lavertezzo (piano), Cugnasco- Gerra (piano), Quartiere Gerre di Sotto di Locarno. Per il Comune di Terre di Pedemonte si tratterà, per contro, di valutare il futuro tenuto conto del contesto generale. È su questi scenari che i Municipi potranno pronunciarsi entro metà ottobre.
Scherrer: «Non parliamo più di Grande Locarno»
Nell’attesa delle reazioni degli Esecutivi della regione, abbiamo sentito il sindaco di Locarno Alain Scherrer, che fin dal suo insediamento ha auspicato con forza un rilancio del tema “fusioni”. Il comunicato del Governo parla di un clima positivo. Conferma? «In effetti la riunione si è svolta in un clima sicuramente costruttivo. Non ho visto mura alzate da parte di nessuno. Ho visto colleghi che, se non favorevoli, dimostrano comunque un’apertura mentale positiva; colleghi disposti ad entrare in materia. Questo è importante per partire con il piede giusto. Siamo soddisfatti». «Trovo altresì importante – prosegue il sindaco della città – che a cinque anni dalla votazione popolare consultiva si torni a discutere di aggregazioni. Cinque anni che – è vero – sono volati, ma in cui è cambiato anche molto nella nostra regione». Si pensi al continuo miglioramento delle finanze comunali di Locarno, che non è più la cenerentola della regione. Cosa cambia rispetto alle promesse fatte cinque anni fa alla popolazione? «Dobbiamo chiarire bene da subito cosa vogliamo. E personalmente non voglio più sentire parlare di Grande Locarno, piuttosto di un Nuovo Locarnese. Non si tratta più di parlare di cifre (siano esse relative al numero di abitanti o alle finanze dei futuri eventuali nuovi Comuni). Tanto meno di “potere contrattuale” (ndr. “più siamo uniti più saremo forti di fronte agli enti superiori, Cantone in primis”). Vedo meglio il concetto di vicinanza alle nostre istituzioni ». «Ma soprattutto è sulla qualità dei nostri servizi che un’aggregazione deve puntare. Se riusciamo a migliorarli, a offrire servizi pubblici ancora più efficienti (e quindi qualità di vita migliore) allora sì tutta l’operazione avrà un senso».