Dal Giornale del Popolo del 26 luglio 2016 | Nel Cantone gli abili al servizio sono sei su dieci, in linea con la media nazionale. Mantenute molte strutture, malgrado i tagli fatti altrove, grazie anche al lavoro di Norman Gobbi.
L’estate è un periodo di vacanze, ma anche, per i giovani in età, di servizio militare. Osservando i dati del Rendiconto cantonale relativi al 2015 abbiamo notato alcune nuove tendenze. Ne abbiamo approfittato per parlarne con il capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione Fabio Conti.
Da qualche anno gli abili al servizio si aggirano attorno al 60%. È un dato in linea con la media nazionale?
Si tratta di una percentuale stabile per il Ticino, nella media rispetto alle cifre del resto del Paese. Tendenzialmente la percentuale di incorporati è più elevata nei Cantoni di montagna, mentre in quelli “di città” il numero è inferiore. Inoltre i militi provenienti dalla Svizzera tedesca sono generalmente più numerosi di quelli della Svizzera francese. Anche se ci sono casi come Giura e Ginevra, dove la Storia ha il suo peso e la vicinanza all’esercito è meno pronunciata.
Come giudica, in generale, l’interesse dei giovani per il servizio militare? E quello delle ragazze?
In generale l’interesse è buono e l’attitudine dei giovani verso il militare è positivo. I ticinesi sono sempre “dei buoni soldati”. E devo dire che pure le ragazze hanno sempre maggiore interesse per l’esercito, anche se il loro numero resta pur sempre molto limitato. Detto ciò occorre aggiungere che tra poco sarà presentato al Consiglio federale un rapporto sull’obbligo del servizio che prevede una serie di scenari innovativi tra cui anche alcune differenti proposte sulla possibilità di assolvere un obbligo di servizio per lo Stato. Varianti che interessano uomini e donne.
La “concorrenza” con il servizio civile vi ha penalizzato? In che modo?
Evidentemente il cambiamento di legge avvenuto nel 2008 ha facilitato di molto l’accesso al servizio civile. In particolare a causa dell’abbandono dell’obbligo di giustificare la scelta per motivi etici davanti a una commissione ad hoc. A partire da tale momento vi è stato un importante aumento dei giovani che hanno scelto il servizio civile. Se prima erano mediamente 1.500 l’anno, poi sono passati a 7.000-7.500 per attestarsi a 5.000- 5.500. Questa situazione porta sicuramente a delle difficoltà di alimentazione delle formazioni militari ed è una delle ragioni che hanno spinto alla recente riforma dell’esercito (“ulteriore sviluppo dell’esercito” la cui implementazione è prevista a partire dal 2018). Da notare che la Legge sul servizio civile è recentemente stata modificata proprio per questo motivo introducendo delle restrizioni sulle modalità relative al deposito di una richiesta per il Servizio civile.
Lo scorso anno avete accolto più domande di dispensa dai servizi rispetto agli anni precedenti. E ne avete rifiutate meno. Quali i motivi?
Ciò dipende essenzialmente dal periodo e dal luogo in cui si svolgono i servizi delle truppe ticinesi. Con quasi la metà di giovani che sono studenti, se il servizio cade durante i semestri scolastici, difficilmente il milite potrà effettuarlo. D’altra parte i Corsi di ripetizione oltre San Gottardo rendono più difficile conciliare le esigenze lavorative con il servizio.
Si nota anche un costante calo delle procedure disciplinari per mancato tiro obbligatorio. I giovani sono diventati più disciplinati?
Da una parte la riduzione degli effettivi dell’esercito ha ridotto gli astretti al tiro obbligatorio (TO), dall’altra diverse Società di tiro hanno aumentato le possibilità per i militi di effettuare il TO, allungando l’orario d’apertura degli stand fino alle 19.30.
Allargando il discorso. Come giudica la presenza dell’esercito in Ticino? Quali i progetti in corso o che stanno per essere realizzati?
La presenza militare in Ticino è particolarmente significativa sia economicamente (soprattutto per le regioni periferiche) che quale garanzia di capacità di intervento dell’esercito a supporto delle Autorità civili in caso di eventi straordinari. Il Governo cantonale e in particolare il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi è stato particolarmente attento e attivo nel garantire al Cantone il mantenimento di tutte le sue piazze d’armi e di un centro logistico importante; in tal senso il Ticino è riuscito a mantenere intatta la sua presenza militare malgrado le riduzioni legate all’ultima riforma dell’esercito. Significativi gli oltre 470 posti di lavoro legati alle varie strutture militari (con un indotto globale di circa 123 milioni l’anno) e con investimenti in corso, oppure previsti nei prossimi anni, di 267 milioni di franchi. In particolare ricordo i 60 milioni per il Centro logistico Ceneri, i 30 milioni per il risanamento della caserma di Isone e altri 34 milioni per l’aeroporto militare di Magadino. In futuro sono previsti altri investimenti: 49 milioni per la Piazza d’armi di Isone, 55 milioni per la Piazza d’armi di Airolo e altri 9 milioni al Centro di reclutamento del Monte Ceneri
La Sezione si occupa anche della protezione civile e della protezione della popolazione. Partiamo dalla Protezione civile (PCi). Di che cosa si occupa?
La Protezione civile è un mezzo di secondo intervento (dopo quelli di primo intervento) in caso di eventi straordinari. Tra i suoi compiti dei circa 4.500 militi attivi nella protezione civile vi è l’aiuto alle persone bisognose di protezione, ma anche la tutela dei beni culturali nonché il supporto agli altri enti di primo intervento e il ripristino delle infrastrutture. Nel 2014 sono partiti alcuni progetti importanti che si concluderanno nel 2017 e che permetteranno di migliorare la capacità operativa della PCi. Un cambiamento che prevede un ampliamento dell’istruzione dei militi e dei quadri e l’introduzione per questi ultimi di un pagamento del grado, come già avviene per il militare. Inoltre è previsto il rinnovo del materiale che data degli anni 70 per un investimento globale di 5 milioni. Il tutto anche per adeguarci alle esigenze federali le quali chiedono una migliore formazione e una prontezza d’intervento più elevata.
Un altro ambito del quale si parla sempre poco è la Protezione della popolazione. Ci può far capire di che cosa si tratta?
Questo servizio si occupa essenzialmente dei preparativi per i casi di emergenza e di catastrofe. Ciò si traduce in pratica in una valutazione dei rischi possibili/probabili in Ticino, nella pianificazione delle attività sulla base di scenari predefiniti, nell’istruzione del personale dei vari enti chiamati ad intervenire e, in caso di un evento straordinario, nella coordinazione e nella gestione dei mezzi a disposizione. Un altro aspetto di fondamentale importanza è quello delle esercitazioni che regolarmente sono organizzate dalla nostra Sezione; in caso di crisi è infatti fondamentale operare con modalità e persone conosciute, vista la moltitudine di istanze coinvolte (Confederazione, Cantoni, Comuni, Polizia cantonale, Federazione cantonale ticinese dei Corpi Pompieri, Federazione cantonale ticinese dei Servizi autoambulanze, organizzazioni regionali di protezione civile, servizi tecnici cantonali, servizi dello Stato Maggiore cantonale di catastrofe, esercito, ecc…).
Come funziona? Ci può fare un esempio?
Valutando i vari rischi nei quali incorrere la popolazione, noi elaboriamo degli scenari. Facciamo l’esempio che vi sia un blackout in Ticino. Dapprima occorre valutare quali possono essere le conseguenze e quali sono le carenze principali nei mezzi a disposizione per poi mettere in atto le misure necessarie. Studiando questo particolare scenario abbiamo notato una mancanza nel sistema di comunicazione della rete radio Polycom. Un sistema che avendo poca autonomia, smetterebbe di funzionare dopo poche ore. Ecco perché attualmente stiamo provvedendo, quale misura d’urgenza, ad una alimentazione supplementare delle antenne tramite dei generatori, le quali, anche in caso di blackout, potranno funzionare e garantire la condotta con questo indispensabile mezzo di trasmissione. Un esempio di esercizio è quello effettuato poche settimane or sono con il nome “ODESCALCHI”. Sicuramente una delle più grandi e complesse esercitazioni effettuate in Svizzera su uno scenario di incidente chimico alla stazione ferroviaria di Chiasso. Questo evento ha coinvolto tutti gli enti di primo intervento, la PCi e l’esercito sia svizzeri che italiani. Ciò ha portato insegnamenti a tutti i livelli operativi, di condotta ma anche di gestione da parte delle Autorità politiche coinvolte. Questi esercizi, dal più piccolo al più grande, verificano pure l’attendibilità degli scenari pensati a tavolino. Perché la pratica è sempre diversa dalla teoria.