Dal Corriere del Ticino di oggi, 11 luglio 2016.
Il consigliere di Stato Norman Gobbi risponde alla lettera dell’ambasciatore d’Italia a Berna
Norman Gobbi non ci sta e risponde prontamente alla presa di posizione dell’ambasciatore italiano a Berna Marco Del Panta Ridolfi sull’accordo fiscale tra la Svizzera e l’Italia resa pubblica dal «Corriere del Ticino» (cfr. edizione di venerdì 8 luglio). Intervistato sabato da Radio3i, il consigliere di Stato ha rimproverato al Governo di Roma di giocare al gatto e al topo.
Ma ricapitoliamo la querelle. Tutto è iniziato a Roma: «Parliamo la stessa lingua», aveva dichiarato il consigliere federale Ueli Maurer martedì sera nella capitale italiana (come riferito dal nostro giornale), al termine dell’incontro con il ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, lasciando intendere che la firma dell’accordo fosse vicina.
La doccia fredda era arrivata dall’ambasciatore italiano a Berna. Nella lettera inviata al nostro giornale, Marco Del Panta aveva almeno parzialmente smentito le positive dichiarazioni di Ueli Maurer, affermando che non vi sarebbero ancora le condizioni per la firma del nuovo accordo fiscale. In particolare aveva indicato che l’Italia non lo sottoscriverà fintantoché non sarà raggiunta un’intesa fra Berna e Bruxelles sull’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa approvata il 9 febbraio 2014 e non sarà rimosso l’obbligo di presentare il casellario giudiziario per i frontalieri alla ricerca di un lavoro in Ticino. «Allo stato attuale – aveva scritto l’ambasciatore – non sono state risolte le questioni sopra ricordate e non ci sono quindi ancora le premesse per procedere alla firma dell’accordo».
La presa di posizione dell’ambasciatore pubblicata sul nostro giornale è stata ripresa, con grande rilievo, anche dalla «Neue Zürcher Zeitung».
Questo sabato è infine arrivata, come detto, la reazione del consigliere di Stato Norman Gobbi. Ai microfoni dei colleghi di Radio3i, il capo del Dipartimento delle istituzioni ha spiegato che l’atteggiamento emerso dalla lettera dell’ambasciatore «dimostra ancora una volta che l’Italia gioca sempre la solita partita del gatto e del topo». «Se la Svizzera ha fatto un passo in avanti nel cercare di ripondere alle loro richieste – ha proseguito il consigliere di Stato – l’Italia fa subito dopo un passo indietro. E questo passo indietro è quello che fa arrabbiare di più».
Gobbi non ha risparmiato una frecciatina nemmeno all’ambasciatore svizzero a Roma Giancarlo Kessler: «Da parte nostra – ha detto il consigliere di Stato a Radio3i – non siamo abbastanza forti nel ribadire che se a loro sono tanto cari i principi fondamentali dell’Unione europea, come la libera circolazione delle persone, a noi sono altrettanto cari principi come la sicurezza e l’autodeterminazione».