Da La Regione del 18 maggio 2016, una mia opinione sul tema in votazione il prossimo 5 giugno 2016
Sono passati più di 20 anni da quando ho varcato per l’ultima volta la porta del pronto soccorso dell’ospedale di Faido. Mi ero tagliato un dito affilando la falce e occorreva qualche punto di sutura. Fu l’ultima esperienza diretta con il nosocomio leventinese e in generale con altri ospedali, ma è indubbio che da allora il settore si è evoluto e in maniera molto veloce.
L’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), nato ad inizio Anni Ottanta, stava ancora risanando la voragine di debiti (ben 250 milioni di franchi!) ereditati dai 10 ospedali distrettuali che prima dell’Ente funzionavano in base a un numero eccessivo di letti, giornate di cura, doppioni e prestazioni non sempre all’insegna della qualità. Purtroppo, allora il miglior medico dei ticinesi era il famoso treno per Zurigo.
L’EOC è riuscito in pochi anni a guadagnare credibilità medica e politica, raggiungendo una stabilità finanziaria, anche grazie a regole di gestione volte a favorire cure appropriate, efficaci ma anche finanziariamente sostenibili che i promotori del referendum e dell’iniziativa popolare “giù le mani dagli ospedali” rigettano perché secondo loro – e cito -“sono rette da una logica mercantile”.
Grazie a queste regole l’EOC è diventata un’azienda moderna e di qualità, che ha continuato a investire nelle zone periferiche; una scelta fondata su ragioni di politica regionale e resa possibile grazie a finanze divenute nel frattempo sane. Alcuni esempi tra i tanti: è stato rifatto l’ospedale di Faido, sono state costruite la Lavanderia e la sterilizzazione centrale a Biasca.
Oggi attorno al settore socio-sanitario ruotano oltre 1300 impieghi nelle sole Tre Valli, opportunità lavorative qualificate commisurate ai fabbisogni di cura. Ha dunque fatto bene il Parlamento ad allineare strutture e risorse in funzione dei nuovi bisogni. Bisogni di assistenza e cura derivati dall’andamento demografico (leggi invecchiamento della popolazione), dal progredire delle scienze mediche e dall’emergere di nuove specialità. Sfide che costringono, come nel caso della pianificazione ospedaliera, anche i piccoli ospedali a trasformarsi per rimanere al passo con le esigenze della popolazione e competitivi rispetto ai nosocomi d’Oltralpe: non specialistici – perché la massa critica è insufficiente – ma rivolti a percorsi di accoglienza più contenuta, rimanendo però un’unità di riferimento per la comunità.
Nello specifico, la nuova pianificazione ospedaliera approvata dal Gran Consiglio, manterrà sostanzialmente le attività negli ospedali di valle, soprattutto nell’intensità della presa a carico. Le due strutture di Acquarossa e Faido continueranno ad essere garantiti il fabbisogno di ricoveri a bassa intensità della popolazione della regione. Per Faido si apre invece l’opportunità di diventare terzo polo cantonale nella riabilitazione, assieme alla Clinica Hildebrand di Brissago e alla Clinica di Novaggio; ciò grazie anche alla riforma della legge sull’EOC, in votazione il 5 giugno, che chiarisce le regole in base alle quali l’Ente dovrà attenersi per stringere collaborazioni con il privato. Anche per i servizi di pronto soccorso si prevede di garantire come oggi un presidio sanitario in grado di prestare le prime cure per patologie non gravi, rispettivamente di stabilizzare i pazienti prima di trasferirli nei centri ospedalieri. Come del resto 20 anni fa quando mi sono recato per l’ultima volta.
Ben più importante a mio modo di vedere è invece il numero di posti di lavoro, ad oggi sono un’ottantina ad Acquarossa e una novantina a Faido (unità a tempo pieno), che potrebbero svilupparsi ulteriormente nelle Tre Valli, grazie appunto alla pianificazione ospedaliera che – ammettiamolo – favorisce lo sviluppo delle zone periferiche. L’iniziativa popolare “giù le mani dagli ospedali”, per quanto animata da intenti protettivi, è invece dannosa perché propone un ritorno al passato, fatto di letti in sovrannumero, doppioni e inefficienze. In caso di sua adozione, per Faido sfumerà probabilmente l’opportunità di diventare terzo polo cantonale nella riabilitazione. Mentre si fermerebbero i lavori per la realizzazione di un nuovo ospedale ad Acquarossa, previsto entro i prossimi 5-6 anni, quale futuro punto di riferimento per il Polo socio-sanitario bleniese con prospettive di conferma anche dei relativi posti di lavoro.
Il prossimo 5 giugno vi invito a sostenere con un Sì convinto la riforma della Legge cantonale sull’EOC, parallelamente a respingere l’iniziativa popolare “giù le mani dagli ospedali”. Avere un Ente ospedaliero cantonale competitivo, finanziariamente forte e progettuale è condizione imprescindibile per assicurare la presenza di impieghi qualificati nelle regioni periferiche, di servizi sanitari di qualità e di investimenti che garantiscano un futuro alle strutture ospedaliere di Faido ed Acquarossa.