Da Corriere del Ticino, Giovanni Galli l Il ticket. Il presidente del Governo ticinese figura fra i tre candidati ufficiali dell’UDC per il Consiglio federale Con lui Thomas Aeschi e Guy Parmelin – Il capogruppo Amstutz: «Questo non è un esercizio alibi»
Quando Christoph Blocher, a lavori ancora in corso, si è presentato in Tv per dire che Gobbi era «un eccellente candidato», si è intuito che per il ticinese la candidatura ufficiale al Consiglio federale era cosa fatta. Il protrarsi della riunione del gruppo parlamentare poteva far supporre che fossero insorte complicazioni sulla strategia elettorale e sui nomi da sottoporre all’Assemblea federale il 9 dicembre, ma alla fine la decisione di principio di presentare un tricket con esponenti delle tre regioni linguistiche è stata confermata. I parlamentari UDC hanno scelto Norman Gobbi, lo zughese Thomas Aeschi e il vodese Guy Parmelin. «È un segno di riconoscimento al Ticino per il suo ruolo di coesione fra tutte le regioni», ha detto Gobbi. «Come rappresentante di una minoranza linguistica potrò costruire dei ponti sopra il Röstigraben ma anche sopra il Polentagraben. E verso i nostri Paesi vicini». Il capogruppo Adrian Amstutz ha relativizzato la questione della provenienza leghista di Gobbi. «Anche se è solo da poco membro del nostro partito, su molti punti la Lega e l’UDC la pensano allo stesso modo», ha spiegato, aggiungendo che alle Camere federali la Lega è parte integrante del gruppo democentrista. Si è pure detto convinto che i prescelti abbiano le capacità di lavorare in maniera collegiale qualora venissero eletti in Consiglio federale.
Si è votato separatamente per singola regione linguistica. Gobbi non aveva concorrenti ma ha subito strappato un largo consenso, ottenendo 72 voti su 81 al primo scrutinio. Per designare il candidato romando si sono rese necessarie due tornate: Parmelin è stato preferito ad Oskar Freysinger con 48 voti contro 29. Ancora più combattuta la scelta del candidato svizzero tedesco, con Aeschi che ha ottenuto l’investitura al quinto scrutinio dopo un testa a testa con il grigionese Heinz Brand (44 a 37). Sono state «respinte chiaramente», ha detto il capogruppo Adrian Amstutz, altre due ipotesi: quella di presentare un italofono e due svizzerotedeschi e quella di sottoporre al Parlamento quattro candidature: un ticinese, un romando e due svizzerotedeschi. «Se avessimo candidato due svizzerotedeschi sarebbe stata la fine per gli altri due pretendenti», ha poi spiegato il presidente Toni Brunner. L’UDC inoltre si è cautelata contro eventuali tentativi degli altri gruppi di opporre candidature alternative. Tutti gli esclusi (Heinz Brand, Thomas Hurter, Hannes Germann, Oskar Freysinger e Res Schmid) hanno detto che non accetteranno mai l’elezione. Non dovrebbe quindi rendersi necessaria la clausola statutaria che prevede l’espulsione di chi accetta l’elezione senza essere candidato ufficiale.