Dal Mattino della domenica l E’ ovvio che dal sacrosanto provvedimento del leghista Gobbi non si retrocede di un millimetro. E, se il governo non eletto della vicina Penisola dovesse fare un cip, blocco immediato dei ristorni!
Ma guarda un po’, un $indakalista italiano UIL ha pensato bene di mettersi a sproloquiare contro la decisione del ministro leghista Norman Gobbi di chiedere sistematicamente l’estratto del casellario giudiziale e il certificato dei carichi pendenti anche ai cittadini UE che chiedono un permesso B o G: niente documenti, niente permessi. Lo sproloquio è poi confluito in un’interrogazione al governo italiano da parte di tre parlamentari, naturalmente di $inistra. Uhhhh, che pagüüüüüraaaa!, avrebbe detto il Nano.
Manna elvetica
E’ chiaro che ad essere toccati dal provvedimento deciso dal direttore leghista del Dipartimento delle Istituzioni, come detto in più occasioni, sono solo quelli che hanno qualcosa da nascondere. E’ quindi palese che a costoro non si rilascia alcun permesso. Né la richiesta di produrre la documentazione sulla propria situazione penale può essere ritenuta scandalosa: i cittadini svizzeri sono tenuti ad ottemperarla in svariate occasioni. Ma evidentemente oltreconfine qualcuno si è abituato alla manna degli svizzerotti fessi che discriminano i “loro” per avvantaggiare gli stranieri. Ebbene, la ricreazione è finita: a sud di Chiasso faranno bene a prenderne atto.
Idee confuse
A dimostrazione poi che – come spesso accade a $inistra – il blaterante $indakalista UIL ed i suoi parlamentari di servizio in cerca di visibilità hanno “poche idee ma ben confuse”, costoro strillano alla violazione degli Accordi di Schengen. Che con la richiesta di certificati penali c’entrano un tubo. Infatti la questione è semmai regolata dall’articolo 5 dell’allegato I all’accordo sulla devastante libera circolazione delle persone.
Si potrebbe comunque rilevare che “violare” o sospendere gli Accordi di Schengen per la Svizzera non sarebbe certo “uno scandalo”, come farneticano gl’italici kompagni. Sarebbe un dovere morale. Questi fallimentari accordi ci costano 14 volte di più di quanto aveva dichiarato il Consiglio federale nelle sue frottole pre-votazione. Il conto a carico del contribuente ammonta a 100 milioni di Fr all’anno. Pagati per cosa? Per sfasciare la nostra sicurezza.
Difendere i delinquenti?
Gl’italici kompagni dovrebbero altresì rendersi conto – se del caso si può sempre fare un disegnino – che, visto quanto sopra, solo i delinquenti che pensano di entrare allegramente in Svizzera grazie alla devastante libera circolazione delle persone (perché tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente, e se per caso dovessero alzare la cresta basta pronunciare le paroline magiche “xenofobia e razzismo” che subito rientrano nei ranghi con la coda tra le gambe) avrebbero motivo di preoccuparsi della nuova prassi stabilita da Gobbi. Ergo, il signor $indakalista ed i suoi parlamentari di servizio difendono i delinquenti. Ne sono consapevoli o non ci arrivano?
Accordi di Dublino
Visto poi che vengono tirati in ballo a sproposito gli Accordi di Schengen, ricordiamo agli amici a sud in cerca di visibilità che l’Italia viola alla grande i paralleli Accordi di Dublino. Infatti indirizza verso Nord i clandestini senza registrarli, per non doverseli poi riprendere. La richiesta sistematica dell’estratto del casellario giudiziale non riguarda però Schengen, bensì la libera circolazione delle persone. E l’Italia – ma tu guarda i casi della vita – è proprio la prima ad applicare (o a non applicare) questo accordo in modo unilaterale a proprio vantaggio. Non solo: l’Italia inserisce la Svizzera su black list illegali; pretende di inserire clausole contro il voto popolare del 9 febbraio nella trattativa sui ristorni dei frontalieri (che andrebbero azzerati); si guarda bene dall’aprire il suo mercato alle ditte svizzere; è del tutto inadempiente sulla Stabio-Arcisate per la quale il contribuente elvetico ha stanziato 200 milioni (100 dei quali ticinesi); eccetera. Vogliamo proprio vedere con che “lamiera” il governo non eletto di Roma oserebbe aprire il becco contro la decisione ticinese sull’estratto del casellario.
E se da Berna…
Nel caso in cui ad avere qualcosa da dire fosse invece Berna, e in particolare la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga, si risponderà semplicemente che, poiché la Confederazione non mantiene le promesse di aiutare il Ticino, ma anzi alla prova dei fatti fa proprio il contrario, il Ticino si aiuta da solo. Chi fa da sé… Nel caso in cui da oltreconfine dovesse arrivare anche un solo “cip” sulla questione della richiesta sistematica dell’estratto del casellario giudiziale, è comunque ovvio che la prima conseguenza dev’essere il blocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri. Giugno è vicino. Ed è evidente che dal sacrosanto provvedimento introdotto da Gobbi – che, assieme a Zali, sta finalmente infrangendo la vergognosa logica del “sa pò fa nagott” – non si retrocede. Ma nemmeno di un millimetro!
LORENZO QUADRI