Norman Gobbi (Lega), un CANDIDATO al giorno, dal Corriere del Ticino del 18 febbraio 2015
Il direttore delle Istituzioni parla del secondo seggio e del trio Borradori-Barra-Zali
Con questa intervista prende il via «Un candidato al giorno», una serie di 30 incontri con tutti i candidati al Governo dei sei partiti che formano gruppo in Gran Consiglio. Partiamo dai consiglieri di Stato in carica.
Norman Gobbi, i più sostengono che se c’è una sedia che traballa, questa è la sua. Si sente in pericolo, elettoralmente parlando?
«No. Le Cassandre in Ticino sono sempre numerose. Forse quelli che affermano quanto sopra sono gli stessi che nel 2011 sostenevano che io, mai e poi mai, sarei stato eletto in Governo. Chiaro è che questo appuntamento è una grande sfida per noi della Lega che vogliamo mantenere due seggi, per chi ne vuole due e per chi è al palo e ne sogna uno».
Ovviamente crederà che la Lega ne rifarà due. Perché questo dovrebbe essere lo scenario realistico?
«Da un lato perché la Lega in questi anni ha fatto, e tanto, ma non bisogna dimenticare che spesso, a frenare la nostra azione, sono stati vincoli federali duri da abbattere e il fatto che il Ticino sia un Sonderfall in diversi ambiti è un problema in più. Ma noi abbiamo sempre detto pane al pane, vino al vino. Di fronte ai problemi non ci nascondiamo».
E come sta questa Lega, da quattro anni con due consiglieri di Stato e da praticamente due con tre municipali a Lugano?
«Sta bene, anche se mantenere lo spirito originario con il volante delle istituzioni nelle mani non è semplicissimo. Ma vede, noi abbiamo una caratteristica che altri partiti non hanno. Non ci nascondiamo e, a mio avviso, il nostro essere di Governo e sulle barricate è imprescindibile. Un leghista “s’incazza” anche se siede in Governo».
Leghista fin da giovanissimo, ha avuto come padre politico il Nano. Poi il Parlamento, il Consiglio nazionale e a 34 anni in Governo. Non ha bruciato qualche tappa?
«È andata così. C’è chi inizia l’avventura politica più tardi, ma io non rinnego nulla, né la scelta della Lega né il fatto di essermi candidato per obiettivi importanti. Alla fine è il popolo che decide quando il tuo tempo è terminato. Io ho ancora tanto da dare perché fare il consigliere di Stato significa essere al servizio dei ticinesi. Mettersi a disposizione è nella mia natura. Io non mollo».
E del fil rouge di questa tribolata legislatura per la coppia leghista cosa dice?
«Dal matador degli appuntamenti elettorali Borradori, ad un uomo prestato alla politica come Barra che ancor prima della sua terribile malattia ha colpito al cuore tutti i ticinesi, al giudice di lungo corso che ha pure deciso di servire il Paese in un ruolo politico. Ognuno ha il suo profilo, come d’altronde vale anche per me. A volte c’è qualche spigolo, altre volte si trova un buon incastro. Su alcuni temi io e Zali andiamo d’accordo, su altri meno. Era così anche con gli altri due».
Ma come? Lei e Zali non siete la coppia della Lega? «Nessuno fa la guerra, ognuno ha le sue caratteristiche. Se Zali oggi viene identificato come ambientalista, io lo sono sempre stato molto meno. Una coppia è chiamata ad essere complementare. Credo che sia giusto difendere le posizioni condivise, e sui temi cari ai leghisti siamo in perfetta sintonia, poi ognuno ha il suo percorso di vita e le sue sensibilità».
E in Governo l’ambiente com’è? «In Consiglio di Stato le discussioni sono anche franche, talvolta accese, ma mai sono volati gli stracci come qualcuno vuole lasciare intendere. Siamo un po’ condannati a collaborare, ce lo impone il sistema elettorale. Credo di avere la capacità di collaborare se condivido un’idea e di dire in maniera ferma la mia opinione se la penso in maniera differente».
Il maggioritario lo vedrebbe bene? «Dipende da quale maggioritario. Ci sono Cantoni che pur avendo questo sistema hanno poi 4 o anche 5 partiti rappresentati in Governo».
Il PLR è in pressing su voi due leghisti. Come vive questa situazione?
«Senza problemi. La politica è un po’ come l’hockey: se sai dare dei body-check, devi anche essere in grado di prenderli, senza arrabbiarti perché sono le regole del gioco».
Veniamo al suo album.
«Fare l’arbitro di hockey mi ha insegnato molto, in particolare a farmi rispettare quando, da giovane, arbitravo persone più grandi di me. Adoro la cucina, cucinare per me è un po’ una valvola di sfogo. La famiglia è infine il nido e i nostri figli la gioia e il motivo per impegnarsi sempre di più per questo Paese».
di Gianni Righinetti
Norman Gobbi
Età: 38 anni
Segno zodiacale: Ariete
Professione: Consulente in comunicazione
Gli amici mi chiamano: Vais o Gröss
Da piccolo volevo diventare: Cuoco o diplomatico
Il libro sul comodino: «Ammazziamo il gattopardo» di Alan Friedman
Il luogo più bello del Ticino: La Val di Piora
Il viaggio da fare: Cina
lugano o ambrì: Ambrì-Piotta
Il difetto dei ticinesi: Incompresi
Il suo motto: Soluzioni senza scorciatoie
Perché votarla: Perché ho dimostrato in questi quattro anni che l’unico interesse che perseguo è quello dei ticinesi