La violenza contro le donne è forse la violazione più grave dei diritti umani che conosciamo al giorno d’oggi, unitamente a quella sui bambini: devasta vite, crea fratture nelle comunità e ne rallenta lo sviluppo. Nasce dai rapporti di forza diseguali tra i due sessi, a loro volta radicati in norme e valori sociali, tradizioni e pratiche culturali secolari.
Per porre sempre di più l’attenzione su questo gravissimo problema, il 25 novembre si celebra anche quest’anno la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite dal 1999 al fine di sensibilizzare governi, istituzioni e società civile. La scelta della data non è casuale. Nello stesso giorno nel 1960 nella Repubblica Dominicana tre sorelle, contrarie al regime del dittatore Rafael Leónidas Trujillo, furono violentate ed assassinate.
Nonostante il passare degli anni, i ricambi generazionali, il varo di nuove leggi, ancora oggi milioni di donne subiscono violenze di ogni tipo, in tutti i Paesi del mondo e in tutte le fasce sociali, sia in periodi di pace che di guerra, nella sfera privata che in quella pubblica. Una donna su tre nel mondo subisce una violenza, fisica o psicologica – quasi sempre da qualcuno che la conosce.
E’ presente anche a latitudini che meno ci aspetteremmo e anche la Svizzera, e il nostro Cantone, non ne sono immuni, come si evince dalle tristi cronache dell’ultimo periodo.
La violenza domestica è sempre tra le principali cause di sofferenza delle donne: essa non è tuttavia più considerata una questione privata, bensì d’interesse pubblico. Negli ultimi dieci anni la politica svizzera ha risposto a questo cambiamento di paradigma avvenuto internazionalmente con riforme legislative e provvedimenti in materia di protezione, assistenza e supporto delle vittime. La violenza nei rapporti di coppia è diventata così perseguibile d’ufficio e inoltre sono stati creati strumenti per aiutare le vittime come l’allontanamento forzato della persona violenta dall’abitazione comune. Dal 2008 la Polizia cantonale ticinese può infatti ordinare l’immediato allontanamento dalla propria abitazione e proibirne il rientro per 10 giorni alle persone che usano violenza nell’ambito famigliare, assicurando la protezione immediata delle vittime anche a titolo preventivo, indipendentemente dalla perseguibilità penale dell’atto di violenza compiuto. Allo stesso tempo, hanno visto la luce anche consultori e programmi per gli autori di questo tipo di reati. Dietro ogni vittima vi è infatti un autore che deve essere considerato e curato per prevenire violenze future. In tal senso dall’aprile scorso negli uffici ristrutturati dell’UAR (Ufficio Assistenza Riabilitativa) a Lugano è stato creato un punto di accoglienza per autori di violenza domestica colpiti da decisione di allontanamento.
Un grande lavoro è stato fatto dalla Commissione cantonale consultiva per le pari opportunità tra i sessi che da diversi anni, proprio in occasione delle Giornate internazionali contro la violenza sulle donne, in collaborazione con diverse associazioni e club di servizio, ha avviato una campagna di sensibilizzazione su larga scala cercando di rivolgersi direttamente alle vittime per far capire che la violenza domestica non appartiene alla normalità, e che è possibile sia per le vittime, che per gli autori, interrompere e uscire da questo circolo vizioso. Quest’anno la campagna “Oltre il silenzio” prevede la diffusione di un volantino che indica chiaramente alcuni numeri telefonici di servizi di sostegno ai quali vittime e autori possono rivolgersi.
Il cammino verso la sconfitta di questa terribile piaga umana non è facile e deve considerare tutti gli aspetti della condizione maschile e femminile dal punto di vista politico, socio-economico, culturale, etico, biologico e genetico e anche del fenomeno sociale delle migrazioni etniche in corso.
Il costante lavoro di sensibilizzazione ed informazione rimane quindi un compito irrinunciabile per trasmettere il messaggio forte e chiaro che la violenza sulle donne non è né tollerata né consentita dalla legge e per raggiungere le vittime e gli autori di violenza incoraggiandoli a rivolgersi ai servizi di aiuto.