Editoriale apparso sul “Giornale del Popolo” di mercoledì 5 novembre 2014:
“Ricordiamo brevemente la vicenda ai nostri lettori: due ragazzini ecuadoriani sono giunti in Ticino assieme ai loro rispettivi padri, presenti nel nostro Cantone per raccogliere l’elemosina fuori dai grandi magazzini o dagli autosilo. A partire dal mese di settembre sono stati collocati per qualche settimana l’uno in una scuola (il primo, di 9 anni) e il più piccolo all’asilo, in una prospettiva ovviamente più di protezione che di istruzione. Superato il periodo massimo di 3 mesi (è il “visto” turistico) i due genitori l’altro giorno sono partiti spontaneamente, accompagnati dai figli.
Anche perché, così facendo e quindi non incorrendo in una decisione formale di espulsione, potranno in futuro tornare in Ticino. È una vicenda che dovrebbe essere “normale”, inserita in un contesto che tocca l’aspetto della povertà, con l’arrivo di persone straniere e povere in un paese considerato ricco come il Ticino.
Una storia già scritta più volte. Ma in questo caso ha creato scandalo. E perché mai? Perché un quotidiano ticinese, spinto dall’ideale della “difesa dei diritti umani”, ne ha fatto un caso, contrapponendo i “buoni” ai “cattivi”.
I buoni sono coloro che hanno permesso ai ragazzini di essere ospitati nella scuola; i cattivi coloro invece che vi si opponevano, invocando in questo caso l’applicazione di leggi e regolamenti sui permessi di soggiorno. In un Cantone che si vuole, a parole, far crescere, la continua ricerca della contrapposizione è già di per sé una brutta strategia.
Ma qui c’è dell’altro: c’è il reiterato tentativo proponendo anche falsità (solo così può essere interpretato un titolo di ieri in prima pagina “Ecuadoriani espulsi”, quando invece sono stati i genitori a decidere che era meglio lasciare il Ticino) – di mettere in cattiva luce una linea di condotta di un consigliere di Stato (in questo caso il leghista Gobbi) non in… linea con i propri obiettivi (soprattutto politici).
Intendiamoci: che un giornale contrasti l’azione di un partito è più che legittimo.Che però si crei e si monti un caso, facendolo diventare solo il pretesto per colpire l’avversario va al di là di una normale, sana e costruttiva dialettica. È stato dal principio evidente che in questa vicenda il bene dei due ragazzini (stare in classe o, magari,… scorrazzare liberi per i prati) è stato sfruttato con secondi fini meno nobili (la polemica politica).
Pragmaticamente in altri casi simili anni addietro la collocazione o meno nelle scuole veniva valutata caso per caso dalle autorità scolastiche senza fare proclami. Ora non è successo. Ma non perché siamo entrati in un’era buia in cui il leghismo ci ha fatto bere il cervello e perdere di vista ciò che è bene, ma perché il can-can montato, i riflettori sempre polemicamente accesi in queste situazioni sono il peggior nemico per le istituzioni che non sempre hanno una sola strada da seguire, ma che dovrebbero su singoli episodi trovare una pacata mediazione. Tutte condizioni che in questa specifica circostanza proprio non ci sono state”.
GIANMARIA PUSTERLA