Vi ringrazio per l’invito alla vostra Assemblea, che oggi risulta particolarmente importante anche perché sono previste le nomine statutarie. Non vi nascondo che considero questo invito anche un’occasione privilegiata per proporre alcune considerazioni in merito al dibattito politico e istituzionale che sta animando il nostro Cantone, cioè quello dell’implementazione della Legge sulla collaborazione fra la Polizia cantonale e le Polizie comunali (LCPol) in relazione alla concretizzazione di una Polizia unica. Ne approfitterò per fare anche un accenno alla recente decisione parlamentare di modificare la Legge sulla polizia, introducendo le funzioni di agente di custodia armato, di assistente di polizia e di ausiliario di polizia, come pure per promuovere la rete radio Polycom.
L’intervento odierno è dunque un’occasione per chiarire alcuni aspetti legati all’implementazione della LCPol e al progetto di Polizia unica.
Le scelte sin qui compiute dal Legislatore cantonale hanno portato a fissare degli obiettivi già di per sé ambiziosi, ossia la regionalizzazione della Polizia comunale attraverso il coordinamento e la messa in rete operativa delle forze locali. Ambizioni che derivano da un lato dal far passare il principio secondo il quale ogni Comune è tenuto a finanziare i costi di Polizia locale e, dall’altro, dal saper andar oltre i limiti dei rispettivi “giardinetti comunali”. Per molto, anzi, troppo tempo alcune realtà comunali si sono sentite in diritto di ricevere senza dare, beneficiando così dei servizi di prossimità (comunali e cantonali) pur senza contribuire al loro finanziamento. È proprio questa una delle difficoltà che stanno incontrando oggi i Comuni polo delle Regioni e i Comuni sede delle polizie strutturate nel discutere le convenzioni con gli enti locali che dovranno farsi carico e assumersi una responsabilità anche nell’ambito della sicurezza pubblica. Proprio quella sicurezza pubblica che molti cittadini rivendicano di voler (ri-)ottenere a tutela propria e di tutta la comunità, e che dovrebbe quindi essere tra le priorità operativo-strategiche delle Autorità locali. Questa priorità si scontra però con sterili discussioni sulla necessità o meno di garantire il servizio sulle 24 ore all’interno della Regione di Polizia comunale (e non, lo ribadisco, all’interno del singolo Comune o comprensorio di Polizia strutturata!), come se i professionisti del furto, gli accattoni o le molestie all’ordine pubblico vi fossero unicamente negli orari di ufficio e su appuntamento.
Ulteriore tema di discussione riguarda il calcolo del numero di agenti necessari proposto dal Dipartimento e condiviso ampiamente e all’unanimità dalla Conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza sia corretto o meno. A differenza dei servizi amministrativi comunali, la Polizia richiede effettivi in rapporto di 1 a 7 per poter ossequiare i propri compiti sulle 24 ore e durante l’intero anno. In altre parole, per poter disporre di una pattuglia di 2 agenti, si deve poter contare su un effettivo di 14 agenti. Tale necessità è data dai turni di lavoro, dalla necessità di copertura del territorio, dalla formazione continua e dagli impieghi di interesse regionale o cantonale. Oltre a ciò, ricordo che la formazione ricevuta dagli agenti durante i 18 mesi di Scuola di polizia, serve a poter disporre di poliziotti in grado di adempiere ai compiti di sicurezza pubblica che devono quindi essere utilizzati per quest’operatività. Ad essi vanno quindi evitati compiti secondari che, oltre a minare la motivazione personale dell’agente, non sono determinanti nel garantire la sicurezza pubblica.
Queste discussioni non sono nuove per i Capi dicastero comunali e per i Comandanti delle Polizie comunali del nostro Cantone confrontati nel presentare il servizio di Polizia comunale ai Comuni convenzionanti. Alla fine, però ogni discussione termina sempre sul soldo. Alcuni Comuni convenzionati criticano l’imposizione dell’obbligo di partecipare ai costi di sicurezza pubblica in ambito comunale sanciti dalla LCPol, votata dal Parlamento e confermata dalla decisione del Tribunale federale, e sulle necessità di erogare le competenze puntualmente elencate nell’allegato 2 del Regolamento. Questi stessi Comuni poi, reclamano sul tenore della risposta data dal Consiglio di Stato alla Mozione “Per un’unica Polizia nel Cantone Ticino” presentata da Giorgio Galusero e sottoscritta dai capigruppo parlamentari Fiorenzo Dadò, Pelin Kandemir Bordoli, Sergio Savoia e Christian Vitta che propone, in sunto, l’elaborazione di un progetto di Polizia unica per l’intero Cantone unificando la condotta e la formazione. Lo scorso 2 aprile, dando seguito a quanto richiesto dal Gran Consiglio con il Decreto legislativo concernente il programma di risanamento finanziario (Roadmap 2013-2014) e ai termini ivi contenuti, il Consiglio di Stato ha dovuto dare risposta alla citata mozione, indicando di ritenere “la Polizia unica il modello del futuro e che pertanto, la sua creazione è l’obiettivo a tendere a medio/lungo termine, senza dimenticare l’importanza della LCPol che deve essere conclusa entro la scadenza prevista e che potrà fungere da trampolino di lancio per l’assetto futuro della Polizia ticinese”. La scelta è stata quella di essere trasparenti, indicando un obiettivo strategico cui tendere, chiedendo una decisione di principio al Parlamento. Questo approccio è stato voluto intenzionalmente, poiché personalmente trovo poco sensato – in questo periodo in cui i Comuni devono implementare la LCPol a tutti gli effetti – dedicare preziose energie allo sviluppo di un progetto che magari non sarebbe condiviso dal Parlamento nel suo principio.
Ora il Consiglio di Stato attende che il Parlamento si esprima in merito. Qualora la decisione del Gran Consiglio fosse quella di aderire alla proposta di istituire una Polizia unica, occorrerà predisporre una fase importante di studio e di progettazione, alla quale dovrà seguirne una altrettanto importante di implementazione. Questo processo potrebbe dunque giungere al termine – a mente del Consiglio di Stato – non prima del 2021. La tempistica prevista per la creazione di un eventuale unico Corpo cantonale è dunque ancora molto lunga, e per nulla certa, visto che spetterà, come detto, al Parlamento cantonale pronunciarsi in merito. A questo punto mi preme dunque ribadire quanto da me sempre affermato, tra l’altro anche nell’ambito delle cinque serate organizzate lo scorso autunno dal Dipartimento per illustrare ai rappresentanti dei Municipi l’applicazione e gli obiettivi della LCPol alle quali ha partecipato anche il vostro Presidente, che ringrazio sentitamente. Ripeto e sottolineo nuovamente: il progetto di un’eventuale Polizia unica non deve costituire un pretesto per rallentare o persino interrompere i lavori di implementazione della LCPol. La LCPol e un’eventuale Polizia unica, ancora tutta da definire ASSIEME a voi, non sono in antitesi, bensì complementari. Cito solo l’esempio della regionalizzazione delle Polizie comunali e in parallelo la regionalizzazione della Gendarmeria della Polizia cantonale. Questi due elementi sono integratori l’una dell’altra, dove – già oggi – il lead finale è nelle mani della Polizia cantonale che possiede le competenze finali di polizia. Ribadisco quindi che, indipendentemente dal fatto che il Parlamento intenda creare in futuro una Polizia unica, ciò non mette in discussione la necessità di porre concretamente in vigore, entro il 1° settembre 2015, le disposizioni della LCPol. E di ciò tutti i Comuni sono stati informati oggi con una circolare trasmessa dal Dipartimento delle istituzioni e condivisa dalla Conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza.
Mi addentro ora sul secondo tema di cui vi avevo accennato nella premessa. È noto come la rapida evoluzione del contesto nel quale si trovano ad operare le forze dell’ordine anche nel nostro Cantone impone la creazione di funzioni nuove, ben definite e inserite in modo chiaro e trasparente nell’ambito della Polizia cantonale e delle Polizie comunali. Infatti, un certo numero di compiti legati alla sicurezza non necessitano di essere forzatamente compiuti da agenti di polizia che hanno seguito una formazione completa. Pertanto, il Consiglio di Stato, dando seguito ad una Mozione presentata dal deputato Lorenzo Jelmini, all’esigenza segnalata da alcuni Comuni e condivisa anche dalla vostra Associazione ha presentato, l’11 dicembre 2013, un apposito messaggio concernente in modo particolare l’introduzione della funzione di assistente di polizia oltre a quella di agente di custodia armato e quella, già nota, di ausiliario di polizia.
Al riguardo non vi è stato particolare dibattito, se non qualche approfondimento sulla possibilità di dotare di armi (pistola o bastone tattico) l’assistente di polizia. Le mansioni previste per questa nuova figura possono infatti legittimamente esporlo, durante controlli per il traffico in movimento o interventi a supporto degli agenti di polizia, alla necessità di doversi difendere da aggressioni o da altre situazioni di pericolo. Infine, la Commissione della legislazione, dopo la mia audizione rispettivamente quella del maggiore Luca Bieri della Polizia cantonale ha deciso di mantenere il principio deciso dal Consiglio di Stato di non armare gli assistenti di polizia. Il Gran Consiglio ha approvato le nuove normative il 14 aprile scorso; decorso il termine di referendum (6 giugno 2014) le stesse entreranno immediatamente in vigore.
Colgo l’occasione per segnalarvi che in relazione alla nuova figura professionale dell’assistente di polizia, il Consiglio di Stato, su mia proposta e condivisione della Conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza, ha costituito un gruppo di lavoro con il compito di presentarmi la descrizione della funzione rispettivamente la proposta di classe salariale in modo da evitare, che nel nostro Cantone, fin dall’inizio vi siano disparità di trattamento. Entro la fine di questo mese dovrebbe essere consegnato al Dipartimento il rapporto del gruppo di lavoro, coordinato dalla Municipale e Capo Dicastero di polizia della Città di Chiasso signora Roberta Pantani, che agisce anche in rappresentanza della Conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza, e nel quale fanno pure parte Roberto Torrente Comandante della Polizia della Città di Lugano in rappresentanza dei Comandanti delle Polizie dei Comuni polo rispettivamente il Comandante della Polizia della Città di Bellinzona Ivano Beltraminelli, in rappresentanza della vostra Associazione. Per il tramite del Consiglio di Stato le indicazioni-proposte ricevute saranno indi comunicate ai Municipi.
Ed eccomi giungere, prima di concludere, all’ultimo tema. Inutile ribadire che la sicurezza è un tema molto sentito soprattutto tra i Comuni lungo la frontiera anche e soprattutto in relazione a numerosi furti concretizzatisi nella regione del Mendrisiotto. Al riguardo, in un’apposita serata organizzata dal Dipartimento delle istituzioni lo scorso 6 febbraio è emersa anche la necessità di condividere uno strumento di comunicazione in grado di mettere in contatto tempestivamente le forze dell’ordine coinvolti. A questo proposito è stata presentata la rete radio Polycom, il sistema di comunicazione in dotazione al Corpo delle guardie di confine e alla Polizia cantonale da quasi tre anni. Sono state fornite ai presenti delucidazioni sulle modalità da seguire per dotarsi di questo strumento. Il Dipartimento è disponibile a fornire dettagli ai Comuni interessati ad adottare tale dispositivo.
Ringraziandovi per l’attenzione, vi esprimo la mia personale riconoscenza per il vostro impegno e la grande professionalità con la quale contribuite a preservare la sicurezza dei cittadini del nostro bel Cantone. E concludo con un aforisma di Henry Ford che ben si addice all’implementazione della LCPol e all’eventuale creazione di una Polizia unica: “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo”.
Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi
in occasione dell’Assemblea generale ordinaria dell’Associazione delle Polizie Comunali Ticinesi (APCTi)
21 maggio 2014