Gobbi rilancia l’adesione – Beretta Piccoli: «È una priorità». «Gli episodi a cui abbiamo assistito nel fine settimana sono poco edificanti. E sono purtroppo emblematici della scarsa consapevolezza delle conseguenze, che non riguardano solo il singolo, sotto forma di divieti d’area e obblighi di firma, ma anche le società di riferimento. La partita di sabato sera ad Ambrì a spalti vuoti sembra abbia insegnato poco». Commenta amaro il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi , dopo i fatti che sabato hanno visto protagonisti una quarantina di tifosi dell’Hockey Club Lugano a Rapperswil e quelli dell’ACB a Schattdorf (cfr. CdT di ieri).
Due episodi che rilanciano il tema dell’adesione del Ticino al Concordato intercantonale sulle misure contro la violenza in occasione di manifestazioni sportive. Il messaggio era stato presentato in settembre, ma finora la Commissione della legislazione non l’ha trattato. «Caldeggio l’evasione di questo messaggio. Anche perché a livello nazionale, fra minacce di referendum e ricorsi al Tribunale federale, c’è una situazione incerta. Le tre principali città, Zurigo, Basilea e Berna, qualche problema in più di tipo politico l’hanno. A Basilea in particolare i sono pressioni sui deputati da parte delle tifoserie. L’entrata in vigore per la stagione 2013-14 è un po’ compromessa, ma è importante lanciare un segnale, come Cantone che ospita diverse squadre dei due massimi sport. Sarebbe poco opportuno non entrare in materia o ritardarne la trattazione». Ma su questo garantisce il presidente della Commissione della legislazione Luca Beretta Piccoli (PPD). «Il tema non è stato affrontato finora per mancanza di tempo, a causa del grosso carico di lavoro. Non ci sono assolutamente altre ragioni. Lo abbiamo sempre considerato prioritario e per questo lo tratteremo già a partire dalle prossime sedute». Ma perché sarebbe importante questo Concordato, che dà un’ulteriore giro di vite alle misure già previste da alcuni anni contro i tifosi violenti? «Il Concordato crea basi legali identiche su tutto il territorio nazionale e responsabilizza ogni Cantone a gestire i propri hooligan», spiega Gobbi. «Il fatto di avere regole identiche garantisce l’applicazione uniforme delle misure, evitando eventuali tolleranze. I Cantoni dal canto loro hanno un margine di manovra per valutare le misure da attuare con le società».
Già oggi c’ molta collaborazione a livello di forze dell’ordine. Il gruppo di polizia che si occupa dell’hooliganismo in Ticino è il referente per gli altri Cantoni. In vista di qualsiasi partita c’è una presa di contatto delle singole polizie per valutare la minaccia e, ad esempio dopo episodi come quello di sabato a Rapperswil, per impedire eventuali rappresaglie. «Il Concordato imporrebbe ai club di adottare qualche misura in più e rafforza in generale i provvedimenti a disposizione dell’Autorità per allontanare i violenti dagli stadi. Ci sarebbe maggiore collaborazione fra i Cantoni e le società stesse sarebbero più responsabilizzate. Perché alla fine, in forza dei regolamenti delle singole federazioni e del Concordato, sarebbero i club a farsi carico delle conseguenze di certe azioni».
Corriere del Ticino, Giovanni Galli – 26.02.2013