Il Ticino dei Comuni, per i prossimi 40 giorni, ruba la scena al Cantone e scende in campo per il rinnovo delle sue amministrazioni. Centinaia le persone che si sono messe a disposizione.
On. Gobbi, per la prima volta lei si appresta a vivere le elezioni comunali dal «campanile di Königsberg» e questo dopo aver partecipato come candidato (poi eletto) in più di un’occasione. Cosa vorrebbe dire a tutte le persone che, nonostante una società sempre più difficile da decifrare, hanno deciso di mettersi a disposizione per ammi nistrare la cosa pubblica?
«Innanzitutto vorrei manifestare il riconoscimento e la stima dell’Autorità cantonale a coloro che si sono sin qui assunti l’incarico e l’onere di gestire i nostri enti locali e rinnovarlo a coloro che intendono farlo ancora nel prossimo quadriennio. Si tratta di sfide che, indipendentemente dalla dimensione geografica del Comune e degli aspetti umani che le caratterizzano, richiedono molta passione, ma anche significative doti di concretezza. Si tratta infatti di porsi al servizio del cittadino e – nel limite del possibile – di offrire risposte e soluzioni attuabili e finalizzate a migliorare la vita delle nostre comunità».
Il Ticino, come gli altri Cantoni svizzeri, vede, di anno in anno, diminuire il numero delle Entità locali autonome. Come valuta questo fenomeno?
«Da un lato vi è un impoverimento a livello di tradizioni e conoscenza locale, ma dall’altro miglioriamo il servizio alla cittadinanza con prestazioni sempre più professionali e puntuali. Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra dimensione (geografica ed umana), vivibilità (mantenersi attrattivi) e servizio pubblico (di qualità). Il Cantone Ticino ha avviato da ormai un decennio la politica di riordino istituzionale degli Enti locali, che – per necessità o per opportunità – richiede l’aggregazione dei Comuni con lo scopo di migliorare il rapporto cittadino-Ente locale, come pure quello tra Comune-Cantone. Si tratta di una sfida tanto appassionante quanto difficile. Lo ha dimostrato il voto negativo su alcuni progetti strategici per il nostro territorio che, vista la loro importanza, vorremo comunque rilanciare con il Piano Cantonale delle Aggregazioni, tuttora oggetto di ricorso al Tribunale federale. Un Piano che si vorrebbe poter considerare quale strumento strategico del Consiglio di Stato in materia di riordino dei confini comunali, partendo però dal basso. I presupposti di base per la sua concretizzazione sono legati sia alle peculiarità di carattere territoriale di un determinato comparto, sia alle sue peculiarità e dinamiche socio-economiche, in modo tale che la definizione dei futuri Comuni ticinesi sia frutto di ponderazione, tradizione e qualità».
Sempre meno Comuni, ma Comuni sempre più grandi: il Dipartimento delle istituzioni, che lei dirige, ha già intrapreso analisi di valutazione dei nuovi scenari politici che verosimilmente scaturiranno dalla nuova struttura delle realtà comunali?
«Come detto, dovremo trovare il giusto equilibrio tra dimensione territoriale ed esigenze umane e sociali. Ultimato il processo aggregativo, ci ritroveremo con: da una parte Comuni con una densità di popolazione notevole relativamente poco estesi, dall’altra Comuni grandi territorialmente ma con una densità abitativa contenuta. La sfida sta dunque nel tenere assieme questo territorio, tanto variegato e altrettanto bello. Un territorio che si vede suddiviso in due parti, di cui l’una abitata dal 20% della popolazione e chiamata a gestire l’80% della superficie con un evidente squilibrio tra esigenze di manutenzione e risorse finanziarie disponibili; l’altra occupata dall’80% della popolazione, ma ristretta nel 20% del territorio e caratterizzata da sempre maggiori esigenze infrastrutturali. In un contesto così eterogeneo l’importante sarà trovare un giusto equilibrio ed una forte coesione interna, la cui chiave dovrà essere ricercata in una solida complementarietà».
* direttore del Dipartimento Istituzioni