La proposta arriva dal Consigliere di Stato leghista Norman Gobbi, uno dei tre che ha votato a favore del blocco dei ristorni delle imposte dei frontalieri. L’occasione è il ricevimento sulle isole di Brissago con gli ambasciatori svizzeri. La cornice del Lago Maggiore è infatti l’ideale – secondo Gobbi – per delle trattative italo-svizzere. Una cornice che già in passato, come ricordato nel suo discorso, ha visto nascere importanti accordi. Vedremo se la proposta sarà colta o se cadrà nel vuoto.
IL DISCORSO
Gentili Signore ambasciatrici ed egregi Signori ambasciatori di Svizzera nel Mondo,
Gentili Signore ed egregi Signori,
a nome del Governo della Repubblica e Cantone Ticino sono lieto di porgerVi il saluto ufficiale in questa magnifica regione della Svizzera. Quest’oggi la regione del Lago Maggiore, cornice unica del nostro Paese, è lieta di ospitare una delegazione di così alto profilo, e questo particolare incontro mi offre l’occasione per ripercorrere brevemente alcuni momenti in cui si respirò aria, per così dire, “di diplomazia” su questo splendido lago che unisce la Svizzera all’Italia, il Canton Ticino con il Piemonte e la Lombardia.
Il primo “atto” diplomatico è rappresentato dalla Pace di Arona, siglata nel 1503, con cui Luigi XII riconobbe ai Confederati il possesso delle Valli di Blenio e della Riviera, della Città di Bellinzona con i suoi castelli, e dei Comuni di Isone e Medeglia.
Poi, nel corso delle guerre tra la Lombardia austroungarica e il Piemonte sabaudo, durante la seconda guerra di indipendenza del 1859, i piroscafi dell’epoca vennero armati e vi furono degli scontri nel corso dei quali il piroscafo austriaco Radetzky venne seriamente danneggiato, vedendosi così costretto a trovare riparo nelle acque neutrali svizzere.
Infine, nel secolo scorso, e per la precisione nel 1925, Locarno ospitò la conferenza che siglò il Patto Renano, che sanciva la definitiva pace e il riconoscimento dei confini di Stato tra Francia e Germania susseguenti la Prima Guerra mondiale – poi, purtroppo, il sentimento di vendetta montato dal regime nazista negli anni a venire ne vanificò i risultati.
Com’è evidente, il Lago Maggiore, pur non trattandosi di un luogo “cardine” nella storia della diplomazia europea, ha vissuto eventi e momenti di grande rilevanza. D’altro canto si tratta anche di un lago che si potrebbe definire “fortunato” perché, come visto in occasione delle guerre avvenute più a sud, il Lago Maggiore – ed in particolare questa più modesta porzione elvetica – hanno sempre rappresentato un punto franco nei grandi eventi bellici.
Difficile non ricordare le parole scritte da Ernest Hemingway in “Addio alle armi” (“A farewell to arms”), in cui si narra di come le sponde svizzere di Brissago furono l’agognata libertà per i due principali protagonisti anglo-americani in fuga dalla disfatta italiana di Caporetto.
Questo collegamento culturale mi permette di venire ai giorni del Pardo che stiamo vivendo: il Festival del Film di Locarno è l’evento culturale che proietta la Svizzera, il Ticino e il Lago Maggiore a livello mondiale. Un po’ come le vostre Eccellenze, il Festival è l’ambasciatore della Svizzera nel Mondo della cultura – non solo cinematografica – mondiale: un evento che permette anche di unire l’aspetto culturale e mondano con incontri di alto profilo come quello avvenuto sabato scorso, a margine della manifestazione ufficiale, tra la Presidente della Confederazione e capo del DFAE, Signora Calmy-Rey, e il Ministro tedesco degli Affari Esteri, Signor Westerwelle.
Un evento, il Festival internazionale, che permette al nostro territorio di ospitare grandi nomi dello spettacolo e della politica – e di questo siamo fieri e onorati.
Dal canto Vostro, la missione diplomatica è in questo momento storico un valore aggiunto all’immagine della Svizzera e in particolare va a vantaggio della salvaguardia degli interessi del nostro Paese nel momento in cui si stanno manifestando importanti crisi sui mercati internazionali e, tra le altre, un importante rafforzamento del franco svizzero. In questa situazione, non posso non ricordare le difficili relazioni tra l’Italia e la Svizzera che, come ben noto, hanno portato alla decisione del Consiglio di Stato ticinese di provvisoriamente “congelare” in misura parziale i cosiddetti “ristorni” all’Italia sulle imposte alla fonte prelevate sui lavoratori frontalieri. Una situazione che il Governo ticinese auspica si possa risolvere quanto prima, con l’avvio di trattative quadro che tutelino gli interessi di tutte le parti, ed in particolare di quelli ticinesi.
Ritenute le esperienze in campo diplomatico già vissute su questo Lago, tenuto anche conto del ruolo che la Comunità di lavoro della Regio Insubrica – presieduta da chi vi parla – vuole assumere nel quadro della “normalizzazione” dei rapporti tra l’Italia e la Svizzera, colgo l’occasione per formulare la mia personale proposta, che oggi sottopongo a questa onorevole platea, di ospitare proprio qui sul Lago Maggiore ed in Ticino le trattative tra Svizzera e Italia per rivedere e formulare la Convenzione di doppia imposizione tra Svizzera ed Italia e l’annesso accordo sui frontalieri.
L’organizzazione dell’incontro per lo svolgimento delle trattative proprio sul territorio che è uno dei principali oggetti del “contendere” e la presenza nella delegazione Svizzera di almeno due rappresentanti del Cantone del Ticino e nella delegazione Italiana di almeno due rappresentanti delle Province lombarde e piemontesi della Regio Insubrica (in forma istituzionale e tecnica), permetteranno – questo l’auspicio – di risolvere positivamente i rapporti tra i due Paesi che sul Verbano hanno condiviso e condividono tutt’oggi storia, cultura e relazioni umane.
Vi ringrazio.
Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle Istituzioni