In Ticino nel 2024 sono stati 2’368 i conducenti che hanno spontaneamente rinunciato alla licenza di condurre – Tutti i numeri e il parere dell’esperto
Il conducente più anziano in Ticino? “È un signore di 100 anni, con visita medica superata l’anno scorso”, rispondono dalla Sezione della circolazione. Ma questo è solo il dato “curioso” di un fenomeno, in espansione, con cui è confrontata anche l’autorità.
Non da oggi, certo. “Movesi il vecchierel canuto e bianco”, cantava il Petrarca al tempo della mobilità lenta. Un’esigenza, e un diritto, quello dello spostarsi in autonomia a ogni età che settecento anni dopo persiste con numeri importanti e spesso discussi: sono 32’274 (al 31 dicembre 2024), nel Canton Ticino, i conducenti over 75 che hanno mantenuto la loro licenza di condurre. Da quell’età vige infatti l’obbligo di sottoporsi ogni due anni alla visita medica di verifica dell’idoneità alla guida.
Del tema si è tornati a parlare negli scorsi giorni, quando la Gendarmeria stradale, presentando il proprio bilancio annuale, ha riferito che gli “incidenti mortali sono sensibilmente aumentati”, da 7 (con 8 decessi) nel 2023 a 18 (con 19 morti) lo scorso anno. In quattro casi la causa del sinistro e della morte è stata non una disattenzione, ma un malore. Da qui un’interrogazione della deputata Maddalena Ermotti-Lepori sul tema delle “persone anziane o molto anziane che, pur con evidenti problemi di salute, si vedono rinnovare dal proprio medico la possibilità di guidare”. Troppi? Pochi? Difficile rispondere. Lo farà il Consiglio di Stato.
In ogni caso i numeri, forniti alla RSI da Camorino, mostrano una significativa quantità di revoche della licenza tra i conducenti over 75. “Nel 2024 sono state 630 – dice il caposezione Elia Arrigoni -. Di queste una importante percentuale (circa il 40% secondo una proiezione in base al dato svizzero) sono costituite da misure adottate per motivi legati ad una certificazione o mancata certificazione obbligatoria dell’idoneità alla guida e quindi non legate a infrazioni stradali”.
Sono quindi grossomodo 250 le revoche imposte dal controllo medico. Succede anche che questa misura venga presa con “notifica di sentenza nella forma degli assenti”. In un recente Foglio Ufficiale figurano i nominativi di una ventina di conducenti con più di 75 anni cui è stata revocata la licenza di condurre a tempo indeterminato. “La causa più frequente – spiegano dalla Sezione della circolazione – è la non reperibilità dopo la convocazione alla visita medica (ad esempio, dopo trasferimenti all’estero)“.
Ma i numeri più significativi sono quelli delle rinunce spontanee. L’invecchiamento della popolazione si osserva anche nell’evoluzione di questo dato. Un quarto di secolo fa, nel 2000, le rinunce erano state solo 521. Quindici anni dopo, erano più che raddoppiate (1’386) e sono ancora salite negli ultimi anni: 1’509 rinunce spontanee nel 2020; 1’507 nel 2021; 1’489 nel 2022; 1’636 nel 2023 e 2’368 nel 2024.
Un dato quest’ultimo, puntualizza il caposezione Arrigoni, “che si discosta dalla normalità in quanto lo scorso anno la campagna per la sostituzione della licenza cartacea blu (che ha interessato 25’000 conducenti) ha fatto sì che anche diverse persone (pure con meno di 75 anni) hanno approfittato della rinuncia (la conversione comportava infatti un costo)“.
A tal proposito il verbo “approfittare” trova una giustificazione promozionale: “A coloro che spontaneamente riconsegnano la licenza viene offerto un buono Arcobaleno/FFS”, ricorda il caposezione. Un incentivo che, come riporta la pagina del progetto “Strade sicure”, prevede dopo il deposito della licenza una scelta tra i seguenti buoni (con validità di un anno): sconto di 300 franchi sull’abbonamento Arcobaleno a partire da due zone; sconto di 200 franchi sull’abbonamento generale annuale di seconda classe e sconto di 250 franchi su quello di prima classe. Infine, per gli indecisi esiste un abbonamento a metà-prezzo in prova per due mesi a 33 franchi.
Esiste poi un pacchetto di offerte che “Strade sicure” ha pensato per gli anziani che vogliono continuare a condurre l’auto in modo aggiornato e senza rischi nel contesto del traffico e dei veicoli che sono mutati. Si tratta, vedi il pdf allegato, di corsi pratici, emozionali, teorici e tecnici in collaborazione con TCS, ACS, Polizia cantonale, Associazione svizzera maestri conducenti (ASMCTI) e iQCenter SA (il centro di competenze creato nel 2010 a Lugano dalla Fondazione INGRADO).
La rinuncia all’automobile rappresenta in ogni caso una decisione importante e non facile: “Per molti è chiaro che la patente coincide con il concetto di libertà e indipendenza. E questo vale anche per un anziano”, spiega lo psicologo e psicoeducatore Simone Cotti, responsabile del servizio Educazione, Sicurezza stradale e Prevenzione presso la sopracitata iQCenter SA.
Il primo obiettivo del loro servizio è di accompagnare la persona anziana a un passo che molto spesso vede coinvolti, con consigli, stimoli e pressioni, i famigliari: “È importante che la decisione venga presa con cognizione di causa, avendo ben chiari quelli che sono sicuramente gli svantaggi, ma anche i vantaggi. Un figlio, un nipote o un parente sono tuttavia troppo partecipi della situazione. Ecco perché, per avere un quadro oggettivo, può servire una consulenza esterna. Dopodiché noi non prendiamo nessun tipo di decisione, ma assistiamo e aiutiamo psicologicamente la persona in un cambiamento che può avere un impatto molto forte”, dice l’esperto. Questo, prosegue, è forse l’aspetto per il quale siamo più sollecitati: “Ma possiamo aiutare anche la persona, tra virgolette, anziana, perché ci sono anche settantenni che ci chiedono come far fronte allo stress vissuto tutti i giorni nel traffico oppure come gestire veicoli sempre più tecnologici. Aiutare negli aspetti tecnici non è il nostro campo, ma possiamo consigliare loro a chi rivolgersi”.
Anche se la legge ha fissato a 75 anni l’inizio dell’obbligo dei controlli medici, la definizione di ‘anziano al volante’ varia da singolo caso: “L’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto, ma non troverei giusto, perché ho sentito anche questa, fissare un’età massima per poter guidare. Ci sono novantenni che non lasciano la poltrona, ma ce ne sono anche altri, per dire, che partecipano alle maratone. In ogni caso è importante non stigmatizzare, come ultimamente troppo spesso accade, questi conducenti anziani”, sottolinea lo psicologo.
Sovente non si tiene conto di alcuni aspetti della guida nella terza o quarta età: “A volte sento l’obiezione: ‘Guido come ho sempre guidato’. Ma è cambiato il contesto. Oggi il traffico è molto più caotico di quando hanno iniziato a guidare e ci sono stimoli che un cervello anziano può faticare a processare”. Dopodiché, continua lo psicologo, ci sono fattori che depongono a loro favore: “Parliamo infatti di automobilisti che difficilmente imboccano l’autostrada. L’anziano inoltre percorre tragitti solitamente molto brevi e da lui conosciuti, ad esempio, per fare la spesa o andare a trovare i figli. E poi non ama guidare di notte e negli orari più trafficati”.
Una prudenza al volante che trova conferma anche nella statistica. Il rapporto Sinus 2024 dell’UPI (Ufficio svizzero per la prevenzione degli infortuni) conferma in modo inoppugnabile che gli incidenti dovuti a velocità sono più frequenti nella fascia di età tra 18 e 24 anni, mentre per quelli causati dall’alcool sono in testa gli automobilisti tra i 25 e i 44 anni.
Poi ci sono, terreno su cui gli over 75 riguadagnano strada, gli incidenti riconducibili alla distrazione o a un problema fisico. “Certo negli anziani la possibilità di un malore è più elevata. Ma non c’è più – fa notare Cotti – quel ‘delirio di onnipotenza’ alla guida che talvolta si osserva nei giovani. Che poi questo si traduca anche in un’eccessiva prudenza, tale da indurre altri alla manovra spericolata, può essere anche vero. Ma l’errore resta comunque di chi vuole superare a tutti i costi, non di chi ha il diritto di circolare ai propri ritmi”.
In ogni caso, prima o poi, arriva per tutti il momento di staccare il piede dal gas. “Il nostro obiettivo è che questo momento giunga dopo aver valutato tutti gli aspetti e con cognizione di causa. Per questo cerchiamo di mostrare anche l’altra faccia della medaglia. Perché anche la mobilità con i mezzi pubblici ha i suoi vantaggi. Ci si stressa meno, non si è in balia del traffico, non rischi multe o incidenti causati da te stesso, risparmi la benzina e la tassa di circolazione e poi, se vai in bus, incontri persone e socializzi. Ecco, noi cerchiamo di guidare a questo cambiamento, facendo capire che un’altra strada è possibile e che magari non è poi così male”, conclude lo psicologo del traffico.