Da: Il Mattino della domenica
Fondamentali per la continuità delle tradizioni dei quartieri
Confederazione, Cantone e Comuni: i tre livelli istituzionali svizzeri. C’è però anche chi come il Direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, ne considera un quarto: i Patriziati. L’ultima revisione totale della Legge organica patriziale (LOP) è entrata in vigore nel 2013 e ha confermato questa tesi, mettendo in evidenza l’importanza dei Patriziati ticinesi quali partner affidabili dei Comuni e del Cantone in particolare nella cura, gestione e promozione del territorio. Per mantenere aggiornata la base legale e fornire agli Enti patriziali gli strumenti per svolgere efficacemente i compiti affidati, il Governo lo scorso agosto ha incaricato la Commissione di coordinamento patriziale di elaborare una revisione parziale della LOP. Il Dipartimento delle istituzioni ha colto al volo questa occasione anche per porre le basi legali di una gestione più moderna, performante e semplice dei registri patriziali. Si tratta di un’esigenza specifica, alla quale si intende dare una risposta concreta attraverso il progetto di Registro elettronico dei patrizi, che mira a facilitare il compito degli Uffici patriziali, favorendo l’allestimento e l’aggiornamento dell’elenco dei patrizi. Ma quanto contano i Patriziati? Che presente e che futuro hanno? Come fare per sostenerli? La parola al nostro Consigliere di Stato.
Allora, iniziamo proprio da qui: che importanza dare, oggi, ai Patriziati?
Quello dei Patriziati è un tema a me caro in quanto considero questi storici enti una parte integrante e rappresentativa della nostra società. Noto, purtroppo, che a volte la loro importanza passa un po’ in secondo piano e che c’è chi ne dimentica il fondamentale ruolo che ricoprono. Un ruolo che attraverso le aggregazioni comunali ha trovato una nuova energia, oserei dire una nuova vita. E qui faccio riferimento tanto alle aggregazioni di valle quanto a quelle urbane. Pensiamo ad esempio a quanto accaduto di recente nella Nuova Bellinzona, dove i Patriziati sono stati integrati quali elementi di collante territoriale e di salvaguardia delle numerose comunità confluite nell’agglomerato urbano. Un meccanismo che ha unito e non certo diviso.
In effetti, i numeri confermano questa tesi. in Ticino si contano 201 Patriziati e ben 90mila patrizi, proprietari del 75% dei circa 140mila ettari del territorio boschivo che ci circonda. Cifre davvero eloquenti.
Si tratta di persone che si occupano con passione, spirito corporativo e assoluta dedizione della gestione delle proprietà comunitarie non solo del nostro ampio patrimonio boschivo, ma anche di cave, alpi e caseifici, oltre che di infrastrutture sportive e turistiche. Diciamolo pure: i Patriziati sono un patrimonio su cui ogni ticinese – patrizio o no – sa di poter contare. L’attaccamento alle nostre radici, alla nostra identità, non è un limite, bensì una preziosa risorsa. Infatti, un albero per crescere ha bisogno di radici profonde per poter svettare e resistere alle tempeste.
La società evolve velocemente e presenta dinamiche in progressiva trasformazione. C’è chi dice che i Patriziati siano anacronistiche testimonianze del tempo che fu: che ne pensa?
Non condivido affatto questa visione riduttiva. Fortunatamente, il Ticino può affidarsi a Patriziati che guardano al futuro con entusiasmo, sostenuti in questo atteggiamento costruttivo dai Comuni e dal Cantone, con i quali collaborano attivamente. So per certo, perché ne ho esperienza diretta, che il dinamismo non manca, che ci sono Patriziati propositivi e innovativi nella promozione di progetti di gestione e valorizzazione del territorio, in ambiti classici come quello agricolo o quello forestale, ma sempre più anche nel turismo, nel sociale e nel settore culturale. Il Patriziato non è un corpo estraneo e isolato: vive invece all’interno di una società e si sviluppa con essa, offrendo un servizio essenziale per la comunità locale e quindi, di riflesso, per tutto il Cantone, innescando un circolo virtuoso dal quale non può che trarne beneficio la collettività.
Ma cosa fa il suo Dipartimento per valorizzare in modo concreto il lavoro svolto dai Patriziati?
Proprio perché consapevole della centralità dei Patriziati e perché convinto della necessità di sostenere nei fatti la triade Patriziato-Comune-Cantone, il DI mette a disposizione la sua consulenza (attraverso i propri Servizi), così come un aiuto finanziario tramite il Fondo di aiuto patriziale e il Fondo per la gestione del territorio. Se i progetti sono validi, e nella quasi totalità lo sono, Cantone e Dipartimento ci sono!
In questo contesto di costruttiva sinergia, occorre evidenziare il prezioso lavoro di mediazione svolto dall’Alleanza patriziale ticinese (ALPA).
È corretto. Con l’ALPA portiamo avanti numerose iniziative e attività. Nata nel 1938, sostiene i Patriziati e promuove la collaborazione con i Comuni in modo da creare le condizioni-quadro favorevoli alla gestione sostenibile del territorio che, assieme alle persone, è il nostro bene più prezioso. Posso solo confermare quanto ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni: il nostro rapporto è sempre stato eccellente e sono sicuro che potrà consolidarsi ulteriormente nei prossimi anni, generando ricadute benefiche all’istituto patriziale.
Terminiamo questa chiacchierata con un suo ulteriore giudizio dei Patriziati.
Mi lasci dapprima fare una premessa, anzi una promessa: con il Dipartimento e i miei collaboratori, partendo dal Capo della Sezione enti locali Marzio Della Santa, continueremo a impegnarci per dare il nostro contributo a favore dei Patriziati ticinesi. Essi hanno molto da offrire, rappresentano un servizio essenziale alle comunità locali, valorizzano il prodotto indigeno, promuovono il territorio e la cultura tenendo ben salda la barra della tradizione, coniugata però con l’innovazione. I Patriziati hanno origine nel nostro passato, giocano un ruolo da protagonisti nel presente e guardano con entusiasmo a un futuro che concorrono a costruire. Essi non sono i custodi di fredde ceneri, bensì vivaci ravvivatori del fuoco dello spirito del XXI secolo.