Intervista pubblicata nell’edizione di venerdì 7 dicembre 2018 del Corriere del Ticino
Dal 1. gennaio il Ticino dirà addio ai radar fissi installati nel 2006. In pratica per lei si avvera da consigliere di Stato il sogno cullato quando era un battagliero parlamentare leghista?
“È curioso. Poco tempo fa ripensavo che sono passati dieci anni dall’autunno del 2008 quando da presidente del Gran Consiglio avevo moderato la discussione parlamentare sulla possibilità di segnalare le postazioni fisse per il controllo della velocità. Allora il gruppo della Lega mise l’accento su un aspetto: sì alla prevenzione e no alla cosiddetta “cassetta”. Dieci anni dopo da leghista e da consigliere di Stato – sempre battagliero – la mia posizione è sempre la stessa. Più che un sogno che si avvera, direi che mi rallegro del fatto che la Lega dei ticinesi e il sottoscritto negli anni sono rimasti coerenti con i propri ideali”.
Spariranno le nove cassette sospese e arriveranno due radar semistazionari. Qual è la buona notizia per gli automobilisti?
“Anzitutto i controlli della velocità effettuati con l’utilizzo degli apparecchi mobili e semi-stazionari saranno segnalati. A più di un anno dall’inizio delle indicazioni settimanali fornite dalla Polizia cantonale agli automobilisti abbiamo potuto riscontrare che il sistema funziona. Da una parte il cittadino conosce i luoghi in cui saranno effettuati i controlli e dall’altra abbiamo detto addio ai controlli “selvaggi” sulle strade. Grazie all’importante lavoro dei servizi della cantonale infatti ora esiste un coordinamento con le comunali e questo consente di evitare che avvengano controlli in luoghi vicini”.
La vendita all’asta che scopo ha oltre che tentare di incassare qualche franco?
“La prevenzione per rendere le nostre strade sicure per tutti gli utenti è l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Per questo motivo abbiamo deciso di destinare il ricavato della vendita dei vecchi radar – che ormai sono diventati leggenda soprattutto grazie alla campagna che a suo tempo fece il Nano – ai progetti delle campagne di sensibilizzazione di “strade sicure””.
La scelta di passare dalle nove postazioni fisse ai due nuovi radar itineranti risponde in qualche modo alla necessità di aumentare la sicurezza?
“Assolutamente sì. Il traffico sulla nostra rete stradale negli anni è mutato parecchio e le postazioni fisse installate nel 2006 rispondono solo in parte alle esigenze di oggi in materia di sicurezza. Oltre a questi luoghi – catalogati in passato come “pericolosi” – esistono altri punti sensibili, pertanto è bene effettuare dei controlli della velocità anche su questi tratti di strada”.
In che misura a suo modo di vedere i radar fissi hanno prodotto benefici a livello di sicurezza nei dodici anni di attività in Ticino?
“Sicuramente sono serviti a cambiare il comportamento dell’automobilista; lo conferma la diminuzione degli incidenti riscontrata in queste zone”.
Veniamo all’incasso: quanto hanno fruttato le postazioni fisse in Ticino?
“L’ultimo dato aggiornato e riportato nel Preventivo del 2018 e del 2019 è di 10,5 milioni di franchi per tutti i controlli fissi e semi stazionari”.