Ci stiamo velocemente avvicinando alla scadenza elettorale del prossimo 25 novembre, giorno in cui la popolazione svizzera sarà chiamata alle urne per esprimersi sull’iniziativa per l’autodeterminazione.
Il tema è particolarmente sentito e dibattuto in questo momento per l’importante posta in gioco: occorre infatti essere ben consapevoli che ne va della Svizzera e del nostro essere Cittadini elvetici.
Dobbiamo quindi attivarci per dire in modo inequivocabile che in quanto cittadini svizzeri vogliamo continuare ad essere noi a dettare le regole più importanti del nostro Paese. Popolo e Cantoni hanno sempre avuto l’opportunità di dire l’ultima parola attraverso il meccanismo della democrazia diretta, esercitata attraverso referendum e iniziative. Si tratta di un valore a nostro modo di vedere inalienabile, perno fondamentale del nostro modello di successo che ci garantisce prosperità e qualità di vita e che numerose nazioni ci invidiano.
Il nostro impegno deve dunque essere massimo per mantenere anche in futuro la supremazia del diritto interno e della Costituzione svizzera sui tribunali e le organizzazioni internazionali.
Il Tribunale federale ha però minato questa nostra importante certezza. I giudici di Losanna, in alcune sentenze del 2012 e del 2015, hanno infatti sancito la possibilità di anteporre il diritto internazionale alla Costituzione svizzera.
Il diritto interno elvetico è stato gerarchicamente sovrastato dal diritto dei giudici stranieri e nel caso di un contrasto tra le parti la Svizzera soccomberebbe e non potrebbe fare altro che subire le decisioni prese da altri. Non ci pare accettabile.
In passato, nessuno aveva mai dubitato della superiorità del nostro diritto, che oltretutto altro non è che l’ultimo baluardo a difesa della non adesione all’Unione europea. La superiorità del diritto svizzero e della Costituzione federale va assolutamente garantita. Il pericolo che la volontà popolare non venga più considerata è concreto e già abbiamo avuto casi esemplari: abbiamo purtroppo visto che in alcuni casi i nostri tribunali hanno applicato le decisioni parzialmente o non del tutto e che diverse iniziative nemmeno sono state considerate. Troppo spesso il Consiglio federale ha dimostrato di non volersi attenere alle decisioni popolari, inchinandosi, al contrario, al cospetto degli impegni internazionali. Un esempio in questo senso è la recente decisione del Dipartimento federale degli affari esteri di voler sottoscrivere il Patto sulla migrazione delle Nazioni Unite. A Berna lo hanno definito un atto non vincolante; ma allora perché è necessaria una sottoscrizione se gli accordi possono essere interpretati a piacimento dalle parti? Ma soprattutto perché queste decisioni vengono prese senza che il Popolo svizzero possa dire la sua?
Con un deciso sì all’iniziativa, potremo adeguare o rescindere gli accordi internazionali nel caso in cui non fosse più possibile trovare una soluzione ai contrasti, ma soprattutto la Costituzione federale sarà di nuovo la fonte giuridica suprema in Svizzera.
Auspichiamo che anche in futuro si possa godere dei privilegi di un Paese libero e indipendente, nel quale tutti hanno la possibilità di esprimere la loro opinione.
Per tutte queste ragioni, il prossimo 25 novembre votiamo sì all’iniziativa per l’autodeterminazione. Noi crediamo nelle decisioni prese dal popolo e dobbiamo confermare in modo definitivo il primato diritto costituzionale svizzero sul diritto internazionale.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni
Claudio Zali
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento del territorio